«Come dice Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane, del 1985, “prendere la vita con leggerezza non vuol dire farlo con superficialità, ma planare sulle cose dall’alto”: guardarle con distacco e distanza permette di non lasciarsi andare all’impulso del momento e di gestire nel modo migliore le relazioni, anche in azienda».
Ha esordito così, all’ultimo Human Resources Forum di Richmond Italia, Claudio Achilli*, Executive Consultant e Docente 24ore Business School nell’introdurre il tema della sua sessione focalizzata sull’importanza che ha oggi in azienda la leggerezza, che permette di essere proattivi e non solo reattivi, di gestire le relazioni, lasciando spazio a quelle “toniche” e allontanando quelle “tossiche”.
«È la nostra stessa natura che ci porta ad appesantire tutte le cose che ci riguardano, quando dovremmo renderci finalmente conto che “less is more”», ha ribadito Achilli. In pratica si tratta di lasciarsi alle spalle i macigni che ci portiamo dietro, «troppo spesso siamo bloccati dai pregiudizi, dalla rabbia, dai rancori. E vale sia per i rapporti personali sia per quelli professionali».
Questo vuol dire agire sui comportamenti anche professionali, lavorare sulle leve che si possono governare, tendendo ben presente che l’intelligenza emotiva e l’empatia sono due dimensioni fondamentali per aiutare a gestire le persone e le relazioni.
«Bisogna trattare con attenzione e dedizione le persone che si hanno davanti, ascoltarle con disponibilità, e fare di tutto per porre le domande senza farsi condizionare da pregiudizi ed etichette. Questo vale per tutti, ma ancora di più per chi è un leader. Perché come ha detto Antoine de Saint-Exupéry, l’autore del Piccolo Principe, “esiste un solo vero lusso, ed è quello dei rapporti umani”», ha sottolineato Achilli.
Bisogna, quindi, percorrere un cammino che porti verso la leggerezza dei gesti, degli approcci, degli stili, delle relazioni, anche in azienda. Come? Continuando a mettersi in gioco e mettendo in discussione i comportamenti che sono sotto la responsabilità personale: è un percorso di cambiamento che non si ferma mai, in cui si deve osare, consapevoli del fatto che si può sbagliare.
«I comportamenti generano valore emozionale, esperienziale, economico – ha ricordato Achilli -. Quando si parla di relazioni in azienda la cosa più importante da comprendere è che, prima di tutto, il modo in cui si approcciano, trattano e gestiscono le persone è un valore aggiunto emozionale. Trattare i dipendenti da persone e da “umani” vuol dire alleggerire e non puntare il dito con pregiudizio. L’errore più comune che fanno i leader è non porsi in ascolto, e in questo modo non si comprende. Per andare oltre bisogna ricordarsi costantemente che non si hanno davanti risorse umane, ma persone».
Come accennato, i comportamenti generano valore e anche la leggerezza è un valore emozionale, esperienziale e volendo anche economico. Ecco perché, secondo Achilli, è giusto fare un elogio alla leggerezza: «La leggerezza di chi non si prende troppo sul serio, di chi si dà torto, di chi si mette in gioco, di chi sa andare oltre le apparenze, di chi sa vivere in maniera più sincera e più autentica la sua vita, con grande attenzione e disponibilità agli altri, mettendosi in ascolto. Bisogna essere “giver” e non solo “taker”, bisogna essere generosi e prima di tutto dare ascolto, attenzione, rispetto, disponibilità. Anche quando le persone sbagliano. Bisogna avere empatia, che poi è una forma di intelligenza emotiva».
La leggerezza quindi riguarda soprattutto la dimensione emozionale e si connota con l’intelligenza, che deriva dal latino intus legere (leggere dentro): «Solo se si “leggono” con profondità le situazioni e le persone è possibile capirle e comprenderle. La differenza tra capire e comprendere è che per capire basta la testa, mentre per il “cum prendere”, cioè per prendere con sé, è necessario calarsi in una dimensione emozionale. Una persona va capita e in alcuni casi compresa. E quindi bisogna andare oltre le apparenze, oltre il visibile». Non si tratta però solo di riconoscere le emozioni, ma anche di suscitarle e di avere un filo diretto con ciò che provano gli altri, mettendoci nei loro panni. E quindi di essere empatici, perché, come dice Jeremy Rifkin, “se vogliamo sopravvivere in questa società dobbiamo tutti essere empatici”. «Intelligenza emotiva è anche tenere a freno l’impulso e riconoscere i sentimenti propri e quelli altrui, e destare emozioni. Quindi leggerezza è anche destare emozioni che sono più veloci della ragione. Noi arriviamo a dei risultati attraverso la dimensione emozionale, lo stile, la relazione».
Relazioni “toniche” in azienda e miglioramento continuo
Le relazioni oggi sono sempre più complesse e questo è un po’ il dilemma da risolvere. Come dice il filosofo Zygmunt Bauman, la nostra società è fluttuante e liquida, viviamo nella società del transitorio, dell’incertezza totale. Non c’è nulla a cui afferrarci. Ecco perché è importante trovare sicurezza nei comportamenti che abbiamo rispetto alle altre persone.
Come ha sottolineato Achilli, la tonicità dipende da noi, da come si gestiscono le relazioni e da come si considera l’altro: uguale o un nemico? Bisogna mettersi sullo stesso piano, rispettare gli altri e dare loro spazio: «Ci sono organizzazioni e management che continuano ad affrontare i nuovi problemi con un mindset vecchio, trascinandosi dietro anche delle negatività legate al passato e a rapporti gestiti male. Se si lascia spazio di agire alle persone le si mette, ad esempio, nelle condizioni di dare il loro contributo per costruire delle soluzioni innovative con un problem solving creativo. Non si finisce mai di imparare: non possiamo pretendere che le cose cambino se si continuano a fare nello stesso modo».
Per trovare delle soluzioni è quindi importante non essere arroccati e troppo legati al passato, non bisogna guardare al presente con l’occhio del passato, ma al futuro e trasformare in opportunità anche le situazioni critiche.
Quanto detto è valido se e solo se però si ricorda che alla base di tutto c’è la gestione e la governance delle emozioni, che sono più veloci della ragione. «È da quello che si prova che scaturiscono le riflessioni, che a loro volta si traducono in azioni e comportamenti che producono risultati e performance. Nella cultura giapponese c’è la filosofia del ‘Kaizen’, del miglioramento continuo: non bisogna mai accontentarsi del risultato ottenuto, anche quando è positivo. Si deve puntare sempre ad andare oltre. La domanda da porsi è: cosa avrei potuto fare in più, meglio, di nuovo, di diverso? E questo vale anche quando si è ottenuto il risultato. Questo vuol dire imparare a darsi torto e non sempre ragione», ha concluso Achilli.
* Claudio Achilli, toscano di origine, milanese non per diletto, nella sua carriera ha ricoperto il ruolo di HR Manager in realtà nazionali e multinazionali. Dal ’95 è Executive Consultant, Business Coach, Docente e Speaker per importanti realtà industriali e di servizi, ed è docente e moderatore per 24ORE Business School, con focus sulle soft skills: competenze trasversali e strategiche in ogni contesto aziendale (dalla comunicazione al team building, dal public speaking al problem solving, dalla negoziazione alla vendita, dal self empowerment alla leadership).