In un periodo di grandi cambiamenti organizzativi, velocizzati dalla pandemia di Covid-19 e dall’arrivo del New Normal, dove è diventato fondamentale apprendere nuovi modi di lavorare, di collaborare e di gestire le persone e soprattutto allenarsi all’autoapprendimento, ci si chiede come sia possibile farsi trovare preparati per il futuro (sempre più imminente). Quali competenze serviranno per ottenere un lavoro (ammesso che sarà concepito come ora) o aggiornarsi per il proprio ruolo? Entra qui in gioco il concetto di Self Empowerment, una delle quattro digital soft skill più note.
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Che cos’è il Self Empowerment?
Il termine Self Empowerment significa essere consapevoli delle proprie potenzialità e avere fiducia in esse, operando scelte consapevoli, assumendosi responsabilità, fissandosi obiettivi realistici per realizzare il proprio potenziale.
Ogni individuo possiede punti di forza e di debolezza e una gamma di abilità che gli permettono di affrontare le situazioni quotidiane, ma spesso le persone non sono consapevoli o sottovalutano le loro vere capacità.
Il Self Empowerment permette agli individui di trasformarsi da soggetti passivi a soggetti attivi del cambiamento, prefissandosi obiettivi a breve e lungo termine e agendo in attraverso l’autoapprendimento per sviluppare le nuove competenze indispensabili per rimanere al passo coi tempi e affrontare cambiamenti disruptive e sfide come quelle a cui ci ha messo alla prova la pandemia.
Avere Self Empowerment significa possedere le conoscenze necessarie e padroneggiare gli strumenti digitali per risolvere i problemi; essere in grado di risolvere problemi complessi attraverso un utilizzo consapevole degli strumenti digitali.
Tematica di estrema attualità, in un momento storico in cui la trasformazione digitale è diventata una priorità strategica per le organizzazioni.
Smart Working, Intelligenza Artificiale, Open Innovation, Blockchain, Digital Marketing, GDPR, Cyber Security… sono tutte facce diverse di tale trasformazione: solo una visione a 360 gradi su tutti questi aspetti può fornire una reale maturità digitale delle persone.
Uno degli elementi chiave da tenere sempre a mente quando si disegna la people strategy è che per aumentare l’alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione aziendale è fondamentale favorire la familiarità delle persone verso le tematiche che ruotano attorno ai concetti di Digital e Innovation, attraverso un continuous learning basato su video-corsi e contenuti multimediali, aggiornamenti costanti, confronti con executive ed esperti del settore, e tanto altro.
Self Empowerment: i punti chiave
L’autoapprendimento è una dimensione fondamentale del Self Empowerment. Ad esempio, pensiamo alle altre competenze delineate dal Digital DNA: l’Imprenditorialità, il Coding & Hacking e la Customer Centricity. Sono competenze che non si ottengono solo attraverso lo studio, ma anche, e soprattutto, attraverso forme di apprendimento esperienziale, che devono diventare un vero e proprio percorso che accompagna tutta la vita professionale di ciascun individuo
Diventa quindi chiave delineare la competenza di Self-Empowerment nei suoi tratti principali, quei comportamenti che consentono di avviare un percorso di autoapprendimento. Il primo comportamento è l’autoconsapevolezza che implica la capacità di chiedere feedback per rendersi conto di quali sono i reali limiti personali in termini di competenze. Il secondo comportamento è la curiosità, quel bisogno di spiegazioni e approfondimenti che porta le persone a provare qualcosa fino a che non ci riescono o a pensare a qualcosa fino a che non lo si comprende appieno. Il terzo comportamento è l’accettazione della vulnerabilità, ovvero il saper convivere con il senso di inadeguatezza tipica del principiante. Quest’ultimo è forse il comportamento meno scontato, perché costringe le persone a comportarsi in modo controintuitivo.
Il consiglio che viene dato è quello di non enfatizzare i propri punti di forza, ma utilizzarli per affrontare nuove sfide, senza paura, facendo domande e chiedendo una linea guida nel processo di apprendimento.
Il Self Empowerment nelle imprese
Secondo la Classifica Fortune, che, dal 1955, ogni anno raggruppa le 500 aziende americane più grandi in termini di ricavi, il tasso di sopravvivenza delle imprese in termini di longevità è molto basso. Mediamente, solo il 12% delle imprese sopravvive al cambiamento.
Due esempi di longevità: quale fattore le accomuna?
Tra le aziende più longeve spicca la giapponese Sumitomo fondata nel 1590 operante nel settore della trasformazione delle materie prime. Nata inizialmente come fonderia di rame, oggi è un colosso con 75.000 dipendenti e 32 miliardi di ricavi. Il secondo caso è quello di Nokia, fondata nel 1865 come segheria e divenuta successivamente celebre per i suoi telefoni cellulari nei primi anni 2000 e smembrata definitivamente nel 2017 dopo diversi anni di crisi.
Se si analizza la storia di queste imprese e del 12% di quelle sopravvissute al cambiamento , diventano evidenti alcuni tratti in comune che hanno sempre favorito un’evoluzione armoniosa del business a prescindere dalle evoluzioni. La forte consapevolezza del ruolo dell’impresa nel mondo e nelle comunità in cui è inserita, cui si aggiungono la capacità di dare spazio alle persone e alle visioni nuove, oltre a un utilizzo delle risorse finanziarie orientato agli investimenti industriali.
Questi tratti si manifestano in comportamenti pensati per rinnovare periodicamente l’organizzazione di generazione in generazione, utilizzando forze fresche per trasformare prodotti, processi e modelli di business. Proprio quando questi comportamenti cessano di essere messi in pratica con costanza, come nel caso di Nokia, si rischia di perdere la strada verso la longevità. Oggi questo ragionamento diventa ancor più necessario alla luce dei rapidi cambiamenti del contesto competitivo, in cui la leva tecnologica è utilizzata in modo pervasivo per stravolgere qualsiasi settore dell’economia, mentre schiere di top manager faticano a rimanere al passo coi tempi e a comprendere le implicazioni per l’impresa della rivoluzione digitale. Negli Stati Uniti è stato addirittura coniato il neologismo ‘to be amazoned’ – con chiaro riferimento ad Amazon – per quelle imprese che si trovano inaspettatamente a competere con i grandi colossi del digitale.
A considerazioni a livello di impresa si affiancano quelle a livello individuale. Soprattutto nelle economie mature in cui servono figure professionali altamente specializzate e in cui il mercato del lavoro non è particolarmente dinamico, diventa chiave la capacità di adattamento degli individui per garantirsi un futuro professionale duraturo. Come rilevato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel mercato del lavoro europeo quasi il 20% dei lavoratori non possiede sufficienti competenze per svolgere il suo lavoro, mentre oltre il 30% della forza lavoro è occupata in lavori che cambieranno significativamente a causa di una sempre maggiore automazione. Provocatoriamente, in diversi articoli divulgativi si parla frequentemente della nuova “evoluzione della specie professionale”, dall’Homo Sapiens che tutto sa all’Homo Adaptus, ovvero colui che comprende la necessità di essere in uno stato di perenne evoluzione e, anziché resistere allo sviluppo tecnologico, cerca di piegarlo ai suoi scopi per prosperare facendo leva sulla propria capacità di Self Empowerment.