Se avessero ancora 18 anni tre dipendenti italiani su quattro sceglierebbero un percorso di studio per rafforzare le competenze digitali (75% contro il 72% della media globale) o una facoltà STEM (72%, +6% sulla media generale).
Lo afferma l’ultima edizione del Randstad Workmonitor, l’indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, condotta in 34 Paesi del mondo coinvolgendo per ogni nazione 405 lavoratori di età compresa fra 18 e 67 anni , che lavorano almeno 24 ore alla settimana e percepiscono un compenso economico per questa attività.
La ricerca ha messo in luce come, rispetto ai colleghi degli altri paesi, gli italiani siano più consapevoli della rilevanza che hanno competenze digitali e tecnico-scientifiche per essere preparati ai cambiamenti che le nuove tecnologie porteranno nel mondo del lavoro. Cambiano quindi i criteri che permettono di essere competitivi sul mercato del lavoro: competenze digitali e conoscenza delle materie STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) diventano fondamentali per essere appetibili.
«La trasformazione digitale sta modificando radicalmente molti settori economici, le esigenze delle imprese e le competenze richieste ai lavoratori – ha sottolineato Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia –. Le imprese in futuro avranno sempre più bisogno di competenze digitali e STEM per gestire il cambiamento, ma spesso faticano a trovare candidati con un profilo adeguato. Il fatto che tre lavoratori su quattro sarebbero disposti a modificare il proprio percorso di carriera per venire incontro alle esigenze di un mercato è, da un lato, un positivo segnale di consapevolezza e adattamento, dall’altro però, evidenzia un divario ancora ampio con i paesi più avanzati in termini di diffusione di queste competenze. Per colmare il gap, studenti e lavoratori devono attrezzarsi sviluppando e aggiornando le proprie competenze, ma anche le imprese devono fare la loro parte, aumentando gli investimenti in formazione».
Oggi a consigliare ai giovani di puntare su una facoltà ingegneristica, matematica, scientifica o tecnologica è il 71% dei dipendenti italiani, un suggerimento che in Europa è più frequente soltanto in Polonia (73%), Ungheria (73%), Spagna (78%), Portogallo (83%) e Romania (84%).
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Automazione e competenze digitali: cosa aspettarsi dal futuro
Come rileva il Randstad Workmonitor, oltre un italiano su tre crede che la propria mansione sarà completamente automatizzata nei prossimi cinque o dieci anni, un risultato superiore a qualsiasi altro paese europeo e tre punti sopra la media globale. Nonostante questa percezione, il 69% degli italiani non è spaventato dall’impatto dell’automazione e si sente in possesso di tutti gli strumenti necessari a gestire la digitalizzazione del lavoro. Un livello di fiducia questo che però è ben nove punti sotto la media globale (78%).
Ancora però i dipendenti avvertono un ritardo nelle imprese, che non investono abbastanza nello sviluppo di competenze digitali: a pensarlo il 67% degli italiani coinvolti. Gli uomini (73%, contro il 61% delle donne) e i più giovani (68%, contro il 66% degli over 45) sono i segmenti più convinti della necessità di aumentare gli investimenti in formazione.
Perchè è importante puntare sulle STEM?
Oltre metà del campione ritiene che già adesso le imprese stiano faticando a trovare profili con le giuste competenze e che in futuro sarà sempre più difficile. In particolare, quasi un lavoratore su due (48%) segnala la crescita della richiesta da parte del proprio datore di lavoro di profili con competenze STEM (48%), un risultato in linea con la media europea e inferiore in Europa soltanto a Spagna (49%), Portogallo (60%) e Romania (65%). A notare questo trend e a suggerire agli studenti di dedicarsi a una carriera STEM, sono soprattutto gli uomini e i dipendenti più anziani.