Fare Smart Working da un’isola con un gruppo di colleghi per due settimane. Potrebbe sembrare un’esperienza ‘estrema’ a tante realtà, ma per chi, come noi di Delmonte, ha adottato con convinzione lo Smart Working (era il 2017), è stata un’occasione ulteriore per arricchire il significato di una scelta che non si connota semplicemente come una strategia di business, ma come uno dei mattoncini che arricchisce il nostro DNA.
Da anni in azienda ci interroghiamo su cosa sia realmente il lavoro smart, rendendoci conto che adottare un modello “monolitico”, identico per tutti i dipendenti, tutto è tranne che smart: ci sono prassi, comportamenti, possibilità di gestione dei task e del tempo che possono essere in linea con le esigenze di una persona, ma non lo sono altrettanto con quelle di un altro individuo della stessa organizzazione.
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Creare un posto dove si lavora bene: il punto di partenza di Delmonte
Più le organizzazioni sono grandi, più, chiaramente, può essere complesso mettersi in ascolto del singolo, ma quello che si può mutuare da organizzazioni come la nostra con 30 collaboratori è lo spirito con cui si affrontano i progetti di Change Management. Innanzitutto, si deve partire da un assunto: “preservare sì, ma anche evolvere”. È questo che noi ci ripetiamo da anni, sottolineando sempre che la qualità della vita lavorativa è la base per creare un posto dove si sta bene. È un percorso che richiede continue attenzioni e aggiustamenti, avendo quell’apertura mentale che consente di essere realmente flessibili a livello di mindset, prima che di modalità di lavoro proposte.
Questo porta a comprendere che se per me è fondamentale essere presente spesso in sede – scelta anche legata al mio ruolo di Amministratore Delegato di Delmonte, società parte del Gruppo DIGITAL360 – per i collaboratori può non essere così. Quindi quello che abbiamo cercato di fare è delineare uno Smart Working costruito intorno alle necessità del singolo, in generale offriamo diverse possibilità. C’è una collaboratrice, ad esempio, entrata da circa un anno che vive a Parigi e lavora 5 giorni al mese fisicamente nei nostri uffici a Milano, e il resto del tempo è in Francia.
Smart Working: quando la presenza in ufficio è importante
Un aspetto importante da non tralasciare del paradigma Smart è la valorizzazione delle ore passate in ufficio: bisogna renderle dei momenti di condivisione proficui e dedicati ad attività che beneficiano della presenza. In particolare, noi sfruttiamo queste occasioni per organizzare meeting e riunioni strategiche, confrontarsi con i clienti, fare formazione interna. Lavorare in presenza riduce il time-to-market di tanti processi e favorisce anche il passaggio di know-how.
E poi c’è una provocazione che mi piace sempre riproporre: da imprenditore io mi auspicherei che ognuno fosse smart nel modo di intendere il suo lavoro. In Delmonte non organizziamo il tempo delle nostre persone, le lasciamo libere di decidere quando e dove lavorare, se così non fosse cadremmo nella trappola del telelavoro. Cerchiamo di far comprendere il valore del tempo passato insieme per dare forza al gruppo, e questo vale sempre, a prescindere dalla dimensione. Crediamo molto nel concetto di nucleo di persone che condividono purpose e valori…un’avventura in cui ci si forma a vicenda.
Smart Working 4 Smart Teams
Ed è proprio partendo dal concetto di avventura da vivere insieme che è nata l’idea che ha portato dieci persone di Delmonte a lavorare da Fuerteventura per due settimane.
Questa iniziativa rientra nel progetto più ampio “Ecosistema Delmonte”. Secondo il vocabolario Treccani, un ecosistema è un’unità funzionale formata dall’insieme degli organismi viventi e delle sostanze non viventi, in un’area delimitata. Un ecosistema è molto più di uno spazio condiviso: è un sistema di relazioni. Ecco perché abbiamo scelto questo nome per una nuova serie di video incentrata proprio sulle relazioni, umane in questo caso. L’obiettivo? Raccontare la cultura aziendale del Team Delmonte attraverso momenti quotidiani, chiacchierate informali tra colleghi e con i clienti.
Per quanto riguarda Smart Working 4 Smart Teams, la proposta è nata da un collaboratore che ha gestito operativamente l’intera trasferta e il percorso di candidatura. Tutti hanno avuto la possibilità di aderire e il tasso di partecipazione è stato alto. Cinque persone hanno passato entrambe le settimane fuori, le altre, invece, si sono avvicendate, secondo le disponibilità e gli impegni privati. Ha partecipato anche chi nel suo quotidiano ha una famiglia da gestire, trovando il modo di organizzarsi.
L’iniziativa, portata avanti ancora una volta per favorire una modalità di lavoro smart anche quando si è a contatto diretto con i colleghi, ha avuto diverse ricadute interessanti.
Innanzitutto, ha creato delle relazioni tra persone che difficilmente collaborano. Quando si va in ufficio, infatti, si interagisce all’interno di gruppi di lavoro omogenei. L’esperienza di Fuerteventura ha, ad esempio, permesso alle persone del team di sviluppatori, che si occupano prevalentemente programmazione e che lavorano generalmente tanto da remoto con pochi contatti diretti, di stare fianco fianco con le persone responsabili dei contenuti. E questo ha portato a scoprire che cosa fanno concretamente i colleghi, quali difficoltà incontrano. Capire l’effort che richiedono alcune attività ha stimolato più rispetto per il lavoro degli altri e in una certa misura ha indotto le persone a usare delle nuove accortezze per non mettere in difficoltà i colleghi e facilitare i flussi di lavoro.
Finite poi le otto ore di lavoro, queste dieci persone hanno avuto la possibilità di approfondire la conoscenza reciproca in uno spazio di libertà, tra gite e visite dell’isola. Si tratta di esperienze che fanno conoscere aspetti che non emergono quasi mai sul lavoro. Quando si è in Smart Working ognuno opera da uno spazio diverso e difficilmente si creano occasioni di incontro, più “ludiche”. E questo per noi ha un valore immenso.