Acquisizione talenti, employer branding e ora anche Intelligenza Artificiale. L’attività di recruiting cambia sull’onda della trasformazione digitale, ma anche delle pressioni normative. Ne abbiamo parlato con Matteo Cocciardo, il fondatore di In-Recruiting, la piattaforma prima in Italia ad annunciare una soluzione AI proprietaria, che ci ha spiegato perché oggi l’attrazione e la selezione del personale sono impensabili senza la tecnologia.
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Dal vostro punto di vista come evolverà il recruiting nei prossimi anni?
Avranno sempre più spazio le soluzioni di gamification e le tecnologie di realtà aumentata. Si diffonderanno cioè ambienti virtuali e interattivi con chatbot e scenari in augmented reality in cui azienda e candidato si incontrano e condividono informazioni e in cui il candidato è stimolato ad aggiungere più dati in cambio di un punteggio. Questo facilita ulteriormente il matching tra domanda e offerta, migliora l’esperienza del candidato e potenzia l’employer branding.
Le imprese sono mature per il salto culturale del recruiting digitalizzato?
L’HR è una funzione aziendale tipicamente più resistente alla trasformazione digitale, ma oggi le aziende stanno diventando molto più attente alle tecnologie evolute e flessibili come cloud e AI. Gradualmente servirà aggiornare le competenze interne: i recruiter si rivolgono spesso a giovani con grande familiarità verso gli strumenti digitali e social che si aspettano dal recruiter lo stesso tipo di competenze per dialogare su canali e in modalità innovative.
Come funziona In-recruiting?
La nostra è una piattaforma specializzata sulla talent acquisition. Ci rivolgiamo ad aziende grandi e piccole e agenzie del lavoro; il nostro software, scalabile e fornito in modalità Cloud/SaaS, permette di gestire internamente l’intero processo di reclutamento e selezione del personale. In pochi passi l’azienda può creare la sua pagina “Lavora con noi”, pubblicare gli annunci di lavoro, creare il database CV centralizzato per tutto il team che si occupa di recruiting, fare lo screening dei candidati, pianificare i colloqui e compilare report e statistiche.
A quali esigenze del mercato avete risposto?
Innanzitutto l’aumento di efficienza: le nostre funzionalità aiutano i selezionatori a risparmiare tempo automatizzando il più possibile i processi di ricerca dei talenti, così possono concentrarsi sulle attività core. Rispondiamo anche all’esigenza della compliance: dieci anni fa eravamo pionieri su questo, ma oggi col GDPR tutte le aziende hanno compreso che i dati personali non possono essere gestiti via posta o sui fogli Excel. Altro elemento, non meno importante, è che In-Recruiting aiuta a valorizzare il brand aziendale.
Per questo vi definite una piattaforma di talent acquisition più che di semplice selezione del personale?
Sì: incorporiamo anche le funzioni di employer branding, che promuove il marchio aziendale sul mercato del lavoro. Con In-recruiting è più facile fornire al candidato un’esperienza di selezione positiva. Una cattiva esperienza di recruiting si può tradurre in danno di immagine, soprattutto per aziende B2C che si interfacciano col consumatore finale.
Quest’anno è arrivato il prodotto di intelligenza artificiale. Quali funzionalità offre?
Una delle funzionalità di base è il motore di ricerca semantico: il software automaticamente analizza i CV, ne comprende il contenuto e trova somiglianze tra elementi quali il percorso di studi e le esperienze precedenti e riunisce tutte le informazioni in un form unico per il recruiter. In particolare, con la tecnologia di Natural Language Processing (NLP) viene eseguita la scansione automatica di migliaia di CV per trovare la corrispondenza corretta rispetto alla ricerca fatta dal selezionatore. Il sistema è anche in grado di fornire un’analisi predittiva per valutare l’efficacia reale degli annunci già pubblicati e migliorare le performance degli annunci futuri. Abbiamo anche un assistente virtuale che fornisce suggerimenti di scrittura degli annunci di lavoro basati sul riconoscimento semantico del testo. Con l’AI si automatizzano al massimo i task ripetitivi e diventa più facile portare alla luce i dati utili al recruiter che identificano i migliori talenti. Si tratta di una tecnologia che abbiamo sviluppato totalmente in house ed è disponibile per i nostri clienti oppure indipendentemente come motore semantico e API.
Ci saranno ulteriori evoluzioni per la vostra tecnologia AI?
Al momento stiamo lavorando sull’analisi vocale per il riconoscimento degli elementi della conversazione, sia nei file solo audio che in quelli video. Si tratta di uno screening semantico che valuta la ricchezza del vocabolario e la capacità espressiva per profili che si interfacciano con il pubblico o i clienti.