È possibile l’amicizia tra uomo e macchina o l’intelligenza artificiale ruberà il lavoro alle persone? Proviamo a ribaltare il punto di vista: senza le competenze e la creatività umana non ci sarebbero nemmeno i robot. La riflessione arriva dallo studio di Manpower dal significativo titolo “Humans wanted: robots need you”, ovvero “Esseri umani cercasi: i robot hanno bisogno di voi”. Per il mondo HR è una vera rivoluzione. La digitalizzazione e il crescente ricorso all’automazione che eliminano mansioni ma ne creano altre, uniti allo skill shortage, fanno sì che la mera ricerca del talento non sia più sufficiente: “è necessario costruirlo”, ammonisce Manpower, che ha intervistato per questo studio 19.000 datori di lavoro in 44 paesi.
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Skills Revolution in pieno svolgimento
Una talent strategy dinamica sosterrà la crescita futura utilizzando la giusta combinazione di quattro principi: Build (costruire sulle risorse esistenti tramite la formazione), Buy (premiare i talenti con stipendi adeguati), Borrow (offrire forme di collaborazione flessibili) e Bridge (spostare le risorse se serve). Ciò non vuol dire negare l’impatto dell’AI nel mondo del lavoro: “Bridge”, per esempio, potrebbe implicare lasciar andare risorse che non servono più. Ma il risultato netto è positivo: l’87% dei datori di lavoro ha intenzione di aumentare o mantenere invariato il proprio organico a seguito dell’automazione.
Amicizia tra uomo e macchina, ci pensano i manager e le donne
Resta il fatto che le organizzazioni stanno investendo nel digitale, trasferendo diverse mansioni operative ai robot. L’essere umano è chiamato a fare da supervisore o complemento alle macchine. Come garantire una convivenza felice? Innanzitutto con la leadership: spetta ai dirigenti innescare il cambiamento, l’innovazione e una nuova cultura in linea con un’epoca in cui le competenze si avvicendano rapidamente. Secondo punto chiave: le donne. Rappresentano il 50% della forza lavoro e nel 2017 sono risultate più istruite degli uomini: le donne devono guidare, anche in posizioni di leadership, la soluzione del problema della relazione uomo-macchina.
Capire la forza lavoro
Fondamentale anche comprendere che cosa chiedono i lavoratori: entro il 2025, i Millennial e la Generazione Z rappresenteranno più di due terzi della forza lavoro mondiale e le aziende devono adattarsi integrando modelli NextGen, tra cui lavoro a contratto, part-time e interinale. L’87% dei lavoratori si dice disposto a queste forme di lavoro flessibile, ma poche aziende li offrono. Quarto punto: le organizzazioni devono conoscere le capacità dei propri dipendenti tramite valutazioni e strumenti di analisi predittiva della performance per distribuire il talento e evitare di creare “silos di competenze”.
Come deve cambiare la formazione
Il quinto fattore chiave per un’amicizia tra uomo e macchina è la formazione personalizzata: le aziende devono sostituire i metodi di apprendimento standardizzati con strategie e servizi di orientamento mirati per sviluppare competenze cruciali. Importante anche puntare sulle soft skill (sesta raccomandazione): le doti personali sono più difficili da sviluppare rispetto alle competenze tecniche. Infine, bisogna mettere le persone in condizione di valorizzare la tecnologia: le aziende devono analizzare e rivalutare le competenze di cui necessitano per garantire che il talento delle persone sia complementare all’automazione.
Come va in Italia
I dati del sondaggio Manpower relativi all’Italia indicano che il 37% delle aziende nel nostro paese riscontra difficoltà nel trovare lavoratori con le giuste competenze. In particolare, il 31% dei datori di lavoro afferma che i candidati non hanno le competenze hard (17%) e soft (14%) di cui hanno bisogno. Per l’85% dei datori di lavoro la Talent Strategy migliore è rafforzare le competenze dei propri lavoratori, ma il 61% prevede anche di assumere. Il 60% creerà percorsi di carriera alternativi per riassegnare i lavoratori, ma solo il 26% utilizzerà forme di lavoro flessibili, on-demand o part-time.