FUTURO DEL LAVORO

Trend mercato del lavoro WEF: come evolveranno professioni e competenze nei prossimi 5 anni



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Nascono nuove figure di specialisti, emergono skill, hard e soft, indispensabili per muoversi in uno scenario complesso e aumenta l’interesse dei leader a investire in sostenibilità, portando avanti iniziative che promuovano benessere e inclusione. A scattare una fotografia delle principali tendenze che caratterizzeranno il prossimo futuro è il Future of Jobs Report 2025 del World…

Pubblicato il 17 gen 2025



Trend mercato del lavoro

Il 2025 è appena iniziato e, in continuità con gli anni passati, il mercato globale del lavoro si trova di fronte a una fase di rapida trasformazione, trainata sicuramente dall’Intelligenza Artificiale, in particolare la sua variante Generativa (GenAI), ma anche – più in generale – da cambiamenti a livello macroeconomico e geopolitico. Fattori che, uniti alle crescenti aspettative di una società che cambia, stanno ridefinendo i settori industriali, le professioni e le competenze richieste nel futuro.

A scattare una fotografia dei principali trend che caratterizzeranno i prossimi cinque anni è la quinta edizione del Future of Jobs Report del World Economic Forum, che ha raccolto le opinioni di oltre mille datori di lavoro – che rappresentano più di 14 milioni di impiegati, distribuiti in 22 settori industriali e 55 economie in tutto il mondo.

Trend mercato del lavoro: cosa dicono i dati sull’occupazione

Nei prossimi cinque anni, l’occupazione globale è destinata a crescere del 7%, con 78 milioni di nuovi posti di lavoro creati, nonostante la perdita di 92 milioni di ruoli. L’indice di impiego mondiale è sceso al 4,9%, il livello più basso dal 1991. Tuttavia, questo dato complessivamente positivo nasconde alcune disparità significative. Mentre nei Paesi a reddito medio si registra una diminuzione della disoccupazione, nelle realtà a basso reddito la situazione è peggiorata, con un aumento dal 5,1% nel 2022 al 5,3% nel 2024.

Come prevedibile, anche il divario di genere nel mercato del lavoro è evidente: dal 2020, quando il tasso di disoccupazione globale ha raggiunto il 6,6% per uomini e donne, quello maschile è sceso al 4,8%, mentre quello femminile rimane più alto, al 5,2%. Questa disparità è particolarmente marcata nei Paesi a reddito medio-basso, dove il tasso di disoccupazione femminile si attesta al 5,5%, superando di 1,1 punti percentuali quello maschile. Nei Paesi ad alto reddito, invece, la differenza di genere è più contenuta, con uno scarto dello 0,4%.

Trend chiave che ridefiniscono il mercato del lavoro (2025-2030)

Avanzamenti tecnologici, nuove professioni, nuove competenze

L’ampliamento dell’accesso digitale sembra destinato a essere il trend che potremmo definire più trasformativo, con il 60% dei datori di lavoro che prevede un impatto significativo sulle loro attività entro il 2030, attraverso tecnologie come GenAI, robotica e Machine Learning. L’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI), in particolare, ha registrato un rapido aumento sia negli investimenti che nell’adozione in vari settori. Dalla pubblicazione di Chat GPT nel novembre 2022, i flussi di investimento nell’IA sono infatti aumentati di quasi otto volte.

Una tendenza che si riflette anche nella tipologia di professioni in crescita e skill più richieste. Le professioni legate alla tecnologia, come gli specialisti di Intelligenza Artificiale, gli ingegneri fintech, gli sviluppatori software, così come molte delle figure “green” tra cui gli ingegneri delle energie rinnovabili sono quelle destinate a crescere velocemente. Al contrario, le posizioni più amministrative, come cassieri e addetti all’inserimento dati, vedranno un declino abbastanza significativo.

Venendo alle skill, si stima che il 39% delle competenze attuali dei lavoratori dovrà essere trasformato perché ormai obsolete, anche se questa percentuale è in diminuzione rispetto agli anni precedenti, (44% nel 2023 e 57% nel 2020, all’indomani della pandemia). Lo skill gap è, infatti, ritenuto il principale ostacolo alla trasformazione aziendale, con ben il 63% del cluster che lo considera una sfida significativa per il periodo 2025-2030.

Per affrontare questo problema, l’85% degli intervistati intende dare priorità all’aggiornamento delle competenze dei propri dipendenti. Inoltre, il 70% prevede di assumere personale con capabilities nuove, il 40% pianifica di ridurre il personale le cui skill risultano meno rilevanti, e il 50% punta a ricollocare i dipendenti da ruoli in declino verso posizioni più promettenti.

Tra le più richieste figurano Intelligenza Artificiale, big data, cybersecurity e una generale maggiore alfabetizzazione tecnologica. Skill tecnologiche, ma anche attitudinali come problem-solving creativo, resilienza, leadership e flessibilità.

Un maggiore commitment ambientale

Quasi la metà dei datori di lavoro considera l’adattamento ai cambiamenti climatici e l’attenzione alle tematiche green cruciali per la trasformazione aziendale. Un impegno concerto, che vada oltre un commitment di facciata. Cresce, così come accennato, la richiesta di figure professionali come ingegneri ambientali e, parallelamente, anche la sostenibilità emerge come una competenza fondamentale per la forza lavoro del futuro.

Iniziative Wellbeing e DEI che favoriscono il Talent Management

Le iniziative dedicate al benessere dei dipendenti stanno acquisendo sempre più importanza, sia per attrarre nuovi talenti che per trattenere quelli già presenti in azienda. Oggi, il supporto alla salute e al benessere viene considerato un elemento chiave per rendere più appetibili le organizzazioni: il 64% dei datori di lavoro intervistati lo vede come una strategia cruciale per ampliare la disponibilità di talenti.

Accanto a questo, si riconosce il valore di programmi efficaci di riqualificazione e aggiornamento delle competenze, insieme a percorsi di crescita professionale e promozione interna, che rappresentano strumenti promettenti per attrarre nuovi talenti. Non a caso, il finanziamento e l’offerta di percorsi di formazione sono tra le politiche pubbliche più apprezzate per rafforzare la disponibilità di competenze.

Un altro aspetto sempre più centrale riguarda le iniziative di diversità, equità e inclusione (DEI), che stanno vivendo una crescita significativa: lo conferma il tasso di adoption di questi programmi, che è passato dal 67% nel 2023 all’83% previsto entro fine 2025. Non è tutto: guardando al futuro, nei prossimi cinque anni, il 52% dei datori di lavoro prevede di destinare una quota maggiore del proprio fatturato ai salari, mentre solo l’8% ipotizza una riduzione di questa spesa. Si tratta di decisioni orientate a bilanciare compensi e produttività, oltre che a competere per trattenere le migliori competenze.

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