«Il gap di competenze digitali degli studenti universitari si sta riducendo: negli ultimi due anni è raddoppiata – dal 6% al 12% – la percentuale di coloro che hanno sviluppato progetti digitali concreti e possiedono un’alta conoscenza teorica, ed è calata sensibilmente la quota di coloro senza competenze teoriche e concrete, passata dal 67% al 54%. Ma non basta: una fetta ancora troppo grande degli universitari è ancora inconsapevole di quanto il digitale stia trasformando la cultura aziendale, i processi e i modelli di business, e ha una scarsa conoscenza teorica e un’ancora più lacunosa competenza pratica. Gli atenei stanno aggiornando la loro offerta formativa, ma anche le imprese, che scontano difficoltà nel reclutamento di profili adeguati, devono fare la loro parte, aumentando gli investimenti in piani di formazione che mettano al centro competenze digitali e imprenditoriali».
Così Andrea Rangone, CEO di Digital360, sintetizza i risultati della ricerca “Il futuro è oggi: sei pronto?” condotta da University2Business, società appunto del Gruppo Digital360, in collaborazione con Enel Foundation. La ricerca ha coinvolto un campione di 2161 studenti statisticamente significativo dell’intera popolazione degli universitari italiani per approfondirne la preparazione sull’innovazione digitale e sull’imprenditorialità, ha analizzato l’offerta formativa sul tema delle principali Università italiane, e ha approfondito il parere di 251 HR manager delle principali imprese del Paese su competenze digitali e mindset imprenditoriale dei talenti del futuro.
Scendendo in dettaglio proprio sul punto di vista delle imprese, oltre 2 su 3 considerano le competenze imprenditoriali e digitali requisiti molto importanti per assumere, ma ben il 76% fatica a trovare laureati digitalmente preparati. Allo stesso tempo, però, sono ancora le poche le imprese che investono nello sviluppo di competenze digitali (38%) e imprenditoriali (28%) dei propri dipendenti. Quando si tratta di inserire un neolaureato in azienda, per un’impresa su due le competenze digitali sono molto importanti (53,4%), addirittura fondamentali per il 19%. E secondo gli HR manager, le principali aree di innovazione su cui investire nel prossimo futuro sono Big Data Analytics, Digital Marketing, Industria 4.0 (34,7%), Social Media (25,1%) e Cloud Computing (24,7%).
Ma trovare personale preparato è difficile per uno su due (51%), molto difficile per uno su quattro (24,7%). Anche le competenze imprenditoriali sono molto apprezzate: importanti per il 55,4% delle imprese e fondamentali per l’8%. La ricerca di University2Business evidenzia che le aziende hanno alte aspettative anche sulle competenze digitali e imprenditoriali dei dipendenti, soprattutto la capacità di adattare comportamenti e modalità di lavoro alle nuove tecnologie (Digital Change, 52,2%), la capacità di cogliere i bisogni nascosti dei clienti attraverso gli strumenti digitali (Customer Centricity, 34,7%) e l’attitudine al problem solving tramite l’uso del digitale (33,1%).
Alla richiesta di competenze digitali e imprenditoriali, però, non corrisponde un’adeguata offerta di formazione da parte delle imprese. Soltanto un HR Manager su 4 ha effettuato una verifica delle competenze presenti in azienda, appena il 38% un piano formativo sul digitale e solo il 28% azioni per migliorare le capacità imprenditoriale del personale.
Fra le imprese che hanno impostato piani formativi, il 37,5% ha avviato una ricerca di Digital Champions interni all’azienda che si facciano promotori di una cultura dell’innovazione, il 36,7% ha lanciato campagne di comunicazione e sensibilizzazione interna, il 25,9% ha offerto workshop sull’innovazione digitale, il 17,8% ha organizzato hackathon aziendali, il 17,1% ha promosso contest aperti ai dipendenti, il 14,3% ha predisposto percorsi formativi strutturati, mentre il resto ha offerto corsi di formazione spot (8,8%) e formazione online (8,4%).
Quanto alle altre parti dell’indagine University2Business, ne emerge che in media solo il 30% degli studenti universitari italiani conosce la definizione corretta di strumenti dell’innovazione digitale applicati al business come “mobile advertising”, “cloud”, “fatturazione elettronica” o “big data” (erano il 25% due anni fa), mentre ben il 60% non ha mai sentito nominare innovazioni digitali più di frontiera, come blockchain, Internet of Things o Industria 4.0.
Passando dalla teoria alla pratica poi il divario cresce: solo il 21,5% (contro il 18,6% del 2015) ha un’esperienza concreta nella gestione di progetti digitali: il 38% ha già venduto online, il 26,9% gestisce una pagina Facebook, l’11,4% ha un canale YouTube e il 9,8% un proprio sito o blog. È in deciso miglioramento la competenza nello sviluppo software, la cui importanza è compresa ormai da 4 studenti su 10 con un’incidenza trasversale tra le facoltà: il 16% sa già sviluppare (contro il 10% di due anni fa) e il 29% sta imparando (il 20% nel 2015).
Il 27% ha avuto almeno un’idea di business, ma non sa cosa fare concretamente per avviarla, e la maggior parte tende ad avere un’idea ancora conservativa dell’impatto delle tecnologie digitali nel mondo del lavoro: solo il 19% crede che il digitale favorisca lo sviluppo di modelli di business innovativi e discontinui rispetto al passato.
Quanto all’offerta, i ricercatori di University2Business hanno censito 2140 insegnamenti delle università italiane con temi digitali e imprenditoriali: i corsi “digitali” sono particolarmente diffusi nelle facoltà informatiche e scarsi in quelle scientifiche, i corsi “imprenditoriali” sono ben presenti nelle facoltà economiche ma rari in quelle scientifiche e informatiche.