- La registrazione delle conversazioni tra colleghi o superiori può essere considerata una violazione della privacy e dei doveri di diligenza e fedeltà, comportando potenzialmente anche il licenziamento del dipendente. Tuttavia, per essere legittima, tale registrazione deve rispondere a concrete esigenze difensive e riguardare tematiche pertinenti alla tesi difensiva del lavoratore.
- Anche quando esistono i presupposti per il licenziamento, il datore di lavoro deve agire tempestivamente. Un’azione disciplinare tardiva può essere dichiarata illegittima, come evidenziato nel caso in cui il licenziamento è stato annullato per la tardività del provvedimento.
- Nel caso analizzato dalla sentenza n. 12393/2024 della Corte di Cassazione, un dipendente licenziato per assenza ingiustificata ha utilizzato registrazioni per impugnare il licenziamento.
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Registrazione conversazioni al lavoro: se e quando possono causare il licenziamento
Si tratta di una condotta non sempre legittima e, in assenza di alcuni presupposti idonei a giustificarla, può sfociare anche nell’allontanamento dall’azienda. In alcune ipotesi, infatti, si incorre in una violazione della privacy degli interlocutori e, al contempo, dei noti doveri di diligenza e fedeltà alla base del rapporto dipende-azienda
Avvocato di DLA Piper
Partner di DLA Piper
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