Ricerche e studi

Formazione Digitale o in presenza: quali saranno gli approcci del futuro?

La pandemia ha certamente imposto un ripensamento delle modalità di erogazione della formazione: il 75% delle aziende ha incrementato il ricorso al digitale, utilizzando prevalentemente webinar e virtual classroom, mentre è inferiore il numero dei casi in cui le organizzazioni si sono avvalse di moduli di e-learning. Ma cosa succederà adesso? Quali sono gli scenari futuri?

Pubblicato il 05 Ott 2020

Emanuele Castellani

CEO, Cegos Italy & Cegos Apac

Formazione-digitale.jpg

Nonostante le difficoltà del contesto Covid-19, la formazione resta strategica per 8 imprese su 10. È ciò che emerge dai dati della Survey Cegos “Decoding the Future of Learning: Post Lockdown”, che abbiamo condotto tra giugno e luglio su un campione di 400 aziende per comprendere che ruolo ha oggi la formazione digitale.

Il 25% ha dichiarato un aumento del budget per lo sviluppo di competenze cruciali per il business e per il futuro, il 59%, pur riducendo le risorse alla luce degli stravolgimenti del periodo, manterrà comunque gli investimenti sugli interventi formativi essenziali.

L’effetto del Covid-19 sulla formazione digitale

La pandemia ha certamente imposto di ripensare le modalità di erogazione della formazione tanto che la maggioranza delle aziende (75%) ha incrementato il ricorso al digitale, utilizzando prevalentemente webinar e virtual classroom e registrando su queste modalità sincrone i più elevati livelli di soddisfazione; solo in seconda battuta si sono avvalse di moduli di e-learning.

Possiamo affermare che durante il lockdown le aziende hanno, quindi, accettato la sfida del digital learning e ne hanno apprezzato anche le diverse soluzioni, tanto da non volerle abbandonare per gli ultimi mesi dell’anno, ma il 35% alternerà, se possibile, momenti di apprendimento a distanza con incontri in presenza.

Per il 2021 prevarranno, invece, gli approcci integrati blended (59%), con un ricorso maggiore alle soluzioni face to face per potenziare soprattutto le soft skill utili alle sfide del nuovo scenario.

La maturazione delle prassi si tradurrà, pertanto, in un diverso mix di modalità tra cui, appena sarà possibile e con tutte le condizioni di sicurezza, sarà contemplata anche la possibilità di tornare a un contesto presenziale per ottimizzarne i benefici (79%). In ogni caso, anche nel caso delle aule virtuali, l’interazione con il docente e il coinvolgimento attivo dei partecipanti in attività d’aula sono considerati fattori critici di successo.

Il cuore dei percorsi di formazione è la progettazione

Tutte queste evidenze confermano che sia in aula sia quando si parla di online l’elemento cruciale della formazione è l’accurata progettazione, rispetto agli obiettivi aziendali, ma anche in termini di engagement dei partecipanti. Solo a fronte di un lavoro fatto a monte si possono cogliere risultati concreti: se le persone non modificano i loro comportamenti, non fanno la differenza e le performance delle imprese non cambiano.

Coinvolgimento e accompagnamento alla trasformazione sono, infatti, parole chiave del processo formativo. Affinché la trasformazione delle conoscenze in competenze, e quindi in nuovi comportamenti, possa avvenire con maggior probabilità, occorre, infatti, che il facilitatore/docente sia presente e il trasferimento di knowledge sia accompagnato. È il tema della formazione che si “espande”: non si tratta più solo di un episodio formativo isolato ed estrapolato dal contesto lavorativo, ma è una formazione più diluita nel tempo e intervallata con il lavoro, attraverso l’intervento di un docente che favorisce l’applicazione di ciò che si è appreso e la reiterazione di tali comportamenti nel tempo.

Anche noi lo abbiamo sperimentato nelle oltre 1.000 classi virtuali e webinar realizzati tra marzo e giugno. Solo così il partecipante diventa protagonista della propria formazione e riesce a tradurre le nuove conoscenze acquisite in pratiche. Nel new normal, quindi, il digitale va valutato in questa declinazione e in base all’efficacia del suo contributo, secondo una nuova concezione di formazione in presenza a 360 gradi, anche se non in presenza fisica!

Da segnalare, infine che per affrontare le sfide del nuovo scenario, le aziende scelgono di puntare con decisione (95%) sulle soft skill specie per modelli e stili relazionali a distanza (49%), il remote management (46%) e lo Smart Working (39%). Il 49% ritiene comunque importante mirare ad aggiornare o allineare anche le hard skill legate alle funzioni.

Questo spunto conduce oggi a un tema centrale nella formazione, ovvero il ruolo attivo del singolo: ognuno deve essere responsabile delle sue competenze e curarle come proprio bagaglio personale e professionale in un’ottica di apprendimento continuo. I nostri studi internazionali hanno precisato che 7 soft skill sono imprescindibili per contribuire al cambiamento che sta interessando tutte le organizzazioni: il remote management, appunto, la digital communication, l’agilità e adattabilità, la creatività e il senso dell’innovazione, lo spirito di iniziativa, l’organizzazione del lavoro e, importantissima, imparare a imparare… abilità che si rifletteranno positivamente anche sulle hard skill con un effetto moltiplicatore.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 3