Digital Skill

Europa digitale: la UE fotografa la maturità tecnologica dei Paesi membri, dando alcune indicazioni

Tre generazioni spiegate dagli analisti per conto della Unione Europea che si interroga sul livello digitale dei Paesi membri. Maturità e gap sono rappresentati in un’infografica che sintetizza i bisogni associati all’impatto delle tecnologie ICT nella vita privata e professionale degli europei

Pubblicato il 07 Gen 2016

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La Commissione Europea chiede agli analisti di rappresentare in un’infografica tre generazioni di europei, mettendoli a confronto rispetto alla loro maturità digitale.

I numeri, che descrivono vita privata e vita professionale delle persone, rivelano così alcuni aspetti interessanti ma anche alcune forti discrepanze nella cultura ICT dei cittadini europei rispetto a quelli che vengono definiti i digital skills.

A voler guardare dati e suggerimenti, la morale sembra essere la seguente: Cari europei, diventate digitali più in fretta (aiutandovi tra voi).

16-24: gioventù digitale, senza un’istruzione allineata

Ad esempio è vero che una parte della generazione 16-24 usa Internet regolarmente. Peccato che solo il 20-25% dei ragazzi possa contare su insegnanti che conoscono bene le tecnologie digitali e sanno come funzionano. Ci si chiederà: come è possibile che possano svolgere il loro ruolo di educatori in questo senso? Senza contare il fatto che meno della metà dei ragazzi europei può frequentare istituti scolastici con attrezzature digitali a supporto delle attività didattiche. Computer, tablet e Lim, infatti, pare non siano lo standard in nessun Paese Membro. Come è noto ai più, oggi le forniture ICT nelle scuole sono spesso regali dei provider che dismettono sistemi obsoleti, oppure azioni di benefattori privati o di collette interclasse.

I numeri raccolti, servono a corollario di un’indagine che offre anche un suggerimento di metodo: gli studenti europei devono essere educati alle tecnologie digitali, indipendentemente dal fatto che nella vita seguiranno una carriera ICT. Un altro indicatore che i ricercatori mettono a chiare lettere nella loro reportistica è che tutti i programmi formativi devono essere riprogettati al fine di integrare skill digitali e nuovi percorsi di apprendimento. La UE sottolinea come sia necessario alzare il numero di studenti specializzati nell’ICT, specialmente le donne. Il numero di laureati in materie informatiche, infatti sta decrescendo: si parla di un 13% in meno tra il 2006 e il 2013. Sempre a questo proposito, i dati raccontano come, rispetto alle donne, si laurea più del doppio degli uomini in quello che può essere definito il trinomio d’oro: STEM, ovvero Scienza, TEcnologia e Matematica.

Anche qui si potrebbe aggiungere a commento che le politiche familiari e aziendali europee non sono tutte equivalenti: le donne che lavorano e studiano, quando arrivano i figli fanno molta più fatica a proseguire la loro carriera, sia scolastica che professionale.

Il 32% dei lavoratori europei conosce poco o niente del digitale

Passando al mondo del lavoro europeo, gli analisti confermano come le tecnologie digitali è certo che creino nuove professioni. Non solo: la penuria di skill digitali fa si che la domanda di professionisti esperti nelle tecnolgie ICT cresca in tutta Europa alla media di un 3% ogni anno. Quello che forse è ancora più importante evidenziare, è l’equazione che i ricercatori mettono sul tavolo: ogni attività ICT, in qualsiasi settore, crea tre nuove opportunità di lavoro. Considerato l’elevato tasso di disoccupazione in qualsiasi Paese Membro, è chiaro quanto mai possa essere preziosa e vada sfruttata questa opportunità.

In generale, tutta la forza lavoro deve essere formata all’uso delle tecnologie digitali: il 32% dei lavoratori europei, infatti, ha un livello di preparazione in merito al digitale nullo o, quanto meno, bassissimo. Il 15% dei professionisti non usa nemmeno Internet. L’assenza di laureati in qualsiasi branca dell’ICT racconta una necessità per questo tipo di figure tradotta in ben 825mila posti di lavoro vacanti da qui ai prossimi quattro anni.

Anche in questo caso la UE offre raccomandazioni precise agli Stati Membri: garantire una formazione e un supporto adeguati ai disoccupati in modo da favorire la loro carriera su occupazioni più orientate al digitale. In più attuare politiche atte a favorire l’e-learning, l’apprendistato e la promozione di circoli atti a favorire lo scambio tra i cittadini di una nuova cultura digitale.

Over 65: oggi la metà non sa nemmeno che cosa sia Internet

Considerando che da qui al 2016 un europeo su tre avrà più di 65 anni, il tema della terza età nel Vecchio Continente sarà più di un gioco semantico. Oggi oltre la metà della popolazione ultrasessantenne non usa Internet (il 53% per l’esattezza). A fronte di questo, l’evoluzione digitale dei servizi sta creando un gap significativo tra l’offerta di servizi digitali e la effettiva possibilità di una loro fruizione: solo il 23% della popolazione che appartiene alla fascia della terza età, ad esempio, oggi accede ai servizi offerti dalla PA digitale in modalità on line.

Gli osservatori sottolineano come sia fondamentale divulgare maggiore informazione circa i benefici derivanti dall’uso delle tecnologie digitali e, in generale, della digitalizzazione dei servizi. Quali i motivi addotti dagli intervistati del campione europeo per il disuso digitale? Al primo posto la mancanza di interesse, al secondo posto la mancanza di skills digitali, al terzo il fattore costo.

In questo caso i consigli della UE sono di sollecitare i fornitori ad aiutare i vecchi europei ad andare on line, aiutandoli a sviluppare una cultura digitale. I servizi digitali, infatti, funzioneranno tanto meglio se assolveranno allo scopo principale di servire a tutta la popolazione, non solo a una parte.

Un altro consiglio molto interessante e di tipo sociale: l’Unione Europea suggerisce agli Stati Membri di progettare soluzioni innovative che creino situazioni di gemellaggio tra i giovani on line e gli anziani, cortocircuitando una nuova forma di collaborazione e di comunicazione da cui può nascere una nuova cultura digitale. Le persone anziane, infatti, spesso hanno maggior difficoltà a confrontarsi con l’innovazione e questo costituisce una barriera di ingresso a una diffusione della cultura tecnologica che porterebbe beneficio di tutta la popolazione dei Sistema …Paesi (qui il link all’infografica completa).

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