Per Lindt & Sprüngli il 2016 è stato l’anno di svolta in cui è stata presentata a tutta la popolazione aziendale la nuova mission e vision dell’azienda, che teneva conto non solo degli effetti della Digital Transformation, ma anche dell’evoluzione del modo di vivere e di lavorare.
È inziato così un percorso che ha visto l’azienda specializzata nella produzione di cioccolato di alta qualità entrare nelle pieghe della sua organizzazione per capire quali interventi portare avanti per allineare le organizzazioni con i cambiamenti del contesto. L’attenzione si è così focalizzata su tecnologie, organizzazione del lavoro e metodologie per promuovere una modalità lavorativa dinamica e flessibile, capace di rispondere tempestivamente alle variazioni di mercato. E non solo: per trasmettere i nuovi valori ai circa 800 addetti che lavorano in Italia, l’azienda ha coniato il motto “Be Lindt”, in cui Lindt è aconimo di “Lean, Inspiring, New, Dynamic e Thinking”, a rimarcare la volontà di rimettersi sempre in discussione in ottica di miglioramento continuo.
Per rendere l’azienda più agile e flessibile, semplificare il modo di comunicare, di collaborare e di interagire e per promuovere la mobilità interna delle persone, superando la rigidità delle postazioni assegnate, è stato lanciato il progetto “Azienda moderna e dinamica”, dando il via all’era dello Smart Working in Lindt. Coordinato dalla Funzione IT con la collaborazione della Funzione HR, il percorso ha coinvolto tutta la popolazione aziendale, fatta eccezione dei blue collar.
Grazie anche alla collaborazione con il partner tecnologico Plantronics, il progetto di Smart Working è stato declinato basandosi sul modello delle “3 B”: “Bytes”, che fa riferimento all’aspetto tecnologico; “Behaviour”, che riguarda comportamenti e stili di leadership delle persone; “Bricks”, ovvero layout fisico degli ambienti. I feedback positivi ricevuti delle 30 persone che sono state coinvolte nel progetto pilota (per la durata di tre mesi) hanno convinto Lindt a estendere lo Smart Working a tutta la popolazione aziendale (operai esclusi), secondo una modalità che permette tra le altre cose di lavorare da remoto per due giorni al mese.
Tutti gli impiegati sono stati dotati di pc portatili, è stata allargata la popolazione che utilizza lo smartphone, e a molti dipendenti sono state date delle cuffie professionali a supporto del lavoro in mobilità. L’azienda ha inoltre introdotto dei sistemi di Collaboration, con ricadute positive in termini di efficienza: grazie alla tecnologia non è più necessario spostarsi tra i tre edifici della sede centrale di Lindt per partecipare alle riunioni. Per promuovere la mobilità all’interno dell’azienda, sono state abolite le postazioni assegnate e i telefoni fissi e introdotte le docking station – più di cento – per avere alimentazione, rete dati, video e USB attaccando un solo cavo; nelle sale riunioni sono stati previsti monitor multimediali e sistemi di videoconferenza. Considerando il livello eterogeneo di digitalizzazione delle persone, sono stati previsti delle sessioni di formazione individuale per aiutare i dipendenti a usare nel modo più efficace le tecnologie in dotazione.
Sotto il profilo della riconfigurazione degli ambienti aziendali, è prevista per i prossimi mesi la costruzione di una nuova palazzina direzionale, che andrà a sostituire uno degli edifici esistenti e che sarà concepita in ottica Smart Working, con open space e ambienti differenziati per una migliore gestione degli spazi fisici.
Questo articolo è tratto da uno dei casi pubblicati dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano