Ci troviamo di fronte a una grande prova, un’emergenza a cui le persone stanno rispondendo con il miglior antidoto: vicinanza, sinergia e responsabilità. Le strategie aziendali per aiutare le persone a fronteggiare l’emergenza Coronavirus sono al centro di questo quarto articolo dedicato al modello del Brand Invincibile. In questi ultimi giorni siamo stati catapultati in un mondo onlife dove il primato del controllo ha lasciato spazio al primato dell’interazione.
Gli elementi a cui dedicare la massima attenzione sono l’engagement e la cultura, aspetti cruciali per fronteggiare il senso di isolamento, lo smarrimento e la difficoltà a mantenere alti livelli di concentrazione e performance.
L’emergenza Coronavirus ha costretto molte aziende a ricorrere al lavoro da remoto e le persone hanno risposto dimostrando di meritare la massima fiducia. In concreto, sono stati annullati centinaia di incontri, giornate di formazione, meeting e pranzi di lavoro: le persone e la salute vengono prima del business ad ogni costo. Si rallenta, non si corre. Si riscopre un tempo non più misurabile in denaro, processi e performance. Un tempo ora scandito dalla qualità della relazione con gli altri e con noi stessi. Siamo chiamati a far evolvere la nostra coscienza e i gesti con cui ne dimostriamo la vera essenza. Al di là dei numeri che oggi seguiamo con una certa preoccupazione e al di là dei numeri economici che fino a ieri abbiamo rincorso, e che probabilmente ancora oggi rincorriamo, dimenticandoci delle modalità con cui li otteniamo.
Indice degli argomenti
Emergenza Coronavirus: un banco di prova di un modo di lavorare più sostenibile per le persone
I dipendenti hanno creato nuove sinergie, le relazioni umane sono diventate ancora più importanti e autentiche. C’è maggior autonomia e senso di responsabilità delle persone, molte di loro si sono impegnate a ricercare di nuovi modi di collaborare.
Evitiamo di commettere lo stesso errore dell’ultima crisi economica, periodo che ha avuto l’inconsapevole merito di rivelare l’esigenza di un cambiamento rimasta sopita per diversi anni. L’intelligenza collettiva aveva affidato alla rete i sensori di un’emancipazione che prende forma in spazi liberi da poteri esclusivi e attende l’ascolto e la reattività delle imprese. Ha indicato la necessità di dismettere le leadership egocentriche con le quali restiamo fuori da un’emancipazione che non offre più adepti ma persone portatrici di messaggi espressi con autenticità, in piena autonomia e senso di responsabilità. Oggi corriamo il grande rischio di far scemare la connessione tra le aziende e i suoi collaboratori: da questa connessione dipende la relazione con tutti gli altri stakeholder dell’ecosistema aziendale.
I 7 consigli per sviluppare una cultura high connected
È il momenti di creare una cultura high connected e dotarsi di qualcosa di più efficace dei servizi in cloud e delle piattaforme di eLearning. È ora di dimostrare di essere connessi con la realtà e con ogni persona che in questi giorni sta scoprendo nuove risorse per affrontare questa emergenza e predisporsi alla ripartenza.
1. Investire sull’engagement dei dipendenti. Il modo migliore per evitare dispersione di idee, momenti di tensione e una conseguente riduzione delle performance è sviluppare un engagement che si fonda sulla reciprocità relazionale e sulla fiducia. I manager sono chiamati a rispondere a una precisa avvertenza “continuo a relazionarmi con te e a lavorare per te se mi dimostri che ti interessa di sapere come sto e di cosa ho bisogno per superare questo momento critico e ripartire”. Quando i C-level dedicano l’opportuna attenzione all’engagement e alla qualità della comunicazione, i dipendenti inizieranno ad alimentare questo approccio dedicandosi alla loro stessa motivazione e curando maggiormente la comunicazione con i colleghi.
2. Vincere la sfida partendo dai punti di forza di ogni persona. La ricerca Gallup mostra che quando i dipendenti conoscono e usano i loro punti di forza, sono più coinvolti (quasi 6 volte di più), hanno prestazioni più elevate e ci sono molto meno probabilità di lasciare la propria azienda. Quasi il 90% dei Millennials afferma che le opportunità di crescita professionale corrispondono alla possibilità di essere connesse e coinvolte nel loro posto di lavoro. La crescita non è sinonimo di promozione. Lo sviluppo delle competenze e delle responsabilità può prevedere una promozione, ma non è sempre necessario perché i dipendenti davvero bravi non vogliono necessariamente essere promossi, vogliono crescere. mantenere stabile la reciprocità di intenti.
3. Scegliere innovativi KPI (key performance indicators) e comunicare efficacemente con i collaboratori permette di individuare in tempo reale le azioni da mettere in campo per migliorare le performance e il benessere dell’intera organizzazione. Il Coronavirus è stato recentemente associato a un “cigno nero” un evento non prevedibile, con impatti notevolmente rilevanti per il sistema su cui impatta, in primis le persone. Uno dei KPI da introdurre è la Capacità di Progressione, l’abilità di evolversi e cambiare quando necessario, ridefinendo in modo sostenibile spazi, tempi ed energie. Oggi è strategico conoscere in che misura un’azienda possiede questa abilità. Un altro KPI da introdurre è la Leadership Ecologica, uno stile di leadership che valorizza l’unicità delle persone. Si basa sul loro ascolto e sulla loro crescita favorendo le occasioni di evoluzione reciproca. Questi KPI sono due delle dimensioni esplorate dall’indagine Coronavirus e Aziende realizzata con il modello Diamante.
4. Trovare e ingaggiare degli Ambassador della Positività. Persone che sanno trasformare un momento critico in un’occasione di vicinanza. Persone con una buona dose di intelligenza emotiva, empatia e ottimismo. Come spiega Anna Piacentini, CEO di People 3.0: «Tutti noi abbiamo presente il collega che è in grado di strappare un sorriso, quello che in ufficio si ricorda sempre dei compleanni o che è in grado di sdrammatizzare una crisi con una battuta. Molti di noi sentiranno la mancanza, in questi giorni, proprio di questi colleghi. Quelli che riescono a creare il senso di comunità in modo naturale. Ed è su questo punto che è importante portare l’attenzione affinché queste persone possano avere un ruolo in più nella gestione dell’emergenza Coronavirus: portare positività, mantenere alta la motivazione e il senso di gruppo».
5. Allenare e premiare i comportamenti virtuosi. Quali sono i comportamenti virtuosi? Tutti i comportamenti che riescono a convertire un employee experience negativa o potenzialmente tale in un employee experience positiva. A partire dalla puntualità di un feedback all’attenzione che si dedica a un’idea per gestire in modo più efficace la diversa dimensione spazio temporale del lavoro quotidiano. Il valore di un brand è il risultato delle micro-esperienze vissute da dipendenti e clienti. La qualità dell’employee experience è determinata dalle circostanze che impattano sulla quotidianità, micro-esperienze che influenzano il rapporto tra i collaboratori e le policies aziendali, i valori e i comportamenti che danno consistenza alla Brand Identity.
6. Evitare le manie di protagonismo. Immaginate di dover ricreare un ambiente di lavoro ideale dove si è invitati a rallentare e a mollare per un attimo la presa. Ecco, partite da questa suggestione per accettare che sarete chiamati a prendere delle decisioni drastiche, una tra le prime è evitare di pensare solo al vostro orticello e al vostro bisogno di potere. Siamo stati catapultati in un’emergenza dove una buona connessione Wi-Fi garantisce la nostra continuità professionale. Se perpetuate con comportamenti inopportuni sarete presto tagliati fuori da ogni comunicazione. La connessione può diventare fatalmente instabile…solo per voi! Trovate il giusto equilibrio tra il desiderio di comunicare e una buona dose di rispetto e generosità.
7. Comunicare, comunicare, comunicare. I brand trovano forza nella comunicazione e i dipendenti sono i media più credibili. È importante continuare a comunicare con autenticità e lealtà, a raccontare il proprio vissuto, a ideare e promuovere iniziative di solidarietà, evoluzione, vicinanza umana e professionale. Concordo pienamente con le parole di Francesco Morace, sociologo e fondatore di Future Concept Lab: “Marketing, Comunicazione, Management, tutto verrà orientato verso il Bene Comune… E chi proverà a speculare questa volta ne pagherà lo scotto. Adesso che siamo tutti sulla stessa barca in un mare discretamente in tempesta, spero che sia chiaro a tutti il valore che dobbiamo riscoprire: una certa lealtà di fondo…smettiamola anche di fare i furbi, gli ipocriti, i codardi. Riscopriamoci leali. Pronti ad abbracciarci di nuovo e con più intensità quando questo sarà possibile. Potrebbe essere l’ultima occasione per capire cosa significa bene comune».
L’umanità aziendale sta rispondendo all’emergenza: la sfida del Coronavirus si vince se le persone rimangono connesse, vicine e attive. Si è capito chiaramente che le aziende sono fatte di persone! Le organizzazioni si sono accorte che le loro sorti dipendono dalle persone. Persone che è bene informare, ascoltare, guidare. In queste ultime 2 settimane le persone sono state principalmente informate. È arrivato il momento di ascoltarle e sapere in real time cosa sta accadendo e come è meglio agire.