Smart Working as a Service come strategia di gestione capace di ragionare in prospettiva e prevedere l’evoluzione dei lavoratori. L’iconografia tradizionale dello Smart Working, infatti, rappresenta persone che lavorano al mare o in montagna, al parco o in un bel giardino. In realtà, a fare la differenza (e la felicità) del lavoratore mobile non è tanto il luogo dove si trova, quanto l’equipaggiamento operativo a supporto di quella produttività in cui individuale e aziendale sono ormai in decisa convergenza.
Indice degli argomenti
I lavoratori italiani sono omnicanali ed estremamente mobili
Due italiani su tre, dicono i ricercatori del Politecnico di Milano, ormai ufficialmente multicanali, il che significa permanentemente connessi e comunicanti. I mobile worker italiani, più in dettaglio, su 22 milioni di occupati sono circa 7 milioni ma, secondo le proiezioni di IDC, entro il 2022 diventeranno 10 milioni. Per tutte le aziende questo cambiamento culturale della forza lavoro significa che sempre più persone in mobilità controlleranno le mail, accederanno agli archivi aziendali, condivideranno presentazioni o progetti, stamperanno dei documenti, si uniranno a una call conference, aggiorneranno uno o più file, invieranno un ordine, richiederanno dei contenuti anche quando non si trovano fisicamente in ufficio. Non è ufficialmente Smart Working, ma garantire un modo di lavorare agile è già un dato di fatto per la maggior parte delle aziende.
Dalla gestione degli smart worker allo Smart Working as a Service
Già oggi dipendenti e collaboratori utilizzano il telefonino o il tablet sui mezzi pubblici, al bar, mentre aspettano l’ascensore o il treno in stazione per controllare informazioni e aggiornamenti che arrivano dai colleghi o dai clienti. In questo multitasking continuo la gestione dei lavoratori mobili impone alla governance una serie di sfide in termini di accessi e di abilitazione di molti servizi. In tutto questo, aprire una finestra su una forma di Smart Working as a Service diventa un’opportunità estremamente interessante per capitalizzare le opportunità associate al lavoro agile e al lavoro mobile. I vantaggi, infatti, sono evidenti sia per le aziende che per i dipendenti.
Perché le postazioni di lavoro si gestiscono meglio nel cloud
Certo è che bisogna rivedere le logiche organizzative, ripensando alle architetture e ai servizi di riferimento spostando l’attenzione su nuove economie di scala, più convenienti e, allo stesso tempo, più sicure. Ecco perché la nuova era della gestione accende i riflettori su un nuovo approccio in cloud. Grazie al cloud, anche le piccole e le medie imprese possono facilmente introdurre uno Smart Working as a Service nelle loro organizzazioni, terziarizzando tutta la complessità gestionale e avendo le migliori garanzie in termini di sicurezza e conformità normativa. Evitando di sostenere investimenti per l’acquisto di hardware e di software, si trasforma il capex in opex. Sarà compito del fornitore, infatti, mantenere tutta l’infrastruttura necessaria a gestire e a distribuire i servizi in base alla richiesta (on demand) e con una formula pay per use.
Smart Working as a Service: una grande occasione per le PMI
Il cloud provider, oltre a garantire tutte le risorse tecnologiche necessarie, offre anche tutta la consulenza necessaria a traghettare le aziende nell’era 4.0. Le modalità di fruizione sono stabilite da contratti che prevedono un canone, il cui ammontare è definito su una base periodica oppure a consumo, il che rende lo Smart Working as a Service un’interessante opportunità anche per le PMI. Il tutto con una sottoscrizione a determinate caratteristiche di servizio (SLA – Service Level Agreement) e di sicurezza tali da garantire la continuità operativa aziendale. Le aziende possono dimenticarsi di tutti i vincoli associati al monitoraggio, alla manutenzione e all’aggiornamento di applicazioni e macchinari, pagando l’equivalente di una bolletta.