L’e-learning ha acquisito una nuova valenza strategica durante l’emergenza Coronavirus. Gli italiani costretti dalla pandemia a restare a casa rispettando il distanziamento sociale hanno dovuto proseguire tutte le loro attività da remoto, tramite Internet. È accaduto con lo Smart Working ed è accaduto anche per la didattica in ogni sua espressione: da quella scolastica e universitaria alla formazione aziendale e professionale.
Secondo l’Observatory Barometer 2020 di Cegos, che ha coinvolto 250 rispondenti tra i professionisti HR e 1780 dipendenti suddivisi fra Italia, Francia, Germania e Spagna, l’86% degli specialisti HR ha adattato l’offerta formativa aziendale durante il periodo di lockdown, il 46% ha convertito l’iniziale formazione in aula in formazione online e il 29% ha istituito nuovi percorsi formativi proprio a seguito dell’emergenza sanitaria. Come conseguenza, il 77% dei dipendenti intervistati (contro il 64% di media europea) ha frequentato un corso di formazione a distanza.
Se il lockdown non ha lasciato alternative circa le modalità di fare formazione, è stato anche l’occasione per far comprendere alle organizzazioni il valore che ha l’e-learning, a tal punto da convincerle a continuare a utilizzare anche il digitale. Come sottolinea la survey “Decoding the Future of Learning: Post Lockdown“, condotta tra giugno e luglio sempre da Cegos Italia, che ha coinvolto circa 400 persone che lavorano nell’area Risorse Umane e Formazione, 4 realtà su 10 continueranno a puntare sull’online e sul digitale. Guardando invece più in là, al 2021, il 59% dei casi privilegerà un approccio blended, che prevede un apprendimento misto che combina il metodo tradizionale in aula con attività online, con l’obiettivo di potenziare soprattutto le soft skill utili alle sfide del nuovo scenario.
A rendere possibile questa transizione sono state le tecnologie digitali: esistono da alcuni anni numerose piattaforme per l’e-learning perché, è chiaro, anche l’apprendimento digitale, come il lavoro smart, non esiste da oggi. Molte università italiane erano già pronte alla didattica a distanza, con strumenti che vanno da Moodle, una delle più diffuse piattaforme per la gestione dei corsi, a Microsoft Teams, e che includono tecnologie multimediali, sessioni live, didattica interattiva e attività collaborative. Anche dipendenti e professionisti in numerose categorie potevano già contare sull’e-learning prima del lockdown.
Ma il passaggio da “opzione” a “unica via possibile” ha chiesto in tempi rapidi un adeguamento organizzativo e culturale e un cambio di strategie per mettere in piedi veri progetti educativi e formativi che ha forse rappresentato il passaggio più difficile per docenti, studenti e uffici HR delle imprese. Comunque rispetto alle modalità di formazione digitale, il 24% dei rispondenti alla survey Cegos ha dichiarato di aver già provato il distant active learning (aule virtuali ed e-learning con momenti sincroni e asincroni che intervallano lavoro e formazione) e oltre il 50% è disponibile o comunque interessato a sperimentarlo.
Indice degli argomenti
Che cosa è l’e-learning
L’e-learning (o elearning) è un sistema di apprendimento a distanza basato su piattaforme web accessibili tramite computer o dispositivo mobile e connessione Internet. Superando le barriere fisiche, l’e-learning garantisce alla formazione un’accessibilità e livelli di flessibilità e personalizzazione senza precedenti. L’e-learning è per sua natura multimediale (unisce testo, audio e video), interattivo (docenti e studenti possono interagire tra di loro, per esempio tramite chat o forum) e modulare; permette di realizzare formazione su vasta scala e in modalità on-demand, collegando contemporaneamente persone e sedi di qualunque parte del mondo e condividendo materiali e commenti in tempo reale. Si possono utilizzare videostreaming e videoconferenze per distribuire lezioni registrate o in diretta verso un numero anche enorme di utenti, come nel caso dei MOOC, Massive Open Online Courses. In Italia tra i maggiori esempi di MOOC ci sono la piattaforma di Web Learning Federica dell’Università di Napoli Federico II, Pok del Politecnico di Milano e Uniroma su Coursera dell’Università di Roma La Sapienza.
Come fare e-learning
L’e-learning non è la trasposizione online della didattica in aula. Così come accade per ogni altro settore – dalla pubblicità all’offerta di contenuti editoriali – “comunicare” su Internet non è uguale a comunicare nel mondo fisico. Nella lezione online la relazione docente-studente passa attraverso lo schermo di un device e la connettività Internet. La didattica va ripensata in funzione delle più ampie possibilità offerte dal digitale ma anche dei vincoli imposti dalla distanza fisica, sviluppando progetti educativi capaci di tenere viva l’attenzione e la motivazione dello studente e del docente e di mantenere se non potenziare l’efficacia dell’apprendimento. Gli elementi di creatività, multimedialità, interattività e collaborazione sono fondamentali nell’apprendimento da remoto.
Le piattaforme tecnologiche
La formazione a distanza si basa su piattaforme tecnologiche che permettono di creare i corsi e organizzare le diverse attività formative abilitando applicazioni come la condivisione dei materiali multimediali, le aule virtuali, le chat, i forum di discussione e il social networking.
Molte piattaforme di e-learning sfruttano portali video on-demand su Internet (principalmente YouTube) per erogare le lezioni in streaming. Le più note sono: Khan Academy (organizzazione senza fini di lucro che offre corsi online gratuiti basati su video lezioni caricate su YouTube); Coursera (creato da professori dell’Università di Stanford, coinvolge un centinaio di università); Udacity (video-lezioni corredate da test di valutazione e rilascio a pagamento di un attestato di frequenza); EdX (creato dal Massachusetts Institute of Technology e dall’Università di Harvard; simile a Udacity); Iversity (ha sede a Berlino e fornisce corsi di tipo MOOC a livello europeo), e la già citata Moodle, che, a differenza delle altre citate, è open source.
Esistono, inoltre, piattaforme tecnologiche specifiche per la distribuzione dei corsi online, l’iscrizione e il tracciamento delle attività chiamate Learning Management Systems o LMS, spesso fruibili via cloud, tra cui – solo per citarne alcune – Docebo, Sap Litmos, TalentLsm, LearnUpon, Mindflash, eFront, TopHat.
L’offerta universitaria
Quasi tutte le università italiane pubbliche erogano corsi in modalità e-learning. A queste si aggiungono università private e 11 Università non statali telematiche legalmente riconosciute dal ministero dell’Istruzione (Miur). Il lockdown ha impresso una spinta decisiva all’organizzazione della didattica a distanza, non essendo possibile né per i docenti né per gli studenti frequentare le aule.
In parte si tratta dell’offerta degli stessi corsi e programmi previsti per l’anno accademico in formato e-learning. L’Università degli Studi di Bergamo ha trasposto le lezioni in modalità live usando la piattaforma Microsoft Teams, fruibili sia via web che via app mobile. L’Università degli Studi di Teramo ha ugualmente portato in e-learning tutta la sua offerta formativa sviluppando anche la UniTE Mobile, la sua applicazione ufficiale per smartphone e tablet che fornisce, tra l’altro, accesso facilitato ai contenuti didattici presenti sulla piattaforma di e-learning, interazione tra studenti e docenti, monitoraggio della carriera e controllo delle presenze.
Ma la didattica a distanza ha toccato praticamente tutti gli atenei italiani, da Milano Bicocca all’Università di Pisa, dall’Università degli Studi di Firenze all’Università degli Studi Roma Tre.
L’Università di Foggia sta anche organizzando l’annuale appuntamento dell’Open Day rivolto alle future matricole su delle virtual room che si trovano nella Piattaforma E-learning dell’ateneo. Il CEA, Centro e-learning di Ateneo, organizza anche il programma MOOC.
I MOOC
I MOOC, i corsi online per una vasta platea, rappresentano infatti l’altra faccia dell’offerta di apprendimento online delle università. Il citato Federica Web Learning è il Centro di Ateneo per l’innovazione, la sperimentazione e la diffusione della didattica multimediale dell’Università di Napoli Federico II, parte di un progetto europeo. Include 200 MOOC, 2.000 lezioni e 6.000 video e vanta 200.000 utenti. La sua mission è essere uno spazio digitale di apprendimento continuo dove aggiornare liberamente le competenze e specializzare le conoscenze attraverso una didattica innovativa accessibile a tutti.
L’Università di Roma La Sapienza collabora alla piattaforma Coursera.org e l’offerta ha le stesse caratteristiche già descritte: centinaia di corsi online, on-demand, interattivi, multimediali.
Il Politecnico di Milano offre un programma di MOOC sotto l’insegna POK (Polimi Open Knowledge), con corsi rivolti non solo studenti e docenti, ma anche ricercatori e cittadini. Il POK del Polimi è costruito su OpenEdX di METID in collaborazione con ASICT, l’area servizi ICT del Polimi. Sempre con METID è realizzata la piattaforma MOOC dell’Università di Bologna, chiamata BOOK (UniBO Open Knowledge platform).
Anche nei MOOC le università attive sono tante e le piattaforme tecnologiche utilizzate possono variare; per esempio i MOOC dell’Università Ca’ Foscari di Venezia sono costruiti su Eduopen, l’Università degli Studi di Palermo usa Microsoft Teams, mentre la Luiss Guido Carli di Roma, ha scelto la piattaforma Cisco Webex (dove si sono anche discusse le tesi).
Solidarietà digitale per le scuole e per le aziende
In pieno lockdown imprese e associazioni hanno messo a disposizione servizi gratuiti per l’e-learning a supporto delle imprese e delle scuole in una gara di solidarietà digitale. Tra le aziende coinvolte ci sono Amazon (webinar gratuiti in ambito STEM), Google (G-Suite for Education), Microsoft (Office 365 Education A1 e Teams), Tim (con WeSchool, piattaforma per creare una classe digitale), solo per citarne alcune. L’elenco completo dei provider che hanno fornito gratuitamente piattaforme e servizi per l’apprendimento a scuola e nelle imprese si legge su solidarietadigitale.agid.gov.it; gli aggiornamenti vengono regolarmente pubblicati sul sito di Agid e su innovazione.gov.it.
Un altro esempio è quello di Siemens, che ad aprile ha offerto voucher per accedere gratuitamente a corsi online su Industria 4.0 tramite la sua Digital Industry Academy. L’azienda tedesca ha creato sessioni dedicate, in termini di contenuti e modalità, per andare incontro alle aziende che hanno deciso di investire sulla formazione dei propri collaboratori nell’ambito dell’automazione industriale.
E-Learning in azienda, il futuro è all-digital?
La formazione in azienda è una delle attività più colpite dall’esigenza di contenere gli spostamenti. McKinsey ha riportato che, a inizio marzo, circa metà dei programmi di formazione in aula programmati fino al 30 giugno 2020 sono stati posticipati o annullati in Nord America, mentre in diverse parti dell’Europa e dell’Asia rinvii e cancellazioni sfiorano il 100%.
La stessa società di consulenza ha però sottolineato che le aziende non possono permettersi di mettere in pausa le attività di formazione, che sostengono e abilitano la digital transformation, e ha individuato sei azioni da intraprendere per proseguire ed espandere i programmi di didattica online. Tra queste, c’è proprio quell’adattamento nell’erogazione dei corsi di cui si parlava nei precedenti paragrafi. Non ci sono limiti ai programmi di formazione che si possono condurre a distanza con sessioni live virtuali come webcast, virtual classroom e video-conferenze, ma spesso le piattaforme tecnologiche sono carenti quando si tratta di costruire solide capacità socio-emozionali e interpersonali e vanno quindi introdotte nuove funzionalità per un feeling “come di persona”, dice McKinsey. Sono fondamentali gli strumenti per il coinvolgimento diretto dei partecipanti, come chat, sondaggi e l’invio di feedback dopo la lezione.
Secondo l’Observatory Barometer 2020 di Cegos le modalità digitali utilizzate per erogare la formazione durante il lockdown sono state in primo luogo virtual classroom e webinar (73%), seguiti da moduli e-learning (46%) ed e-coaching (29%). Lavorare efficacemente da remoto, gestire team a distanza e guidare progetti a distanza sono stati gli argomenti maggiormente trattati. In generale, rispetto alle metodologie utilizzate, mentre a livello europeo coaching individuale, formazione blended e apprendimento d’aula hanno la stessa importanza, in Italia la formazione mista rimane ancora la soluzione meno adottata (29%).
In termini di competenze da potenziare con la formazione, come ha messo in luce la survey Cegos, per affrontare al meglio le sfide del nuovo scenario, le aziende stanno puntando con decisione sulle soft skill legate al management e allo sviluppo personale, come confermato dalla quasi totalità degli intervistati (95%). Il 49% ritiene comunque importante mirare ad aggiornare o allineare anche le hard skill legate alle funzioni. Se si guarda invece ai temi su cui si stanno muovendo le organizzazioni spiccano i modelli e gli stili relazionali a distanza (49%), il remote management (46%) e lo Smart Working (39%).
L’emergenza Covid-19 ha anche messo in evidenza per molte aziende l’opportunità di trasferire tutte le attività di formazione verso un formato all-digital, che implica un più profondo ripensamento dell’esperienza di apprendimento con componenti social di collaborazione e interazione. La tecnologia che caratterizzerà questa offerta formativa digitale più avanzata è la realtà virtuale e aumentata, capace di stimolare l’engagement dei destinatari.
Già un anno prima dell’emergenza coronavirus Protom e Gruppo Ebano avevano presentato congiuntamente al Connext, il primo incontro nazionale di partenariato industriale di Confindustria, il progetto “ACT – Active Customized Training”. Il punto di forza di ACT è proprio l’utilizzo della realtà virtuale e aumentata che attivano la componente esperienziale. L’offerta si basa su percorsi di e-learning e social learning interattivi e personalizzati e si rivolge specificamente alle aziende, perché la formazione continua dei dipendenti è il fattore competitivo che determina il successo.