Le nuove modalità di organizzazione del lavoro e la crescente attenzione al benessere delle persone sono tra le conseguenze principali della pandemia in ambito lavorativo. Questi cambiamenti hanno reso sempre più forte l’esigenza all’interno delle aziende di un People Management diverso dal passato, che sfrutti il digitale e che sappia vedere le persone nella loro interezza, non solo nei loro ruoli professionali.
Lo confermano i recenti dati dell’Osservatorio vita-lavoro di Lifeed (società di Education Technology che crea soluzioni innovative per lo sviluppo e la sostenibilità del capitale umano) secondo cui oggi c’è una sensibilità crescente verso un nuovo modo di fare People Management: l’80% delle persone riconosce l’importanza del messaggio culturale dell’azienda quando quest’ultima dimostra di vederle in tutte le loro dimensioni identitarie, dalla vita privata a quella lavorativa.
Questo dato indica inoltre che le persone non sono ancora abituate a una leadership in grado di vederle come individui a 360 gradi e che, su questo fronte, ci sia ancora molto lavoro da fare nelle aziende per riconoscere e valorizzare le esperienze di vita come fonti e risorse utili anche al business.
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Il digitale è un abilitatore del cambiamento
Il trasferimento di competenze dalla sfera personale a quella professionale è il passaggio successivo al loro riconoscimento: in questa direzione, il digitale è un abilitatore del processo di reskilling e del cambiamento culturale ed è un potente strumento al servizio dell’HR per offrire esperienze di apprendimento che permettono alle aziende di valorizzare tutti i ruoli e le competenze delle persone.
La tecnologia è funzionale a questo processo attraverso una formazione innovativa che combina digitale e vita reale, favorendo il trasferimento di capacità tra ruoli personali e professionali.
Il People Management di domani sarà quello capace di agire non solo per migliorare l’equilibrio tra vita personale e professionale, ma per abilitare la sinergia tra queste dimensioni attraverso la “transilienza”, ovvero la capacità di trasferire abilità dagli ambiti di vita personale al contesto lavorativo e viceversa, con un impatto sul benessere e sulla produttività delle persone.
L’innovazione di Lifeed, basata su un metodo di apprendimento proprietario, il “Life Based Learning”, permette alle aziende di riconoscere e valorizzare i talenti che le persone esprimono in tutti i loro ruoli, scoprendo in primis ‘dove’ si trovano: per esempio, nel ruolo di genitori, di figli o caregiver, di amici o in tutti quei ruoli che si generano a partire da esperienze e cambiamenti nella vita personale.
People Management digitale, la gestione del personale diventa più efficace
La maggior parte dei ruoli che gli individui ricoprono sono di tipo personale. Lo stesso vale per i talenti, che spesso risiedono nella sfera privata ma non sono usati sul lavoro. Le persone possono trasferire sul lavoro, per esempio, le capacità relazionali di empatia e ascolto che utilizzano (già) nella vita privata, e proiettare a casa le competenze organizzative che utilizzano prevalentemente sul lavoro.
La necessità di vedere e valorizzare le persone nella loro interezza diventa indispensabile per consentire un cambiamento culturale che non può avvenire se i ruoli e le esperienze che le persone vivono fuori dal lavoro sono visti come un ostacolo, un problema, un detrattore di tempo ed energie. Al contrario, riconoscerli come un’opportunità consente alle aziende di ‘moltiplicare’ le risorse disponibili dimostrando al contempo di saper vedere e valorizzare le persone per tutto ciò che sono e possono dare.