Un modello di performance management anche per il volontariato. È il caso di Salesforce, azienda di Cloud Computing quotata alla Borsa di New York, che include obiettivi sociali nei progetti di sviluppo individuale e, per disseminazione, nelle attività di Equality affidate anche a gruppi spontanei e autogestiti, impegnati nella sensibilizzazione e diffusione di varie tematiche, tra cui la Diversity and Inclusion.
Infatti, a inizio anno ogni Equality Group si dà degli obiettivi da implementare, di cui monitora le diverse fasi e misura i risultati. Ogni gruppo ha uno sponsor aziendale, un “Ambassador executive advisor”, che promuove e valorizza attività e contenuti sia in azienda, sia nell’ecosistema. Le attività proposte e realizzate non sono “on top” alle ore retribuite, perché ogni collaboratore in Salesforce ha a disposizione 56 ore, che corrispondono a 7 giornate lavorative, da dedicare liberamente ad attività sociali esterne o organizzate dai gruppi interni.
L’azienda nasce nel 1999 a San Francisco, con una visione innovativa del software come servizio (“sofware as a service”). Presente in Italia dal 2003, lo sviluppo inizia dal 2016, quando anche sul nostro mercato si afferma la tecnologia Cloud. Oggi conta circa 600 collaboratori su oltre 70mila nel mondo, con un fatturato globale di 31,4 miliardi di dollari con una crescita del 22%.
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Salesforce, origine degli “Equality Group” nei valori aziendali
Gli “Equality Group” in Italia sono quattro, rispetto ai 16 negli Stati Uniti:
- Abilityforce, che si occupa delle disabilità come valore per le imprese;
- Earthforce sulla sostenibilità ambientale;
- Outforce, che dibatte di temi propri della Diversity and Inclusion e coinvolge la comunità Lgbtq+;
- Salesforce Women’s Network, che promuove iniziative di mentoring per l’empowerment femminile dentro e fuori l’azienda.
Il nome generale di “Equality Group” fa riferimento a uno dei cinque valori fondanti del modello di business di Salesforce: fiducia, successo del cliente, innovazione, uguaglianza e sostenibilità.
«Gli Equality Group sono uno degli strumenti con cui davvero nella nostra azienda mettiamo in pratica il modello filantropico che, fin dall’inizio, il nostro fondatore Marc Benioff ha intrecciato al modello di business», spiega Valentina Zanconi, Staff Operations Administrator & Executive Assistant e coordinatrice delle attività di Giving-Back e People Culture di Salesforce Italia.
Who's Who
Valentina Zanconi
Staff Operations Administrator & Executive Assistant e coordinatrice attività di Giving-Back e People Culture, Salesforce Italia
Il modello filantropico “1+1+1”
Il modello filantropico di Salesforce si ispira a una visione di capitalismo inclusivo, riassumibile nel modello “1-1-1”, che implica la donazione ad associazioni non profit dell’1% delle ore lavorative, dell’1% dell’equity e dell’1% del prodotto. La combinazione di queste tre risorse si traduce nella possibilità di sostenere cause benefiche a vario livello e di offrire un aiuto concreto ad associazioni di volontariato.
In più, per ogni donazione che un dipendente fa a un’associazione non profit accreditata, l’azienda raddoppia il contribuito. Ma è soprattutto attraverso il primo “1”, le 56 ore che si possono esprimere anche aderendo attivamente e/o seguendo le iniziative degli Equality Group, che Salesforce alimenta una cultura sempre più inclusiva.
«Le proposte di sviluppo e partecipazione a nuovi progetti arrivano dai nostri colleghi e, lanciata una “Call to action” interna per verificare la disponibilità di tempo e competenze, decidiamo se aderire o meno al progetto. Ovviamente verifichiamo sempre che l’associazione candidata a una nostra partecipazione attiva sia allineata ai nostri valori e alle nostre policy», racconta Zanconi.
La leva del digitale in Salesforce: licenze gratuite e formazione
Un altro 1% fondamentale è quello legato al prodotto. Le soluzioni Salesforce in Italia sono già utilizzate da oltre un centinaio di associazioni non profit che ricevono le licenze gratuitamente fino 10 utenze, tra cui anche il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano. Il prodotto non viene solo donato, ma anche implementato per aiutare le Ong a metterlo in produzione e poi utilizzarlo.
Tra le varie attività legate al prodotto c’è anche la formazione tecnica. Qui le collaborazioni con le Università sono svariate e si fa leva sulla piattaforma e-learning gratuita “Trailhead”, da quest’anno anche in versione italiana che, utilizzando la gamification, allena su competenze digitali in generale e, in particolare, sulle soluzioni Salesforce.
In ambito formativo le collaborazioni sono svariate. Molto rilevante la “Salesforce Academy” creata presso Specialisterne, un’agenzia per il lavoro di origine danese, che si occupa dell’inserimento di persone autistiche nel mondo del lavoro. Sono persone con una spiccata capacità analitica e una passione per i numeri e i dettagli.
«Con la creazione di una Salesforce Academy stabile, la macchina di formazione presso Specialisterne ormai è a ciclo continuo. Fino a oggi sono state formate una quindicina di persone che hanno trovato lavoro presso i nostri partner. Un’attività veramente importante che, oltre a sostenere le finalità sociali dell’agenzia, arricchisce il nostro ecosistema», spiega Valentina Zanconi.
Per l’empowerment femminile, e non solo
Salesforce fa parte dell’associazione Valore D per supportare con attività di tutoring e mentoring lo sviluppo manageriale delle donne e, di recente, ha stretto una partnership con la Camera Nazionale della Moda e l’associazione Dire (Donne in rete contro la violenza), per l’inserimento nel mondo del Retail di donne che abbiano subito violenze e mobbing.
“Empowering Women in Fashion Retail” è il nome del progetto, cui Salesforce contribuisce con ore di formazione sulle competenze digitali. Quanto ad Outforce, un’ottantina di collaboratori sfila ogni anno al Pride di Milano con il logo dell’azienda che, a livello globale, ha una policy molto avanzata sul sostegno all’affermazione di genere, con contributi economici e di assistenza legale e psicologica per accompagnare in un percorso lungo e complesso.
Infine, il gruppo Earthforce promuove la partecipazione a iniziative di cleaning nelle città e a far conoscere, all’interno, l’impegno anche tecnico per la sostenibilità, con il software “Net zero cloud”, che misura l’impronta energetica delle aziende. «Far sapere a tutti i colleghi l’impegno aziendale nella sostenibilità ambientale favorisce anche il senso di appartenenza», precisa Zanconi.
Partire dall’inizio con un “inclusive hiring”
Tutte le persone coinvolte nei colloqui con i candidati per l’inserimento aziendale vengono preparate a superare pregiudizi (bias), retaggi e convenzioni, in modo da essere coerenti con le indicazioni valoriali del fondatore, apprezzate anche dai giovani candidati.
«Non abbiamo dati a livello locale, ma posso assicurare che, quando intervisto candidati e presento la nostra azienda, dai giovani viene molto apprezzata la nostra politica inclusiva, che si traduce in azioni concrete di valorizzazione delle differenze che portano valore all’impresa», conclude Zanconi.