Entro il 2025 i membri della GenZ, quelli nati tra il 1997 e il 2012, costituiranno quasi il 30% della forza lavoro globale. Ma è già da adesso che le aziende devono far in modo di conquistarli portando all’interno dell’organizzazione nuove risorse native digitali, innovative e audaci. Impresa non semplice. Buste paga più consistenti, più tempo libero, flessibilità di lavorare da remoto e una maggiore responsabilità sociale e ambientale. Sono queste, infatti, le aspettative dei giovan riguardo al lavoro, e sono anche disposti a lasciare il posto o a scartare potenziali offerte se i loro bisogni non vengono soddisfatti. Ma come possono i datori di lavoro creare punti d’incontro con i lavoratori della Generazione Z? Un articolo pubblicato sul sito del World Economic Forum indica quattro elementi da considerare.
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Purché sia connesso e sia veloce
Nati già quasi iperconnessi (il primo iPhone è stato presentato nel 2007 quando il più grande tra loro aveva appena 10 anni), i membri della GenZ navigano ogni tipo di contenuto, purché possano procedere in maniera fluida a velocità. Già nel 2017, uno studio ContentSquare rilevava che il 60% degli utenti della Generazione Z non aveva più intenzione di utilizzare un’App, un canale o un sito Web lenti da caricarsi. Destreggiandosi spesso tra più dispositivi contemporaneamente, la poca pazienza per la tecnologia che non risponde, è in ritardo o risulta soggetta a errori, è una caratterista della GenZ. Le aziende dovrebbero tener presente questa predisposizione dei giovani verso una massima efficienza degli strumenti digitali e offrire loro un rapido e facile accesso a tutte le piattaforme di cui hanno bisogno all’interno dell’organizzazione.
Parola d’ordine “personalizzare”
C’è stato un tempo in cui si è ritenuto che l’ausilio delle macchine avrebbe reso tutte le persone alienate dietro un monitor. La verità è un’altra. Proprio la rapida evoluzione dello sviluppo informatico sta consentendo una profondità di approccio nell’ambito del lavoro mai vista prima. Un esempio su tutti il remote working. Abilitato da tecnologie sempre più all’avanguardia, questo paradigma consente infatti alle persone di lavorare dove e quando vogliono, e in generale di organizzare le attività in maniera da massimizzare la produttività personale. Così come la formazione permanente può essere svolta con altrettanta efficacia anche online, raggiungendo punti di personalizzazione prima impensabili, attraverso molteplici modalità, sincrone e non, studiate appositamente per l’e-learning: dai webinar alle classi online, dal micro learning alla gamification.
GenZ, così giovani così stressati
Due anni dopo l’inizio della pandemia, la Generazione Z sta registrando tassi di ansia, depressione e angoscia più elevati rispetto a qualsiasi altra fascia di età, rivela McKinsey. Come dimostrano i risultati di uno studio Deloitte un intervistato della GenZ su cinque classifica anche la salute mentale della propria generazione tra le principali preoccupazioni della società, appena dietro il costo della vita, il cambiamento climatico e la disoccupazione.
I datori di lavoro possono migliorare la salute mentale dei dipendenti abbracciando una cultura dell’integrazione tra lavoro e vita privata che consideri la versione 24 ore del dipendente (non solo la versione dalle 9:00 alle 18:00). Ciò non significa far vivere i dipendenti in perenne modalità lavorativa, ma invece, per esempio, consentire che si possa assistere alla partita sportiva del proprio figlio o fare una commissione se necessario durante la giornata lavorativa. Alla base di tale modello, naturalmente, deve esserci la fiducia del datore di lavoro nelle capacità del dipendente di portare a compimento il lavoro nei tempi stabiliti, e da parte del lavoratore senso di responsabilità, time management, e altre importanti soft skill.
Connessioni umane e inclusione
I lavoratori della Generazione Z si aspettano una leadership autentica e una connessione umana. Inoltre, l’etica, la diversità e le pratiche di inclusione di un’azienda, nonché l’impatto sociale, sono importanti per la Generazione Z. I datori di lavoro intelligenti apprezzano queste caratteristiche distintive e creano Employee Value Proposition (EVP) per loro rilevanti.