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Illimity e la sfida della parità di genere nel settore bancario



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L’esperienza di chi la ritiene non solo un obiettivo etico, ma una strategia vincente per attrarre talenti e migliorare le performance. Solo attraverso politiche concrete e misurabili è possibile trasformare le pari opportunità in una realtà consolidata nel mondo del lavoro

Pubblicato il 18 mar 2025



Illimity

Illimity è stata la prima banca italiana a ottenere la certificazione per la parità di genere, un traguardo raggiunto nel novembre 2022. Lo ha raccontato Marco Russomando, Chief HR & Organization – ICT Governance Officer di Illimity bank e board member di Valore D, durante l’evento “Parità di genere nei luoghi di lavoro: a che punto siamo?”, organizzato da Elisa Lupo in collaborazione con la Rome Future Week.

Russomando ha sottolineato come la banca sia nata con un’impostazione fortemente meritocratica e inclusiva, puntando a valorizzare il talento indipendentemente da genere, età o altre variabili personali: «Abbiamo costruito un ambiente di lavoro il più attrattivo possibile per i migliori talenti, indipendentemente dal loro background», ha spiegato. La scelta di seguire il percorso per la certificazione della parità di genere è stata dettata da una convinzione di fondo: un’azienda che riduce le disuguaglianze interne ha più probabilità di attrarre e trattenere le persone migliori.

Attualmente, Illimity conta circa 900 dipendenti, un numero che riflette la crescita della banca e la sua capacità di attrarre talenti in un settore altamente competitivo.

«Siamo fortemente convinti che un’azienda che trasforma le impari opportunità esterne in opportunità più o meno pari, perché poi è molto difficile essere completamente pari, è un’azienda che riesce ad avere le persone migliori», ha aggiunto Russomando, sottolineando l’importanza di creare un contesto lavorativo equo.

Illimity, il gender gap nei ruoli dirigenziali

Nonostante i progressi compiuti, Illimity si trova ancora a dover fronteggiare una minore presenza di donne in ruoli manageriali rispetto agli uomini. «Non abbiamo problemi di gender pay gap, ma la percentuale di donne executive è inferiore a quella degli uomini», ha ammesso Russomando. Per questo, la banca sta lavorando su percorsi di accelerazione della carriera per i giovani talenti, con un focus particolare sulle donne.

Quella di Illimity è una situazione contingente all’intero settore bancario e tecnologico, dove il numero di professioniste è storicamente inferiore rispetto agli uomini. Tuttavia, Russomando ha citato un dato interessante legato alla performance delle donne nel settore finanziario: «Se guardiamo ai trader, si dice spesso che le donne abbiano un approccio più prudente e riflessivo. In realtà, le donne trader osservate nel tempo sviluppano più ricchezza rispetto agli uomini». Una considerazione che sfida alcuni stereotipi e suggerisce la necessità di riconsiderare il ruolo femminile nelle posizioni di maggiore responsabilità.

Il coraggio del cambiamento e il ruolo delle nuove generazioni nella visione di Illimity

Russomando ha anche affrontato un tema centrale per il futuro delle aziende: la necessità di coraggio nel difendere i progressi fatti in materia di inclusione. «Per difendere i diritti servono coraggio e determinazione. La parola ‘coraggio’ deriva dal latino ‘cor’, che significa cuore. Dobbiamo avere il cuore di portare avanti il cambiamento, anche quando si scontra con resistenze sociali e culturali».

In questo contesto, le nuove generazioni giocano un ruolo determinante. Secondo il Manager, i giovani professionisti di oggi non accettano più ambienti di lavoro che non siano inclusivi e rispettosi della diversità: «Non si limitano a considerare la retribuzione, per loro è fondamentale lavorare in aziende che dimostrano concretamente il proprio impegno per un posto di lavoro equo e sostenibile. Se le imprese non si adattano a questa mentalità, rischiano di perdere i migliori talenti».

Questo cambiamento di paradigma sta portando molte organizzazioni a rivedere le proprie strategie di Employer Branding e gestione delle risorse umane, rendendo l’inclusione e la diversity un valore etico oltre che una necessità competitiva.

La sfida della genitorialità e il ruolo delle politiche aziendali

Un altro tema centrale affrontato durante l’intervento riguarda il bilanciamento tra vita professionale e familiare, con particolare attenzione al congedo parentale. Russomando ha evidenziato come, in Italia, le donne siano ancora le principali responsabili della cura dei figli, spesso costrette a ridurre l’impegno lavorativo dopo la nascita del primo.

Una delle principali cause di questa disparità in parte potrebbe essere imputabile anche alla differenza salariale tra uomini e donne, che porta le famiglie a scegliere, per ragioni economiche, di far restare a casa la madre piuttosto che il padre. «Dobbiamo trovare meccanismi che riequilibrino il peso economico del congedo parentale tra i due genitori, per evitare che siano sempre le donne a farsi carico di questa scelta», ha proposto Russomando.

KPI e misurazione dell’impatto delle politiche di inclusione

Infine, per valutare l’efficacia delle politiche di inclusione, secondo il Manager, è essenziale basarsi su dati concreti. Tra i principali indicatori da monitorare citati: gender pay gap ed equity pay gap; tasso di turnover per genere; difficoltà di attrarre candidati e candidate e survey sul benessere aziendale e sullo stress lavoro-correlato.

«Se non misuriamo, rischiamo di ridurre il tema dell’inclusione a uno slogan da sito aziendale. La parità di genere non è una questione di immagine, ma un tema di sostenibilità economica per il Paese», ha concluso Russomando.

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