Il mondo del lavoro sta vivendo un momento di profonda trasformazione, si sente tanto parlare di nuove professioni digitali e di mansione che stanno scomparendo. Nonostante la tendenza a considerare la sparizione di intere categorie professionali come un fenomeno esclusivamente contemporaneo, la storia ci dimostra il contrario.
Dai ragazzi con il compito di risistemare i birilli del bowling atterrati dai clienti fino al lettore nelle fabbriche, incaricato di intrattenere i lavoratori durante le pesanti attività manuali, sono decine se non centinaia i mestieri che nel tempo hanno smesso di esistere.
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La storia dei “knockers-up”: gli “svegliatori” che ora non esistono più
Una sorte comune è toccata ad esempio ai cosiddetti “knockers-up” o “svegliatori”, cioè coloro che passavano per le strade del loro quartiere a svegliare gli operai che dovevano presentarsi a lavoro, pur rientrando tra quei lavoratori considerati intoccabili e insostituibili per la loro funzione pratica. Per i lavoratori delle fabbriche dell’Inghilterra tardo-ottocentesca svegliarsi di prima mattina per raggiungere le catene di montaggio dopo i ritmi massacranti del giorno precedente era tutt’altro che semplice. Per consentire a tutti gli operai di rispettare gli orari di lavoro sorse un vero e proprio esercito di svegliatori che ai primi bagliori dell’alba – armati di lunghi e solidi bastoni di bambù – passava per le strade bussando ai vetri delle finestre per assicurarsi che tutti si alzassero dal letto.
Quando il prezzo delle prime sveglie regolabili divenne abbordabile su larga scala, decine di migliaia di svegliatori umani rimasero di colpo senza impiego, costringendoli a reinventarsi.
Oggi come allora, la causa è da ricercarsi nell’incredibile evoluzione tecnologica che nell’ultimo secolo ha mutato così radicalmente il mondo delle professioni da generare un rebus planetario di difficile risoluzione.
Oggi, come allora, la perdita del lavoro è una condizione abbastanza diffusa, e le persone sono comprensibilmente spaventate dall’idea di ritrovarsi in un mercato con nuovi mestieri e nuove dinamiche, ma prospettive incerte, dove a regnare è soprattutto la mancanza di linee guida precise per affrontare al meglio un cambiamento inevitabile.
Al momento esiste una sola certezza, che trova concordi tutti i massimi esperti internazionali: la digitalizzazione del lavoro è qui per restare.
Ma quali sono le competenze da sviluppare per restare a galla, e anzi cavalcare con successo la rivoluzione tecnologica in atto? E soprattutto, su quali professioni orientarsi?
«Le professioni più futuribili, richiestissime anche ora, sono tutte digitali», spiega Mik Cosentino, l’imprenditore dell’era digitale che questo mutamento epocale lo ha vissuto in prima persona, e sulla propria pelle, dopo che un infortunio ha posto fine a un’avviata carriera nel nuoto agonistico in cui ha conseguito premi, presenze in nazionale e sfiorato una qualificazione alle Olimpiadi.
«Le realtà imprenditoriali alla ricerca di figure capaci di apportare un salto di qualità significativo sul mercato online sono tantissime: si va dalle aziende tradizionali di ogni settore e dimensione che hanno la necessità di entrare nel mondo digitale per non scomparire, fino alle start-up digitali e agli e-Commerce. Tra i ruoli più richiesti spiccano: il Social Media Manager, l’esperto di social che gestisce pagine e progetti per aziende o liberi professionisti aiutandoli a mettere in atto una strategia comunicativa efficace e destinata al giusto target; il Web Content Editor, l’addetto alla redazione di testi di ogni tipo, destinazione naturale per copywriter, giornalisti e tutti coloro siano in grado di scrivere in modo convincente e persuasivo; o ancora il Data Scientist e Data Architect, a cui si richiede l’abilità di interpretare, manipolare e rielaborare i dati dall’alto di una notevole preparazione tecnologica, statistica e matematica; last but not least troviamo i SEO Specialist e i Digital PR, due figure emergenti sulle quali le aziende di tutto il mondo stanno puntando moltissimo. Nel primo caso si tratta di specialisti capaci di ottimizzare i contenuti dei siti internet per i motori di ricerca, attraverso tecniche che ne aumentano la visibilità posizionandoli nelle prime pagine dei motori di ricerca. I Digital PR sono fondamentali, invece, nell’attività di promozione di un brand: le pubbliche relazioni applicate al web prevedono il contatto con influencer, community manager, stakeholder, blogger o giornalisti al fine di ottenere la loro attenzione e garantire una copertura mediatica costante al prodotto o all’evento che si vuole promuovere».
E le competenze da sviluppare?
Secondo Mik Cosentino «per rispondere alle nuove esigenze di mercato si richiede una conoscenza molto ampia che spazia dal marketing tradizionale al digital, dai social network all’analisi dei dati statistici. Il web, per sua natura, parla un linguaggio specifico comparabile per struttura a una lingua straniera. In futuro sarà sempre più importante acquisire abilità aggiuntive e impegnarsi con dedizione in un processo di formazione costante per tenere il passo con un mondo che sta evolvendo a velocità mai viste prima». Ma attenzione a basare tutto sulla teoria, avvisa l’imprenditore: «Senza competenze accurate, l’online può diventare un labirinto senza via d’uscita, è vero, ma studiare non basta: alla conoscenza astratta va necessariamente affiancata la pratica, e sperimentare con coraggio e spirito innovativo è il solo modo per valutare concretamente le nostre competenze e metterci alla prova».