Se finora le aziende si sono concentrate sulla customer experience, rivolgendo sforzi e attenzioni principalmente all’esterno, oggi non possono più sottovalutare l’importanza dell’employee experience, i dati dimostrano infatti quanto riuscire a gestire entrambe le “esperienze” in modo efficace generi valore: le aziende con una forza lavoro altamente ingaggiata, oltre a maggior attrattività e retention dei talenti, sono in grado di ottenere una maggiore customer satisfaction e quindi aumentata profittabilità.
Ma quali sono le sfide che oggi le aziende devono affrontare rispetto al tema del Digital Workplace?
«Le principali sfide con cui fare i conti sono sei. Innanzitutto, c’è il tema tecnologico, di modernizzazione dell’ IT: bisogna fare i conti con i vincoli di flessibilità, perché l’infrastruttura IT non sempre riesce ad adeguarsi alle esigenze dei processi, delle persone e del business con una velocità proporzionata al business stesso – afferma Fabio Chiodini, Modern Workplace Lead di Avanade Italy -. Inoltre, la diffusione del Cloud ha decisamente cambiato le carte in tavola: le piattaforme e le tecnologie sono in continua evoluzione e le aziende devono cercare di sfruttare questo aspetto a proprio vantaggio, invece di subirlo. Si devono poi fare i conti con la diffusione dell’automazione e dell’Intelligenza Artificiale e con il cambiamento culturale, trainato dalla digitalizzazione. Infine, non si può prescindere dalla gestione dei talenti, che vanno non solo attratti ma anche trattenuti, e dalla profittabilità dell’azienda».
E proprio il voler supportare i clienti nell’affrontare queste sfide ha spinto Avanade a dare forma a un nuovo approccio, ‘Workplace Experience’ (WX) appunto, che connota il Workplace come un driver di business per generare valore sostenibile, puntando sull’empowerment delle persone con le giuste tecnologie e sul loro engagement, riservando ai dipendenti le stesse cure e attenzioni che si hanno per i clienti. Le persone, con le loro aspettative ed esigenze, sono il cuore della strategia: facendo leva su Employee experience e User experience, si deve ripensare il modo di lavorare, portare avanti il cambiamento culturale e guidare l’utilizzo consapevole delle soluzioni, avendo come obiettivo finale la produttività, l’efficienza e la crescita, collegando persone, processi, dati e informazioni.
Come sottolinea Chiodini, i driver che permettono di avviare con successo un progetto di Workplace Experience sono piattaforme moderne, operations ottimizzate, cultura ed esperienza dei dipendenti. Se è vero che tecnologia e Cloud sono dei validi alleati, è fondamentale il coinvolgimento di molteplici funzioni aziendali quali l’IT, HR e Business Executives per disegnare una strategia olistica e una vera e propria roadmap volta a creare nuove soluzioni che siano contemporaneamente usabili e adottabili, oltrechè allineate alle esigenze di business.
«Si tratta di ripensare il modo di lavorare, l’operatività e i processi – ribadisce Chiodini -. L’onore e l’onere di disegnare e portare avanti una Workplace Experience nell’organizzazione sono condivisi: l’IT è protagonista nel momento in cui si deve disegnare la strategia di adozione delle tecnologie, ma visto che si parla anche di persone, employer experience e cultura aziendale, non si può escludere dal tavolo delle decisioni la funzione HR, che deve intervenire affinché la dimensione umana della trasformazione sia preservata, portando avanti anche una people strategy condivisa dall’azienda. Infine ci sono le figure di business, che si fanno garanti del fatto che il nuovo modello sia funzionale al raggiungimento dei piani strategici e che porti alla realizzazione del valore che ha messo in moto la trasformazione».
Change enablement come motore della trasformazione
Cambiamento e trasformazione sono tra i concetti più ricorrenti quando si parla di Workplace Experience. «Change Enablement è un’altra parola chiave del modello e per noi è un po’ sinonimo di rischi e opportunità legati alla trasformazione», sottolinea Luisa Di Prima, Head of Change Enablement di Avanade Italy.
«Il Change Enablement è il vero e proprio motore della trasformazione: aiuta, infatti, a mettere a terra un approccio metodologico che parte dalle persone, dalla comprensione delle loro esigenze e inerzie rispetto al cambiamento, per poi andare a disegnare la futura trasformazione. Portare avanti una strategia di Change Enablement vuol dire lavorare su tre dimensioni: cambiamenti culturali e comportamentali, capacità di business ‘adattative’, miscela di tecnologia e input umano. Se la prima permette di valutare quanto un’organizzazione sia preparata al cambiamento, la seconda fa leva sul co-design del nuovo modo di lavorare: sono le persone stesse, portate a bordo del progetto, a diventare fautrici del proprio destino. Questo passaggio è particolarmente importante, perché mira ad aumentare il committment, e a rendere le persone più predisposte a modificare i comportamenti, in quanto resi partecipi del raggiungimento degli obiettivi di business e della concretizzazione di benefici come l’aumento di produttività e il risparmio di tempo. Infine c’è l’aspetto prettamente tecnologico, che prevede l’introduzione di soluzioni responsive, scalabili ed effettivamente utilizzabili da parte degli utenti».