L’emergenza sanitaria da Covid-19 obbliga le aziende a rivedere gli standard di sicurezza sul lavoro garantiti a dipendenti e collaboratori. La riapertura delle attività che caratterizza le cosiddette Fase 2 e Fase 3 (transizione) ha messo in evidenza la necessità di ridisegnare in tutto o in parte gli spazi ufficio, per garantire il rispetto degli obblighi di distanziamento sociale e sanificazione degli ambienti che sono essenziali per contrastare la diffusione del virus negli ambienti di lavoro. Fatto salvo il principio per cui la dimensione dello Smart Working sembra destinata a rimanere la modalità di lavoro prevalente per i prossimi mesi, esistono attività, compiti e ruoli che richiedono la presenza del collaboratore sul posto di lavoro, sporadicamente o in modo continuativo. E questa eventualità deve oggi essere oggetto di maggior tutela rispetto al passato.
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Sicurezza del lavoratore nella Fase 3: il quadro normativo
Il 14 marzo 2020 le imprese e i sindacati hanno firmato un protocollo che definisce le precauzioni che il datore di lavoro deve mettere in atto per tutelare la salute dei lavoratori rispetto al contagio da Covid-19. Il documento, inserito come allegato nel DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) del 17 maggio 2020, fissa nuovi standard di salubrità degli ambienti aziendali e impone l’integrazione nel DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) del rischio biologico legato al SARS-CoV-2. Questo, in buona sostanza, obbliga le aziende ad adottare una serie di provvedimenti e tutele fondamentali come vigilare sul rispetto delle misure di distanziamento sociale; dotarsi di strumenti idonei a contenere la diffusione del virus (people counter, schermi di protezione…) e fornire ai dipendenti i dispositivi di protezione individuale (DPI). Gli obblighi per il datore di lavoro si estendono anche alla predisposizione di materiale informativo – volantini, e-mail – utile per diffondere la conoscenza sulle “buone abitudini” e i comportamenti igienico-sanitari da adottare per prevenire la diffusione del Coronavirus. L’inosservanza delle norme può determinare una responsabilità civile e penale in capo all’azienda, nell’eventualità in cui il dipendente risulti contagiato. Il 23 aprile, inoltre, l’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) ha stilato un “Documento Tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” che indica le strategie di contenimento del rischio e le misure di prevenzione che le aziende devono adottare nella Fase 3, operando in collaborazione con i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS/RLST).
Il new normal della Fase 3: nuove responsabilità per il CHRO
Negli ultimi tempi abbiamo sentito spesso parlare di new normal e le aziende si stanno progressivamente attrezzando per assicurare ai dipendenti che tornano in ufficio, in fabbrica o in negozio un ambiente di lavoro sicuro e a prova di contagio. Garantire una tutela a 360° della salute dei collaboratori è possibile solo adottando un approccio strutturato e organico, che investe tutti gli aspetti dell’attività lavorativa. Per il Chief HR Officer è, quindi, fondamentale scegliere il partner giusto, in grado di supportarlo in modo efficace e garantirgli una visibilità completa su tutti i processi di salute, sicurezza e ambiente (HSE, Health, Safety and Environment) all’interno del perimetro aziendale. La gestione e suddivisione stessa degli spazi di lavoro deve essere rivista, adottando una serie di accortezze utili a migliorare la salubrità degli ambienti: sanificazione periodica di tutte le postazioni individuali (sedie, mouse, tastiere, schermi di tipo “touch”) e delle aree comuni; vigilanza sul rispetto delle distanze di sicurezza interpersonali; rimodulazione dei flussi in ingresso e uscita, per ridurre al minimo le occasioni di contatto; accesso controllato (e contingentato) agli spazi di lavoro e obbligo di rilevare la temperatura corporea all’atto dell’ingresso. Nuovi vincoli e responsabilità, dunque, per il responsabile delle risorse umane, ma anche nuove opportunità. Tra le più importanti, l’accelerazione dei processi di digitalizzazione dell’area HR. Progetti magari già accennati in passato e che oggi invece assumono un ruolo essenziale per garantire una produttività svincolata dalla presenza fisica costante in ufficio. Modelli di Smart Working e Home Working sostenuti da infrastrutture agili basate sul cloud e sulla connettività fissa e mobile. Fondamentale, in questo contesto, la collaborazione con il Chief Financial Officer, utile per assicurare il sostegno economico-finanziario alle iniziative attuate, garantendo sempre la massima efficienza. A questo proposito è particolarmente interessante l’agevolazione fiscale che permette di recuperare parte degli investimenti sostenuti per adeguare gli ambienti di lavoro alle disposizioni anti Covid-19.
Le agevolazioni fiscali previste dal Decreto Rilancio
Il DL 34 del 19 maggio 2020, ribattezzato Decreto Rilancio, ha introdotto la possibilità per le aziende di usufruire di un bonus fiscale nella misura del 60% delle spese sostenute nel corso del 2020 per le misure di sanificazione anti Covid-19 e la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro aperti al pubblico, fino a un tetto massimo di 80mila euro. L’agevolazione è utilizzabile in compensazione nell’arco di 10 anni. Un altro credito d’imposta sempre pari al 60% delle spese, ma con un limite massimo di 60mila euro, è previsto per tutte le altre attività e le partite IVA. Il credito è utilizzabile in compensazione oppure in dichiarazione dei redditi. Rientrano nel computo degli importi del bonus tutte le spese per la realizzazione di ingressi separati e la rivisitazione degli spazi comuni, degli spogliatoi e delle mense; l’acquisto e l’installazione di apparecchiature utili per garantire la distanza di sicurezza interpersonale, il rilevamento della temperatura corporea e la sanificazione degli ambienti; l’acquisto di dispositivi di protezione individuale come mascherine, guanti, visiere, occhiali, calzari, camici e tute. È possibile cumulare il credito con altre agevolazioni riguardanti i medesimi interventi, come quelli previsti dal bando Impresa Sicura, purché non si superi il valore del costo sostenuto.
Vodafone Business per l’Unlock: l’IoT a Servizio della ripartenza
Vodafone Business è vicina alle aziende in questo momento delicato di ripartenza con un portafoglio completo di soluzioni e servizi di sanificazione e purificazione degli ambienti, rilevazione “on the go” della temperatura corporea, controllo di accessi, occupazione e flussi. La gamma Vodafone Business per l’Unlock comprende sistemi connessi e intelligenti “tutto incluso” per la rilevazione della temperatura del singolo individuo (termoscanner), la verifica della presenza sul viso della mascherina e il conteggio del flusso di persone in ingresso. Gli apparati possono essere integrati con il sistema di controllo accessi per automatizzare il passaggio al tornello e nella versione PRO le termocamere smart permettono di rilevare la temperatura corporea in tempo reale al passaggio di diverse persone (fino a 30 individui simultaneamente).
La suite Vodafone HR Tech rappresenta un prezioso aiuto per i direttori delle risorse umane in questa Fase 3. Offre, infatti, la possibilità di accelerare i percorsi di digitalizzazione delle HR utilizzando le tecnologie IoT e le App mobile per gestire in modo intuitivo e automatizzato la prenotazione degli spazi, i rimborsi spese e i timesheet. Vodafone Smart Occupancy, invece, permette di attuare un controllo intelligente dell’occupazione degli spazi, intercettando e segnalando gli assembramenti. Vodafone Hr Tech Braccialetto è un dispositivo indossabile che emette un avviso nel caso in cui due o più individui si avvicinino oltre la soglia di sicurezza, attualmente fissata in un metro. Il wearable non solo monitora in forma anonima gli eventi che hanno generato l’allarme, ma registra anche le informazioni temporali garantendo il tracciamento a ritroso dei contatti ravvicinati in caso di positività al Coronavirus, il tutto nel rispetto delle normative sulla privacy. L’attuazione di queste misure, infatti, comporta la raccolta delle informazioni sullo stato di salute e i movimenti di dipendenti e collaboratori, visitatori e fornitori: i consulenti Vodafone Business sono pronti a fornire supporto sulla realizzazione di informative e consensi, procedure d’accesso, istruzione delle comunicazioni al Garante Privacy e consulenza in materia di trattamento dei dati personali in conformità al GDPR (Regolamento UE 679/2016).