Moltissime imprese in Italia hanno già investito o stanno investendo in soluzioni di Mobile Enterprise per consentire ai dipendenti di lavorare con flessibilità e maggiore efficienza.
In particolare anche tante organizzazioni avanzate del mondo sanitario stanno facendo questa scelta, praticamente inevitabile. Tuttavia per affrontare questo tipo di progetti vanno fatte valutazioni attente in termini di tecnologie e processi e non basta sviluppare una Mobile App. Anche perchè mai come in ambito sanitario il tema sicurezza è cruciale e pervasivo. I cyberattacchi sono un rischio serio per tutte le imprese e per tutti i settori, e per la Sanità le previsioni per il 2017 parlano di aumenti preoccupanti.
Per digitalizzare le attività il gruppo Policlinico Abano sta lavorando in partnership con IBM per lo sviluppo di due app IBM MobileFirst for iOS volte a digitalizzare le attività del personale di cura e migliorare l’assistenza ai pazienti.
Le app consentiranno allo staff di organizzare, ordinare per priorità e monitorare le attività sui propri iPad, incluse le terapie, attingendo dalle informazioni sui pazienti per creare un nuovo approccio alla gestione delle cure; offriranno agli infermieri l’accesso ai percorsi clinici dei pazienti, garantendo così la standardizzazione delle attività per migliorarne i risultati; daranno al personale infermieristico la possibilità di consultare le attività in corso su ogni paziente in base ai diversi percorsi clinici e alle relative tempistiche; raccoglieranno dati e risultati assicurando la condivisione delle informazioni in seno al team di assistenza (per esempio parametri vitali come temperatura, pressione cardiaca e altro).
«Al momento il passaggio al sistema di digitalizzazione strutturato con il supporto di IBM e Apple è in fase di attuazione – afferma il dottor Nicola Petruzzi, presidente Gruppo Policlinico Abano. Sono stati organizzati una serie di incontri formativi e informativi con il personale per spiegare, nel dettaglio, le potenzialità del sistema e, soprattutto, come esso si interfaccia».
«Gli infermieri e gli operatori, così come i capisala – afferma Petruzzi – hanno percepito fin dal primo minuto come potrà migliorare in maniera esponenziale l’assistenza sanitaria. L’uso dell’elettronica e dell’informatica, in abbinamento a device di ultima generazione come tablet e smartphone, permette di osservare il paziente in tempo reale, pur assolvendo alle altre funzioni previste da ciascun ruolo lavorativo. Anche il malato percepisce come il livello di attenzione verso la sua persona sia decisamente più elevato rispetto ad un sistema di assistenza sanitaria di tipo tradizionale. Nelle prossime settimane il processo di digitalizzazione sarà concluso nella sua essenza e il monitoraggio dei dati consentirà di misurare in termini statistici e soprattutto numerici la differenza tra il vecchio ed il nuovo».
«In un contesto sanitario caratterizzato da complessità sempre maggiori e in continua evoluzione organizzativa, afferma Petruzzi, la sicurezza del paziente e la correlata qualità dell’assistenza sanitaria implicano l’imprescindibilità, per la struttura, di implementare e attuare nuovi modelli gestionali, imperniati sui concetti di integrazione dei sistemi e dei flussi informativi, nonché di sistematizzazione dei percorsi assistenziali. La raccolta sistematica e l’accentramento di tutte le informazioni su ciascun malato, ottenute da fonti informative molteplici, permette, con il fondamentale supporto tecnico/informatico, di ottenere una precisa “fotografia” dello stato di salute del paziente, di calcolarne il rischio individuale di specifici eventi avversi, nonché di adeguare il percorso assistenziale, diagnostico e terapeutico».
«Con questo sistema si intende ridurre una delle problematiche tipiche e più attuali nella gestione delle strutture ospedaliere: il cosiddetto “rischio clinico” – continua Petruzzi – che si connette direttamente ai costi derivanti da responsabilità e dalle “malpractice” in corsia, con le ben note derive in termini di medicina difensiva e di costi assicurativi».
Il rischio clinico in poche parole è la possibilità che un paziente sia vittima di un evento avverso, cioè subisca un qualsiasi danno o disagio, imputabile, anche se in modo involontario, alle cure mediche nel periodo di degenza. Le conseguenze vanno dal possibile prolungamento del periodo di degenza a un peggioramento delle condizioni di salute o, peggio, alla morte. «La casistica mostra che molti errori dipendono, purtroppo, da una non corretta imputazione dei dati o dall’inosservanza di regole di base nella registrazione delle operazioni sui reparti. Ecco perché il management del Gruppo Policlinico Abano ha deciso di intervenire esattamente su questo aspetto, ritenendo che la “mobility” dia nuove opportunità per limitarlo. Sapere di più nel più breve tempo possibile consente molte volte di fare la differenza. Per questo il progetto di digitalizzazione che stiamo realizzando può potenziare il valore dell’assistenza ai pazienti, e supportare l’innovazione in tutte le aree cliniche e sanitarie».