Consentire a tutte le aziende di cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale. Questo è l’obiettivo del Piano Industria 4.0 messo a punto dal Ministero dello Sviluppo economico e che prevede una serie di misure volte a offrire un supporto negli investimenti, nella digitalizzazione dei processi produttivi, nella valorizzazione della produttività, nella formazione 4.0 e nello sviluppo di nuovi prodotti e processi.
L’intento del Piano Industria 4.0 è chiaro, ma è altrettanto chiaro che l’obiettivo che si pone non è tanto di favorire una transizione al digitale fine a se stessa, quanto di far evolvere il modello di impresa affinché un’azienda diventi un’impresa 4.0 a tutti gli effetti. Un’impresa connessa in tutti i suoi aspetti, che implementi le smart technologies per rivedere i propri processi, rinnovandoli e innovandoli al fine di ottenere i migliori risultati possibili attraverso la digitalizzazione.
Si tratta quindi di un’operazione articolata, che intende indurre le aziende a cercare ciascuna una propria “digital way”, un proprio modo di vivere e operare la transizione al digitale. Solo in questo modo ogni realtà riuscirà a ottenere i risultati sperati, incrementando la produttività e dando vita a nuovi processi e prodotti.
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Soddisfare, ma anche anticipare, le richieste di mercato
La digitalizzazione è un passaggio obbligato se si vuole che un’impresa abbia quella flessibilità e quella scalabilità necessarie per far fronte ai carichi di lavoro che impone il mercato oggi. Non solo. Un’azienda che è in grado di ricavare informazioni strategiche per il business dall’analisi dei dati a sua disposizione acquisisce un enorme vantaggio competitivo. Infatti, può abilitare ed estendere i processi decisionali e operativi, prevedere e simulare scenari e prendere decisioni informate ed efficaci. Da un’analisi di IDC risulta però che solo il 20% delle aziende italiane con meno di 500 dipendenti ha già ottimizzato i propri processi interni per adattarli alle nuove logiche data-driven, predittive e reattive. C’è quindi ancora molto da fare per raggiungere l’obiettivo del Piano Industria 4.0. In questo, un ruolo importante lo giocherà sicuramente la formazione 4.0. Per favorire il ricorso alla formazione è prevista anche il Bonus Formazione 4.0, una sorta di agevolazione sotto forma di credito di imposta.
Il valore del Bonus Formazione 4.0
Il “Bonus Formazione 4.0” è un valido incentivo per far cultura sulle “tecnologie abilitanti”? Abbiamo posto questa domanda a Corrado Bortolussi, Associate Partner per EY Spa. «È ancora presto per fare un bilancio puntuale sul reale utilizzo di questo incentivo perché è ancora in una fase iniziale – ci ha riposto Bortolussi –. Tuttavia, le novità introdotte nel 2021 hanno dato un ulteriore slancio all’utilizzo del Bonus Formazione 4.0. In alcuni casi hanno accresciuto l’interesse da parte delle aziende nel comprendere il suo funzionamento e di come implementarlo efficacemente all’interno dei propri percorsi di Digital Transformation sulla base delle tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Industria 4.0. La facilità di accesso, la cumulabilità con altre agevolazioni aventi per oggetto le stesse spese ammissibili e la flessibilità nell’erogazione della formazione (anche online o in modalità Training on the Job) costituiscono tutte degli acceleratori per l’implementazione del Bonus e lo rendono uno strumento strategico a sostegno dell’adozione delle nuove tecnologie digitali».
Bonus a parte, la pandemia ha avuto un ruolo nei processi di formazione 4.0? Ne ha fatto capire il reale valore? «La pandemia ha acceso i riflettori su un cambiamento che era già in atto – ha affermato Bortolussi –, seppure forse non con la velocità che avrebbe dovuto avere o di cui c’era bisogno. Ha inoltre rappresentato un acceleratore fondamentale portando consapevolezza nelle tecnologie, spesso già a disposizione, e spinto le aziende a utilizzarle concretamente velocizzando quindi i processi di formazione connessi o riconsiderandoli in maniera più strutturata. Questo anche sfruttando la maggior disponibilità di tempo creatasi durante la pandemia che alcune aziende hanno saputo cogliere prontamente per investire in ambiti come la formazione».
Formazione 4.0, fattore abilitante per la trasformazione digitale
Quindi le aziende credono davvero nella Formazione 4.0 come fattore abilitante per la trasformazione digitale. «L’atteggiamento e l’attitudine delle aziende nei confronti della formazione è da sempre un tema che coinvolge aspetti legati a maturità organizzativa, dimensioni, disponibilità economica e quindi non è possibile tracciare, in modo semplice, una linea di risposta univoca – ha precisato Riccardo Bovetti, Partner EY – Consumer & Retail Leader per EY Spa –. In generale, le aziende più strutturate hanno da tempo compreso l’importanza dell’investimento nel capitale umano e messo al centro delle proprie strategie le persone e la formazione. La rivoluzione del digitale ha però evidenziato per tutti, indistintamente, una ragione di necessità nell’adozione di nuove competenze e ha facilitato e spinto le aziende (anche quelle generalmente più ritrose a istruire percorsi formativi) a ripensare la propria posizione nei confronti della formazione quanto meno con finalità strumentali all’adozione tecnologica. Sicuramente oggi è una delle priorità dell’agenda delle aziende che stanno iniziando a considerarla sempre più un investimento e sempre meno una spesa».
In cosa le aziende hanno più bisogno di formazione
Ma quali sono gli ambiti in cui le imprese italiane risultano avere più bisogno di formazione? Quali altre competenze sono maggiormente necessarie nella gestione del processo di trasformazione digitale dell’azienda? «I bisogni formativi attraversano, trasversalmente, l’intera struttura aziendale – ha sostenuto Bovetti – a partire dal Top Management (che solitamente ha ricevuto una limitata attenzione formativa “dedicata” da parte dell’azienda) fino ad arrivare al personale operativo (che invece ha tradizionalmente ricevuto formazione prettamente di tipo “funzionale” e di “mestiere”). Assistiamo pertanto sempre più spesso a richieste di interventi di carattere formativo su tematiche di “frontiera” (tendenzialmente legate alla possibilità di adozione e uso delle tecnologie in ottica trasformativa dei processi di business) e, quale buona pratica che vediamo diffondersi, con il coinvolgimento per “piramidi” funzionali od organizzative/progettuali complete (dal management agli esecutivi). Ritengo però che, proprio per rendere maggiormente efficaci i percorsi di adozione delle nuove tecnologie (e, più in generale, per gestire le discontinuità da esse generate, nonché le crescenti complessità), serva rinforzare alcune competenze di base quali quelle della gestione per processi e soprattutto il program/project management».
Per saperne di più su come può avvenire il passaggio a un moderno modello d’impresa, che sfrutti le opportunità della crescita post pandemica attraverso la trasformazione digitale, guardate il webcast dell’evento “Live Event UniQa: Formula Impresoft per l’impresa 4.0 in collaborazione con gli esperti di EY e di Leading Market Research”.