Ricerche e studi

Cambiare lavoro: una persona su quattro intende farlo nel 2021, nonostante la pandemia

I dipendenti desiderano un equilibrio tra vita professionale e vita privata, ma anche opportunità di avanzamento di carriera e per queste ragioni sono pronti a sfidare le incertezze del sistema economico causate dalla pandemia e a cambiare lavoro. I risultati dell’indagine condotta dall’IBM Institute for Business Value

Pubblicato il 01 Mar 2021

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La crisi economica scatenata dalla pandemia è palpabile. Con una ristretta cerchia di settori che ha visto il proprio fatturato aumentare esponenzialmente e tanti invece che lottano per andare avanti giorno dopo giorno, le aziende possono stare tranquille almeno per quanto riguarda la fedeltà dei dipendenti al proprio posto di lavoro che mai si sognerebbero di rinunciarvi. Sembrerebbe, ma non è così! A riportare i piedi per terra ai datori di lavoro, forse un po’ troppo sicuri di sé, ci ha pensato infatti l’ultima ricerca realizzata dall’IBM Institute for Business Value (IBV) che ha rivelato come una persona su quattro a livello globale intende cambiare posto di lavoro nel 2021, e anche chi ha cambiato lavoro nel 2020 potrebbe essere alla ricerca di nuove opportunità.

Cosa spinge i dipendenti a cambiare lavoro

What employees expect in 2021, questo il titolo dello studio realizzato intervistando oltre 14.000 persone in tutto il mondo, si è posto l’obiettivo di comprendere meglio come sono cambiate le prospettive dei dipendenti nel 2020, così come le loro motivazioni e aspirazioni per il 2021, al fine di sostenere le organizzazioni nell’attrarre e mantenere al proprio interno i migliori talenti. Due dunque i risultati più sorprendenti in un contesto così incerto: 1 dipendente su 5 ha cambiato volontariamente lavoro nel 2020 con la Generazione Z (33%) e i Millennial (25%) che rappresentano le fasce di età che più si sono messe in gioco; il 28% dei dipendenti intervistati ha dichiarato di voler cambiare lavoro quest’anno.

Indagando sulle motivazioni che hanno spinto i dipendenti a cambiare lavoro nel 2020 in piena emergenza Coronavirus i ricercatori hanno evidenziato come principale ragione la necessità di avere maggiore flessibilità del luogo di lavoro (32%), seguita dalla voglia di avere un incarico più mirato e soddisfacente (27%), più benefit insieme a maggiore attenzione al proprio benessere (26%), maggiore riconoscimento del proprio valore (25%), salari più alti o promozioni di carriera (25%). Coloro che erano pronti a lasciare il loro attuale lavoro hanno citato molte delle stesse ragioni di coloro che hanno cambiato datore di lavoro nel 2020. Tuttavia, gli aumenti salariali e le opportunità di promozione sono balzati in cima alla lista per il 2021, con più di un terzo degli intervistati che hanno citato queste motivazioni come le ragioni principali alla base della loro volontà di cambiamento.

Quando lo stipendio non basta a motivare

Sebbene l’aumento del salario sia la principale ragione che spinge oggi i dipendenti a cercare nuove opportunità di carriera, lo studio rivela che insieme a ciò esistono altre motivazioni altrettanto sentite. Alla domanda su cosa i datori di lavoro dovrebbero offrire per coinvolgere i dipendenti e trattenerli all’interno delle organizzazioni, i lavoratori hanno posto l’equilibrio tra vita professionale e vita privata (51%) e le opportunità di avanzamento di carriera (43%) in cima alla loro lista di priorità, con retribuzioni e benefici (41%) ed etica e valori del datore di lavoro (41%) subito a seguire. E più di un terzo dei dipendenti ha indicato le opportunità di apprendimento continuo (36%) e la stabilità organizzativa (34%) come fattori chiave di coinvolgimento. Questa vasta gamma di desideri e aspettative conferma che i dipendenti cercano qualcosa di più del semplice compenso dai loro datori di lavoro. Ciò è particolarmente vero per i giovani lavoratori. Solo il 29% della Generazione Z ha indicato uno stipendio competitivo e benefit come fondamentali per il proprio impegno, rispetto a quasi la metà (49%) di coloro che hanno più di 55 anni.

Fiducia in se stessi e voglia di crescere, i dipendenti sono pronti a cambiare lavoro

Messa in fondo al cassetto l’idea del posto di lavoro per tutta la vita, i dipendenti sono fiduciosi nelle loro capacità di ottenere nuovi ruoli. Secondo il sondaggio IBV, l’87% dei dipendenti afferma di avere le competenze necessarie per raggiungere i propri obiettivi di lavoro nel 2021. Tuttavia comprendono l’utilità di accrescere le proprie competenze soprattutto in un’economia in continua evoluzione dominata oggi dalla trasformazione digitale. Così il 58% degli intervistati ha dichiarato di voler seguire corsi di formazione continua quest’anno, per lo più in modalità online; il 25% ha indicato la riqualificazione o il miglioramento delle competenze come obiettivo principali per il 2021; circa il 30% degli intervistati della Generazione Z e il 30% dei Millenial ha dichiarato che si iscriverà a un corso di laurea o acquisirà certificazioni specifiche; più di 1 intervistato su 4 della Generazione Z ha affermato che perseguirà un’opportunità di apprendistato, rappresentando la generazione più disposta a intraprendere questo percorso rispetto alle altre.

3 passi per trattenere i talenti in azienda

Alla luce di questi dati le organizzazioni dovrebbero preoccuparsi di come un esodo di massa di talenti preziosi potrebbe influire sulle loro prestazioni future. Costruendo un dialogo e offrendo trasparenza nel processo decisionale, le aziende hanno ancora la possibilità di creare relazioni più profonde e significative con i loro dipendenti, investire di più nelle iniziative che questi desiderano realmente aumentando così il loro coinvolgimento e la loro lealtà a lungo termine.

Per aiutare le organizzazioni in questo processo l’IBM Institute for Business Value ha creato una piccola “guida all’azione” con alcuni suggerimenti per i datori di lavoro:

  1. Coinvolgere in modo proattivo i dipendenti per capire meglio cosa è veramente importante per loro e per la loro carriera. È più probabile che i dipendenti siano se stessi e si aprano quando i datori di lavoro sono stati in grado di creare una cultura di appartenenza. I dipendenti graviteranno verso i datori di lavoro che li ascoltano e agiscono.
  2. Promuovere una cultura dell’apprendimento che premia la continua crescita delle competenze. La maggior parte dei dipendenti vuole avere successo e crescere. I datori di lavoro possono scegliere di sviluppare percorsi di apprendimento per coltivare le capacità e i talenti delle loro persone o attendere le dimissioni per scoprire quali sono i loro concorrenti.
  3. Non dare le persone per scontate. La pandemia ci ha ricordato quanto sia fragile la vita. Tutti ne hanno passate tante nell’ultimo anno. I datori di lavoro devono dimostrare empatia e cura dei propri dipendenti in modo olistico, considerando il loro benessere fisico, mentale e finanziario.

SkillBuild, la piattaforma e-learning IBM per la crescita delle competenze

Per contribuire a colmare il divario di competenze e la crescita professionale dei lavoratori, IBM ha lanciato SkillsBuild, un programma di studio online gratuito e aperto a tutti che offre possibilità di apprendimento professionale e tecnico a chi è alla ricerca di un lavoro. Con un ampio portafoglio di corsi interattivi in diverse lingue, incluse inglese, francese, tedesco, giapponese e spagnolo, e la possibilità di attingere a strumenti di coaching personale, la piattaforma e-learning IBM permette di acquisire le credenziali necessarie a dare prova delle proprie abilità a potenziali nuovi datori di lavoro. Chi accede a SkillsBuild può condurre un’autovalutazione degli interessi e delle attitudini lavorative per identificare il percorso di apprendimento adatto alle proprie capacità scegliendo tra diverse aree come la sicurezza informatica, l’analisi dei dati, il servizio clienti, e skill utili a muoversi nel mercato del lavoro quali collaborazione, presentazione della propria persona e domande essenziali da porre a potenziali datori di lavoro.

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