Gli ambiti aziendali più impattati dall’utilizzo dei Big Data? Il commerciale, seguito dal marketing, dall’IT, dalla comunicazione, dal finance e da quello della produzione. Per poter elaborare in modo efficiente la grande quantità di dati disponibili e trasformarli in informazioni utili per il business sono quindi necessarie nuove figure professionali: nell’immediato futuro il Big Data Analytics Specialist è ritenuto dalle aziende italiane una professionalità chiave attestandosi a quota 63,64% di preferenze, seguito dal Data Content & Communication Specialist e dal Big Data Architect, figure quotate rispettivamente al 38,64% e 32,95%. Ci sono infine, a quota 29,55%, il Data Scientist e il Social Mining Specialist, con il 13,64% delle preferenze. La classifica emerge da un’indagine del Gruppo Adecco condotta su oltre 300 referenti aziendali. Il lavoro è stato presentato durante il convegno “I Big Data e le Professioni del Futuro”, organizzato a fine novembre nel capoluogo meneghino in collaborazione con l’Università degli Studi Milano Bicocca.
Come prevedibile, la ricerca ha anche sottolineato il fatto che si tratta, a oggi, di profili professionali difficilmente reperibili sul mercato: per oltre il 40% delle imprese italiane, l’offerta di professionisti in questo ambito è inadeguata, un dato supportato dal restante 60% delle imprese che ritiene molto difficile reperire esperti del settore sul mercato. C’è però da dire che i Big Data sono un elemento sconosciuto al 40% delle aziende italiane e sfruttato solo dal 12%. Il restante 48% circa lo conosce in modo parziale. Curiosamente, proprio per una conoscenza ancora scarsa della materia, molte imprese (circa il 60% di quelle coinvolte) ritengono che si possano sviluppare competenze dedicate tra le risorse interne all’azienda.
«I Big Data guideranno l’economia nei prossimi anni», commenta Manlio Ciralli, Chief Brand & Innovation del Gruppo Adecco in Italia, «e abbiamo il dovere di essere al passo con lo sviluppo di un settore che può avere la capacità di far crescere le imprese del Paese e incidere fortemente sulla competitività internazionale. In particolare nel mondo dell’innovazione», ha continuato Ciralli, «è fondamentale comunicare verso le imprese, far conoscere loro il valore strategico dei Big Data e attuare percorsi di formazione didattica specifica con le Università Italiane per creare i professionisti che soddisfino la domanda di competenze utili alle realtà economiche di domani».