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DNA dell’AI Generativa: un modello per mappare e sviluppare le competenze che servono



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Per individuare il set di skill e attitudini necessarie per sfruttare al meglio le potenzialità dall’Intelligenza Artificiale Generativa si parte con un assessment rivolto alla popolazione aziendale. In questo modo è possibile evidenziare i gap, definire le aree di intervento e tracciare una roadmap di allineamento delle capabilities di ciascun dipendente

Pubblicato il 11 giu 2024

Andrea Cavallaro

Manager di Methodos

Edlira Gjokhilaj

Manager di Methodos

Alessandro Maria Mazza

Senior Consultant di Methodos



Competenze ai generativa

L’adozione dell’Intelligenza Artificiale (AI) e, in particolar modo di quella Generativa (Generative AI) da parte delle aziende cambierà – ed in parte sta già cambiando – il modo in cui le persone svolgono i loro compiti e come il lavoro stesso è organizzato. Una trasformazione che non potrà non riguardare anche la domanda di competenze.

Ci aspettiamo – e già lo possiamo notare negli annunci e nelle offerte di lavoro – che le aziende richiederanno più lavoratori con competenze in AI, ovvero persone con la conoscenza e le skill per sviluppare, affinare e mantenere modelli di Artificial Intelligence. Tuttavia, ad oggi, questi professionisti rappresentano solo una piccola parte dell’occupazione complessiva.

Infatti, come anche già accaduto in passato in altri ambiti, la maggior parte dei lavoratori che utilizzeranno soluzioni di Generative AI probabilmente non avrà bisogno di competenze specialistiche in AI (ad es. Machine Learning, Natural Language Processing, ecc.) né di una profonda conoscenza del funzionamento dei sistemi AI, ma dovranno invece dotarsi di una serie di skill più soft e trasversali, necessarie per cogliere al meglio le opportunità che tali strumenti abilitano e saperli utilizzare in maniera sicura e responsabile. Pensiamo in particolar modo ai cosiddetti knowledge worker: l’AI trasformerà i compiti che questi lavoratori svolgono e le competenze di cui hanno bisogno, tra cui conoscenze specializzate, comprensione e applicazione di nuove idee.

L’analisi e la definizione delle competenze del futuro è un tema rilevante per le aziende che è (o dovrebbe essere) ai primi posti nelle agende di leader ed HR Manager per adattare le organizzazioni all’era dell’AI.

Il modello GenAI DNA

Il modello GenAI DNA è un set di competenze e attitudini necessarie per sfruttare al meglio le potenzialità della Generative AI e, attraverso la mappatura di tali competenze tramite assessment rivolto alla popolazione aziendale, è possibile identificare i gap e definire le principali aree di intervento e una roadmap di allineamento delle skill.

Numerose fonti sottolineano l’importanza per le organizzazioni di agire adesso per prepararsi e riuscire a sfruttare le potenzialità e benefici di soluzioni di Intelligenza Artificiale. A titolo esemplificativo:

  • Secondo Gartner, entro il 2028 la GenAI sarà strettamente integrata nelle applicazioni di produttività individuale e di gruppo rendendo l’acquisizione di alcune competenze come, ad esempio, quella di prompting una priorità per molte organizzazioni;
  • Il più recente report Future of Jobs sottolinea, invece, come sempre più importanti competenze cognitive, come il pensiero analitico, pensiero creativo, la curiosità e l’apprendimento continuo per tutti i lavoratori per riuscire ad adattarsi a nuovi ambienti di lavoro digitali;
  • Il report OECD sostiene che l’AI cambierà le attività svolte dai lavoratori e le competenze richieste, che nelle professioni altamente esposte all’AI, sono le skill manageriali e aziendali;
  • L’accesso all’AI sembra ridurre il divario di prestazioni tra i lavoratori con competenze basse e alte, come riportato in questo studio.

Ripartendo dalla nostra esperienza in ambito mappatura delle competenze digitali, abbiamo provato a definire un modello analogo e verticale per la Generative AI che, come il digitale, sembra aver la caratteristica comune di essere una “general-purpose technology”, una tipologia di innovazione con il potenziale di trasformare economie e società (per approfondire consigliamo la lettura di questa ricerca).

Competenze AI Generativa: il dettaglio

Nel dettaglio il modello GenAI DNA raccoglie in 4 macro-aree di indagine il set di competenze necessarie da indagare e sviluppare nelle organizzazioni:

  • Hard Skill

Competenze specificamente tecniche essenziali per avere una conoscenza di base dei sistemi di GenAI e per poter lavorare efficacemente con le sue applicazioni. Rientrano in quest’area, ad esempio, le skill necessarie per supportare le organizzazioni nell’identificazione e preparazione dei dati che verranno impiegati negli algoritmi di AI, nonché sviluppare capacità di elaborare prompt efficaci.

  • Soft Skill

Alle competenze tecniche, devono affiancarsi alcune soft skill fondamentali, ossia quelle capabilities e attitudini necessarie per collaborare in un contesto “Human + Machine” e per risolvere problemi complessi, valorizzando al meglio i sistemi di GenAI. Rientrano in quest’area, ad esempio, le competenze che permettono di comunicare efficacemente in un contesto AI-driven, di utilizzare sistemi e dati in modo etico e responsabile e la capacità di pensiero critico.

  • Change Skill

Competenze e attitudini per abbracciare e integrare efficacemente le nuove tecnologie nel proprio lavoro, rimanendo flessibili e reattivi di fronte all’evoluzione del settore e guidando e gestendo il cambiamento, in modo efficace. Rientrano in quest’area, ad esempio, tutte quelle skill che consentono di rimanere aggiornati e di anticipare le nuove opportunità legate all’AI, di adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie e processi lavorativi e l’attitudine ad esplorare e ricercare nuovi domini di conoscenza.

  • Innovation Skill

Fanno parte di questo gruppo l’attitudine verso l’innovazione, necessaria per supportare l’implementazione della trasformazione digitale e culturale in azienda, ad esempio la creatività e originalità nell’utilizzo di soluzioni di GenAI, la creazione di contenuti, la propensione alla sperimentazione e alla risoluzione dei problemi.

Il nostro approccio

Il modello delle competenze GenAI DNA è caratterizzato da un approccio flessibile poiché si adatta a diverse esigenze e contesti organizzativi. Questa personalizzazione permette di affrontare le sfide specifiche di ciascun settore, promuovendo un apprendimento mirato ed efficace. Che si tratti di individuare e formare nuove figure professionali, aggiornare le competenze o sviluppare soluzioni innovative, il modello si adatta e evolve.

Ogni organizzazione è unica, quindi il primo passo è co-definire il framework delle competenze basandosi sul modello di riferimento del GenAI DNA. Questo processo prevede l’enfasi sulle competenze che sono più rilevanti per le specificità dell’organizzazione, mentre si possono attenuare quelle meno coerenti con la strategia aziendale e i ruoli professionali.

Una volta mappate le competenze con l’erogazione di un assessement, gli step successivi prevedono l’implementazione di programmi di formazione personalizzati e l’integrazione delle competenze acquisite nei processi operativi e nell’operatività quotidiana. Questo permette di valorizzare il potenziale delle persone e dell’AI all’interno dell’organizzazione, migliorando l’efficienza e l’innovazione.

A che cosa serve il GenAI DNA e quali benefici generano alle organizzazioni

Secondo l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, le direzioni HR sono concordi nel valutare che il principale impatto delle soluzioni di GenAI nel breve-medio periodo (3-5 anni) sarà proprio l’evoluzione di ruoli e competenze.

Il modello nasce, infatti, dall’esigenza di fornire ai leader e HR Manager un supporto concreto, in quanto la mappatura permette di identificare le abilità e le conoscenze necessarie per sfruttare al meglio le potenzialità della GenAI. Questo approccio aiuta le organizzazioni, e nello specifico la direzione HR, a capire quali competenze già possiedono e quali devono ancora sviluppare, facilitando la pianificazione di percorsi formativi mirati e l’assunzione di figure con competenze giuste.

Ulteriori benefici includono:

  • Ingaggio e sviluppo di nuove competenze: sviluppare skill che consentono di utilizzare al meglio la Generative AI consente ai dipendenti di concentrarsi su attività più creative e strategiche, questo può aumentare il loro senso di realizzazione e soddisfazione professionale. Lo sviluppo continuo di nuove competenze rende i dipendenti più impegnati e motivati, vedendo il loro ruolo evolvere con l’avanzare della tecnologia;
  • Innovazione accelerata: con l’introduzione e la diffusione di nuove competenze e di nuovi modi di lavorare si hanno vantaggi in termini di produttività e innovazione. L’adozione di strumenti digitali e metodologie di lavoro stimola la creatività e l’innovazione.
  • Efficienza operativa: con un chiaro quadro delle competenze necessarie, è possibile ridisegnare ruoli e professioni maggiormente impattate – andando a valutare quali compiti ripetitivi automatizzare e, quindi, ridurre il tempo e le risorse spese su attività manuali – ed è inoltre possibile valutare l’impatto della GenAI sul fabbisogno di risorse, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi (ad es. in termini di seniority).

Mappare, quindi, le competenze della GenAI può essere considerato un primo passo importante per qualsiasi organizzazione che intende sfruttare al massimo questa innovazione. Grazie alla diagnosi delle skill e attitudini delle persone è possibile procedere al disegno personalizzato dei percorsi di upskilling e reskilling che possano supportare e accompagnare le persone in un nuovo mondo del lavoro e, per le imprese, può rappresentare l’avvio di una riprogettazione organizzativa basata sulle competenze, in un vero e proprio shift da “job title” a “skill”, necessario per favorire la diffusione di una cultura basata sull’innovazione, sulla flessibilità e sull’agilità.

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