Il mondo sta rapidamente aumentando di complessità. Una per tutte: cento anni fa una persona sapeva costruirsi interamente la propria casa dalle fondamenta al tetto. Oggi sarebbe impensabile. Sono evolute le competenze, diventate iper-specialistiche, al punto che anche per progettare come si deve un sito user friendly, accattivante e performante servono almeno quattro o cinque persone con abilità e conoscenze differenti.
Se la concezione tayloristica del lavoro prima e il fordismo poi ci hanno consegnato un mondo fatto di pochi alla guida e di molti addetti ad una pura execution, in cui l’apporto cognitivo non era neppure richiesto – per non dire inibito –, la grande trasformazione della lean production, unita a un tasso di innovazione tecnologica crescente, hanno disegnato un’organizzazione del lavoro del tutto diversa negli ultimi anni.
Siamo tutti knowledge worker, portatori di competenze preziose e collaborare non solo è necessario, ma è un prerequisito per poter lavorare.
Indice degli argomenti
Leadership skills, creare ambienti di apprendimento costante, di innovazione e di coinvolgimento
Su chi gestisce team e ha il compito di guidarli, questa nuova organizzazione del lavoro, unita ad altre sfide sempre più pressanti, ha avuto un impatto dirompente. I vecchi modelli gerarchici scricchiolano e dove resistono ne sono evidenti le falle.
Tra i tanti compiti di chi guida un’organizzazione o un team c’è la necessità di creare ambienti di apprendimento costante, di innovazione e di coinvolgimento, basi essenziali – seppur non uniche – per generare risultati di successo.
L’idea di una leadership aziendale che possa funzionare senza consenso è tramontata, nonostante qualche tenace tentativo di resistenza nel modello di impresa familiare. Come creare e mantenere questo consenso è una delle difficoltà maggiori a cui i leader sono esposti.
Quali sono le leadership skills che generano consenso e risultati di successo
Quali capacità servono per guidare e motivare team fatti di persone con caratteristiche e background sempre più variegati e differenti, dislocati in luoghi diversi e spesso disorientati dalla repentinità dei cambiamenti?
Provare a redigere un elenco esaustivo delle capacità richieste a un buon leader sarebbe una fatica inutile, possiamo però concentrarci su quelle necessarie ad un esercizio sano, efficace ed efficiente del potere in azienda.
Il potere della cooperazione
Come ha scritto Yuval Noah Harari nel suo ultimo saggio Nexus, noi Sapiens “dominiamo il mondo non perché siamo particolarmente saggi, ma perché siamo gli unici animali in grado di cooperare in modo flessibile su larga scala”. Unica condizione: volerlo.
La prima capacità è dunque quella di far emergere prima e gestire poi la naturale conflittualità che si scatena dai nostri legami. Un leader è attento alle dinamiche del suo gruppo, ne intercetta i conflitti e incoraggia il confronto, aperto e rispettoso, perché si possa alimentare una sana discussione.
Un leader capace crea le condizioni perché nel gruppo regni una solida sicurezza psicologica che faccia sentire ognuno libero di contribuire, di partecipare e veda valorizzate le proprie idee, senza timore di stigma, svilimento o mancato riconoscimento.
Cooperare non significa necessariamente raggiungere un accordo, ma un team in cui c’è stata una sana e rispettosa condivisione del punto di vista di tutti, avvertirà maggior fiducia e sarà più aperto alla collaborazione futura.
Porre le giuste domande
Nagib Mahfouz ha scritto “potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è saggio dalle sue domande”.
Altro tratto distintivo di una leadership autorevole è la capacità di fare domande, la cui bontà è direttamente proporzionale alla capacità di invitare realmente gli altri a dare il proprio contributo. Le domande energizzano, ispirano, responsabilizzano, incoraggiano, illuminano, sfidano.
Come scrive Hal B. Gregersen nel suo saggio Nelle domande c’è la risposta, le persone più brave nel fare domande sono quelle che creano intenzionalmente, per sé stesse, condizioni di incertezza, alimentando il dubbio. Combattere la cultura della certezza alimentando e sostenendo la curiosità, la capacità di innovare e di anticipare i cambiamenti.
Roger Martin, già docente della Rotman School of Management dell’Università di Toronto e oggi a capo del Martin Prosperity Institute, nel suo libro The Opposite Mind, scrive che i pensatori più innovativi sono capaci di “far convivere nella loro testa idee diametralmente opposte”.
Chiedersi costantemente “che cosa mi sto/ci stiamo perdendo qui?” è una delle domande che ogni leader che voglia incidere con efficacia sulla sua squadra dovrebbe costantemente porsi e porre.
Una comunicazione chiara, sintetica e autorevole
Se far emergere i conflitti e creare una solida sicurezza psicologica, insieme alla capacità di fare domande, sono capacità irrinunciabili in un leader, ne resta una terza che non può essere lasciata all’improvvisazione: saper comunicare con chiarezza, sintesi e autorevolezza.
Saper ordinare le idee nella propria testa e con altrettanta chiarezza passarle agli altri genera fiducia, ispira competenza e facilita il consenso.
Arrivare al cuore degli argomenti catturando prima e mantenendo poi l’attenzione di chi ascolta, è una capacità irrinunciabile, considerando l’iperstimolazione di messaggi a cui siamo esposti.
In sintesi, fare un elenco esaustivo delle qualità di un buon leader è impossibile. Si può però riconoscere che ci sono alcune capacità irrinunciabili, in assenza delle quali la gestione di un team o di un’organizzazione potrebbe risentirne enormemente: la capacità di creare sicurezza psicologica, di fare domande e di comunicare in modo efficace.