INTERVISTA

Una nuova frontiera per la digitalizzazione in Italia: il Cloud approda nell’ambito HR

Negli ultimi due anni la semplicità d’uso della nuvola ha conquistato le direzioni del personale di grandi imprese, come Enel, Eni, Generali, Tim, Banco Popolare. Ne abbiamo parlato con David Mihala, Responsabile vendite Oracle HCM Cloud per Italia, Spagna e Portogallo, che nel mondo è stato adottato da 6000 clienti

Pubblicato il 04 Ott 2016

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Cloud e Industria 4.0. Una ricerca Oracle svolta a livello Emea e appena pubblicata (“Cloud: Opening up the road to Industry 4.0”) rivela come per la maggioranza delle aziende il Cloud rappresenti la tela su cui tessere e costruire le strategie e gli investimenti in innovazione tecnologica come la robotica (62%) e l’intelligenza artificiale (60%). Tuttavia, al momento solo l’8% dispone di un modello di Cloud integrato per la gestione delle applicazioni legacy e di nuove piattaforme, anche se il 36% dichiara che lo implementerà entro la fine di quest’anno e un altro 40% nel 2017. Solo il 5% invece non ha piani in questa direzione.

E l’Italia a che punto è con il Cloud? Noi siamo partiti dopo, ma stiamo rimontando ed è boom nell’applicazione alla gestione delle risorse umane. Negli ultimi due anni la sua semplicità d’uso ha conquistato le direzioni del personale di grandi imprese, come Enel, Eni, Generali, Tim, Banco Popolare, ma anche di medie aziende multinazionali come Danieli, Illy e Recordati. «L’Italia ha scelto il momento migliore per implementare il Cloud», commenta David Mihala, Responsabile vendite Oracle HCM Cloud per Italia, Spagna e Portogallo, che abbiamo incontrato a Milano. Oracle ha nel mondo 6000 clienti che hanno adottato le soluzioni Human Capital Management (HCM) Cloud e il 55% delle aziende Fortune 500 ha una soluzione Oracle HCM.

Perché è il momento migliore per il Cloud?

Perché siamo alla seconda generazione, con livelli di funzionalità, efficacia e integrazione molto più alti rispetto a cinque anni fa, quando si è iniziato a introdurlo in Paesi come Francia e Gran Bretagna. L’Italia arriva dopo, negli ultimi due anni, e c’è stata una esplosione negli ultimi 18 mesi, ma può usufruire dell’offerta più aggiornata e completa.

Che cosa ha conquistato i nostri HR manager?

La facilità d’uso per i collaboratori, che con semplici App possono svolgere operazioni direttamente sui loro tablet e smartphone. La velocità d’implementazione, la flessibilità del sistema HCM che si interfaccia facilmente con soluzioni preesistenti e il risparmio di risorse nella manutenzione, sicurezza e aggiornamento della piattaforma, che sono a carico di chi eroga il servizio Cloud.

Le aziende italiane hanno dunque compreso l’utilità del passaggio dall’on premise al Cloud?

Assolutamente sì. Il mercato italiano è ad alto potenziale, cresce velocemente e sto incontrando direttori del personale pragmatici e consapevoli dei vantaggi che ne trarranno. Tutte le aziende, e non solo in Italia, stanno trasformando business e organizzazione, devono rispondere in modo veloce a sfide sempre nuove, devono recuperare in efficienza ma anche contare su una popolazione aziendale coinvolta, ingaggiata e soddisfatta. Il capitale umano è una funzione chiave in questo processo di trasformazione e adottare il Cloud è anche una forma di employer branding. Ti garantisco che questo è il posto migliore dove lavorare perché ti semplifico la vita, il modo di lavorare con gli altri diventa più collaborativo e più semplice il modo di sbrigare operazioni amministrative. In particolare, poi, con le nostre soluzioni HR possiamo monitorare competenze e crescita professionale, dando opportunità concrete di sviluppo ai collaboratori in base ai bisogni aziendali. Più in generale, il Cloud consente di far accadere le cose e tutto questo si traduce in maggiore efficienza e produttività per l’organizzazione.

Come si posiziona l’adozione del Cloud nel mondo HR rispetto alle altre divisioni aziendali?

L’HR è uno dei principali clienti del Cloud. Per sperimentarlo le imprese partono dallo Human Capital Management, forse perché meno complesso di altri processi, e via via mostrano interesse verso la possibilità di integrare nella stessa piattaforma cloud altre funzioni aziendali, come l’ERP che include acquisti, produzione, finance e distribuzione, e il CRM. Noi siamo pronti, abbiamo una piattaforma unica integrata e gli italiani sembrano più propensi degli altri Paesi europei a sfruttare questa ulteriore integrazione.

Le vostre soluzioni potrebbero essere utili anche alle piccole aziende italiane o serve un certo di livello di complessità e un numero minimo di dipendenti?

Il Cloud serve a tutti perché semplifica i processi velocizzandoli e fa risparmiare. Direi che per la gestione del personale ha senso con almeno cento dipendenti, ma non porrei limiti sulle dimensioni aziendali perché ci sono realtà piccole con un livello di complessità anche più alto di grandi aziende, quindi anche le prime potrebbero trarre vantaggio dal cloud. Dipende dal business e dall’organizzazione.

Quali sono i tempi di implementazione di un progetto cloud, quali i vantaggi, quali le ristenze?

Da tre a sei mesi. Poi certo dipende dai tempi decisionali delle singole organizzazioni, ma non da limiti tecnologici. Secondo me potrebbero sfruttare di più le potenzialità dell’e-learning che oggi, grazie al digitale, è molto più interattivo di un tempo. Le aziende che lo usano meglio stanno riducendo decisamente tempi e costi. Talvolta è sufficiente una web-cam. Le naturali resistenze al cambiamento, che però non dipendono dal Cloud. Tant’è che negli ultimi due anni queste resistenze sono diminuite grazie a una capillare informazione e alla testimonianza di chi l’ha adottato con successo.

Che cosa ci riserva il futuro? Quali altre applicazioni saranno disponibili?

Noi stiamo lavorando molto su applicazioni legate al wellness, il benessere dei collaboratori. In particolare, abbiamo appena rilasciato un’app che consente di misurare alcuni aspetti del proprio stile di vita legato alla salute, visualizzabile sullo smartphone accanto alla nota spese, alle ferie e al proprio piano di carriera. La privacy è garantita, tutt’al più se vorranno i collaboratori potranno gareggiare tra loro tra chi è il miglior runner o ingaggiare altre competizioni. L’applicazione è in forma di gamification e continueremo su questa strada, quella dei servizi offerti ai dipendenti per il loro benessere generale.

Vada per il wellness. E il business?

Un altro tema su cui lavorare nei prossimi anni è quello dei big data applicati all’HR. Gli analitycs sono già disponibili, ma la gestione organizzata dei big data ancora no, mentre le aziende dispongono di grandi quantità di dati e informazioni che, in un confronto anche con il mercato e le altre aziende, aiuterebbero a gestire sempre meglio le risorse umane, con ritorni in termini di retention e produttività.

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