Le competenze digitali aiutano le donne a superare molti degli ostacoli che ancora oggi le penalizzano nel mondo del lavoro. Migliorare questi skill e renderli accessibili a tutte le donne potrebbe rappresentare quindi un beneficio per l’intera società.
A metterlo nero su bianco la ricerca di Accenture “Getting to Equal: How Digital is Helping Close the Gender Gap at Work”, che ha coinvolto più di 4.900 lavoratrici e lavoratori in 31 Paesi del mondo, suddivisi equamente e rappresentativi di tre generazioni (i Millennial, la Generazione X e i Baby Boomer) a tutti i livelli della scala gerarchica e in imprese di varie dimensioni.
Secondo lo studio, se governi e imprese riuscissero a favorire la collaborazione e a raddoppiare le iniziative per rafforzare la “cultura digitale” tra le donne – puntando sulla formazione, sul livello di occupazione e sull’avanzamento di carriera -, si potrebbe raggiungere la parità in 25 anni, piuttosto che nei 50 necessari al ritmo attuale nei Paese sviluppati, e in 45 contro gli 85 al ritmo attuale in quelli in via di sviluppo.
«Le donne rappresentano un serbatoio ancora inesplorato di talenti che può contribuire a colmare il divario tra le competenze necessarie a restare competitivi e il talento a disposizione», ha sottolineato Pierre Nanterme, Presidente e CEO di Accenture. «Per governi e imprese c’è un’evidente possibilità di collaborare nello sforzo di conferire a un maggior numero di donne le competenze digitali e accelerare così la parità di genere nel mondo del lavoro».
Le competenze digitali sono quindi un valido alleato per le donne e come rileva la ricerca sbloccare ed accrescere il “digital fluency” – ovvero il livello in cui le tecnologie digitali vengono adottate e utilizzate per aumentare le proprie competenze ed essere più connessi – aumenta le opportunità lavorative e di crescita professionale del mondo femminile. Di tutto questo le donne sono consapevoli a tal punto da farne ricorso più dei colleghi uomini (in Italia Barilla ne è un esempio): corsi virtuali, dispositivi digitali per collaborare (webcam, messaggistica istantanea), piattaforme di social media e dispositivi come smartphone oltre a permettere loro di assicurarsi un buon margine di vantaggio nella formazione, sul lavoro e per fare carriera, consentono di migliorare il worklife balance e sfruttare le differenti forme di lavoro agile.
Per quanto riguarda l’Italia, dalla ricerca emerge che occorre aumentare la ‘cultura digitale’: su ventisei Paesi ci posizioniamo infatti solo al 19° posto nella classifica che combina il valore del digitale rispetto a formazione, lavoro e crescita professionale. Prima dell’Italia troviamo paesi come gli Emirati Arabi Uniti, la Corea, il Giappone o il Brasile. Nonostante questo, le potenzialità su cui far leva per sbloccare la parità di genere attraverso il digitale ci sono e sono alte: anche se un buon livello di competenze aiutano le donne a progredire nella carriera, dalla ricerca emerge che non sono sufficienti a colmare il divario di genere tra i livelli più alti in azienda, né hanno effetti sulla parità retributiva. Gli uomini restano ancora coloro che in famiglia guadagnano di più. Questo aspetto cambierà man mano che sempre più donne della generazione Millennial entreranno a far parte del management. La ricerca ha rilevato che, in Italia, 7 donne intervistate su 10 della generazione Millennial aspirano a ricoprire posti direttivi.