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Come facilitare e promuovere la crescita professionale sul lavoro



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Un percorso che richiede oggi work-life balance equilibrato, con un focus su sviluppo personale e benessere dei dipendenti. Le aziende devono creare ambienti stimolanti e sostenere una cultura del coaching per motivare il capitale umano, favorendo innovazione e progresso, e considerare l’errore come un’opportunità di apprendimento continuo

Pubblicato il 17 giu 2024

Lorella Moro

MCC, founder di Inside



Crescita professionale

Crescere è, prima di tutto imparare.” Imparare e crescere sono due concetti che appaiono sempre più inseparabili e indispensabili. Da qui vorrei partire nel condividere una riflessione sulla crescita professionale, sul suo significato oggi e su cosa occorre affinché sia facilitata e promossa, anche a valle di recenti ricerche e analisi che mettono in evidenza alcuni punti d’attenzione sull’atteggiamento e i desiderata delle persone verso il lavoro e le trasformazioni che il mercato richiede.

Cosa si intende oggi per crescita professionale

In tempi di cambiamento continuo, le organizzazioni diventano mondi ogni giorno più complessi, imprevedibili, instabili e le definizioni devono stare al passo le trasformazioni, a loro volta. Questo significa che, se un decennio fa la crescita professionale era sinonimo di carriera e, più nel concreto, di stipendio, prestigio e benefit, nel presente le cose sono cambiate. E molto.

Oggi vita personale, evoluzione e carriera viaggiano insieme, si influenzano e si nutrono reciprocamente di nuove consapevolezze e nuove competenze. Il 94% di chi è nel mondo del lavoro, mette al primo posto l’equilibrio tra lavoro e vita privata, una tendenza destinata a consolidarsi con l’ingresso delle nuove generazioni (Gen Z) nel prossimo futuro. E ancora, osservando i nuovi trend capiamo che l’ambizione professionale oggi ha tra i suoi principali driver le opportunità di crescita (34%) oltre allo sviluppo personale (35%) e al benessere (23%).

Il ruolo delle aziende nel promuovere la crescita professionale dei dipendenti

In questo scenario appare evidente che il ruolo dell’azienda è cruciale. Che solo i contesti che sono e saranno capaci di stimolare le persone, favorendo sviluppo e apprendimento continuo, dell’organizzazione e del singolo, saranno competitivi, sul mercato e verso l’acquisizione o retention dei talenti.

Le organizzazioni devono trasformarsi in veri organismi viventi, capaci di costruire la crescita di ogni loro collaboratore in modo concreto e credibile. Devono imparare a creare percorsi stimolanti ma, al tempo stesso, allineati alle reali aspirazioni della singola persona ed efficaci nel coltivare collaboratori motivati, curiosi ed entusiasti.

Passare dalla teoria alla pratica

Ma come si può trasformare tutto questo in attività concrete e sostenibili?

Facendo del tema “crescita della persona” un argomento presente nella vita aziendale con momenti dedicati, pianificazione e un flusso continuo che trovi corrispondenza anche nelle attività quotidiane. Se i datori di lavoro o i people manager non affrontano spontaneamente il tema (come afferma il 60% delle persone occupate) o si relega il confronto sulla crescita a momenti dedicati, più formali che di sostanza, si rende evidente che non rappresenti una priorità.

Le persone chiedono a gran voce di essere accompagnati nella crescita, con una cultura che promuova innanzitutto la consapevolezza di dove ci si trova e verso quale direzione si vuole andare. Condividere la convinzione che lo sviluppo sia non solo verticale ma anche orizzontale, spezzare subito il binomio “crescita uguale passaggio di livello o di ruolo” e arricchirlo di nuovi significati, più completi e profondi. Fondamentale è valorizzare, per esempio, lo sviluppo dell’operatività in ambiti differenti dal proprio e la capacità di agire nel rispetto del contesto, delle esigenze, dei tempi.

Creare e diffondere una coaching culture

Tutto questo rende il bisogno di coltivare una coaching culture diffusa sempre più evidente e irrinunciabile. A questa necessità ogni organizzazione oggi risponde a modo proprio, supportata dai propri valori, dalla propria storia e dalla propria capacità di creare o accogliere le trasformazioni. Ascolto, feedback, messa a terra dell’apprendimento (tecnico o soft), accogliere il cambiamento, ma anche un migliorato wellbeing sono i risultati che si ottengono adottando un coaching mindset.

L’avere accesso al coaching da parte di una popolazione aziendale sempre più allargata accelera il processo e massimizza l’engagement. Favorire la scelta di programmi di formazione davvero coerenti con il proprio percorso di crescita e obiettivi, far sperimentare per esempio con attività di “mirroring” altri ruoli, conoscere per valorizzare le competenze individuali agite per esempio “fuori” dall’ufficio.

Creare una coaching culture è una sfida che chi si occupa di risorse umane o sviluppo dei talenti, può oggi cogliere in maniera sostenibile.

Chi, come noi, ha chiara questa visione e lavora al fianco delle aziende, sa come stimolarle a impegnarsi attivamente, a favorire lo sviluppo di una reale cultura del feedback. Noi collaboriamo attivamente nel coltivare ambienti di lavoro accoglienti anche verso chi la pensa in modo diverso, luoghi dove ogni collaboratore motivato, curioso ed entusiasta e capace di rispondere a eventi imprevisti è considerato un patrimonio prezioso. Sono questi i contesti dove nascono i ribelli gentili, gli imprenditivi, quelli con gli occhi illuminati, il cuore curioso e la mente inclusiva, trasformazionale e aperta. Qui prosperano le persone che vedono nello sviluppo delle competenze relazionali e di comunicazione un valore.

Le persone possono sviluppare il senso di efficacia e di confidence se il contesto vede l’errore come opportunità di apprendimento e miglioramento, così da far respirare quella tranquillità, quella certezza di essere “al sicuro”, necessaria alla innovatività e al progresso.

Tutto ciò non solo è auspicabile ma anche concretamente realizzabile sia nel day-by-day sia in un’ottica strategica.

Lasciamo ad ulteriori riflessioni con una metafora che ci è cara: la crescita professionale non è una destinazione, è un percorso alla scoperta di se stessi, della propria capacità di lasciarsi contaminare da ciò che si scopre essere bello e che prima non si conosceva. È un viaggio tutto da godere, dove la meta è un punto di riferimento, ma non la sola ragione per cui ci si muove ogni giorno, compiendo tappe importanti.

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