La veloce trasformazione digitale che stiamo vivendo in questo particolare momento storico ha raggiunto anche il BPO (Business Process Outsourcing) e l’offerta per le PMI, cuore pulsante dell’economia italiana.
Tecnologia e digitalizzazione sono le parole chiave che stanno da anni rivoluzionando il mercato, ma l’accelerazione attuale è senza precedenti. Nelle aziende italiane è in corso un’evoluzione che tocca tutte le aree di business, incluso il BPO, ovvero l’esternalizzazione dei servizi, anche in ambito HR.
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BPO: chi si contende il mercato delle PMI
Per i grandi player del BPO non è stato mai facile raggiungere PMI e startup. “Macchine commerciali” rigide e costose, approcci marcatamente industrializzati, difficoltà a garantire una forte personalizzazione del rapporto con clienti di piccolissime dimensioni hanno rappresentato un ostacolo.
L’intesse dei big nell’offrire servizi di Business Process Outsourcing anche a queste realtà non è però affatto diminuito, anzi. La veloce digitalizzazione in corso rende sempre più interessante il mercato delle imprese piccole. Al tempo stesso si sono affacciati nel BPO in ambito HR dei nuovi entranti orientati a rispondere alle esigenze delle PMI. Questi nuovi player, al momento, propongono un’offerta base e verticale, ma sono destinati ad assumere un ruolo di crescente rilevanza, grazie a un alto livello di digitalizzazione e flessibilità di servizio. Tuttavia la loro proposta non ha la lunga tradizione né la conoscenza approfondita e consolidata delle peculiarità del mercato e della normativa italiana per garantire con certezza l’affidabilità dell’offerta.
Tra i due estremi si collocano le migliaia di studi professionali cui fanno capo gli oltre 20.000 consulenti del lavoro presenti in Italia e che attualmente presidiano, in via prioritaria, la porzione di mercato delle piccole imprese. Tali operatori hanno, in media, un modesto livello di digitalizzazione e automazione dei processi, ma mostrano un solido rapporto interpersonale con il cliente e sono caratterizzati da un’offerta BPO fortemente specializzata e comprensiva della consulenza.
Che cosa c’è nel futuro del BPO
Nello scenario del Business Process Outsourcing appena descritto si inserisce un nuovo trend, ovvero la nascita di modelli in puro stile e-commerce, che permettono a piccole e medie imprese di acquistare online servizi in outsourcing per la gestione del business. Il beneficio per queste realtà è avere un solo interlocutore che garantisce servizi vantaggiosi, senza rinunciare all’efficienza operativa, alla qualità e alla competenza e risparmiando, al contempo, di risparmiare tempo prezioso da dedicare alle attività definite “mission critical”.
L’idea nasce dall’osservazione di quello che sta accadendo a livello globale: il valore degli scambi online si stima sia pari a 12,2 trilioni di dollari. Una tendenza che non è destinata a esaurirsi nel breve termine: secondo Gartner il 75% del totale della spesa B2B transiterà tramite e-commerce nei prossimi 5 anni.
Questa è la situazione globale, e sebbene in lieve ritardo, anche l’Italia conferma la stessa propensione. Solo per citare alcuni dati a supporto: 410 miliardi è il valore degli acquisti online tra imprese; +14% la crescita media annua del volume di affari generato dall’e-commerce e il +70% la crescita nel 2018/19 dei marketplace B2B online.
Inoltre, a rafforzare quanto detto finora, c’è anche la penetrazione del mercato dei servizi Cloud, che oggi ha raggiunto il valore di 3 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 23% rispetto all’anno precedente.
Anche noi di F2A, che da sempre operiamo a livello nazionale nell’outsourcing in ambito HR e F&A, abbiamo deciso di cogliere le potenzialità di questo nuovo modello creando una piattaforma digitale, F2D, che pemette a 4,4 milioni di Pmi con meno di 50 dipendenti – il 92% delle aziende attive – e alle startup di acquistare online servizi in outsourcing. Si tratta di uno strumento online e digitale che agevola l’adozione – oramai sempre più capillare – di soluzioni dal profilo altamente tecnologico anche per la gestione smart del personale e che consente agli stessi dipendenti di accedere da remoto e in mobilità ai sistemi gestionali. Questo aspetto che sta assumendo incrementale rilevanza a fronte della diffusione dello smart working – una modalità di lavoro che si è affermata già per il 20% della forza lavoro delle PMI e che prevediamo in crescita.