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Strategie di Employer Branding: su che cosa devono concentrarsi le aziende

Dal rendere piacevole l’ambiente di lavoro all’adozione di politiche di inclusione della diversità, passando per dei percorsi di recruiting che mettano davvero al centro la persona. Sono diverse oggi le dimensioni su cui le organizzazioni devono lavorare per mettere in piedi una strategia di employer branding

Pubblicato il 01 Set 2021

Marina Fantini

Senior Marketing Manager di Indeed

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Sono passati nemmeno 24 mesi dall’inizio della pandemia, ma priorità e certezze delle persone sono molto cambiate, anche per quel che riguarda il lavoro. Assistiamo a una sorta di ritorno “alle cose che contano davvero”. Non è un caso quindi che sia ormai arrivato il tempo per le aziende di mettere in campo delle strategie di employer branding ben congegnate per attrarre i talenti migliori.

Le nuove generazioni sono sempre più attente alla cultura e ai valori delle aziende dove andranno a lavorare, mentre le generazioni “più adulte” sono fortemente spinte alla ricerca di solidità e di condizioni di flessibilità che permettano di attraversare l’incertezza economica e sanitaria con maggiore serenità.

Una situazione che senza dubbio ha determinato dei risvolti importanti anche in materia di strategie employer branding, ovvero dell’insieme di quelle attività, tecniche e campagne che consentono a un’impresa di costruirsi una (buona) reputazione come datore di lavoro, facilitando il buon esito dei processi di recruitment. Lo vediamo dalla nostra esperienza di tutti i giorni: con 92.000 ricerche di lavoro pubblicate ogni mese e relazioni con migliaia di primarie aziende in Italia, Indeed rappresenta un punto di vista privilegiato. Ed è emerso anche da un’indagine che abbiamo realizzato in collaborazione con Business International che ha coinvolto 100 aziende italiane.

Strategie di employer branding: su cosa devono lavorare le aziende

Per attrarre talenti e professionisti, a fianco della leva della convenienza delle prospettive retributive (24%), oggi le aziende puntano, ad esempio, sul connotare le proprie offerte di lavoro come “smart” o ancora come “caratterizzate da flessibilità” (27%). Oppure, enfatizzano la piacevolezza dell’ambiente di lavoro e l’inclusione delle diversità (14%). Un insieme di messaggi che evidenziano come i temi del work life balance, della flessibilità, nonché le caratteristiche del contesto lavorativo si stiano confermando centrali nelle iniziative di employer branding ormai sempre più diffuse nelle aziende, non solo in quelle più strutturate o di più grandi dimensioni. Si tratta di attività che si stanno progressivamente imponendo con una vera e propria formalizzazione organizzativa (58%), finanche con una funzione dedicata in quasi un’azienda su 10.

Accanto alle attività citate in precedenza cresce, di pari passo, l’attenzione anche sul processo di recruting che se gestito in modo efficace diventa un driver centrale per costruire una buona reputazione, non è un caso che sempre più spesso si senta parlare di candidate experience.

Il digitale, in tutto questo, gioca un ruolo chiave. E lo fa sia nella fase di promozione delle offerte di lavoro, sia nella fase di recruitment vera e propria. A fianco dell’utilizzo di attività e canali tradizionali come partnership con università, centri ricerca, aziende (25%), crescono le aziende che puntano sui social (32%), sull’utilizzo di portali dedicati al mondo del lavoro (6%) e addirittura sull’utilizzo di app e modalità di gaming (9%). Non solo, le aziende sono sempre più propense a utilizzare la tecnologia anche nella fase di selezione e colloquio. Ad esempio, con l’utilizzo di tool di pre-screening automatico (30%) e di piattaforme di video interview (24%), strumenti che consentono di perfezionare la ricerca e accorciare i tempi ma di mantenere saldi i contatti umani e il trasferimento dei valori e della cultura aziendale. Una necessità alla quale abbiamo dato una risposta con il recente lancio della Indeed Hiring Platform, una soluzione virtuale che consente ai datori di lavoro di gestire tutto il processo di selezione, dalle inserzioni fino ai colloqui.

La pandemia ha segnato una svolta, con il ritorno a una dimensione di solidità e sicurezza e una nuova enfasi sui valori. Solo le aziende che sapranno sfruttare il digitale, l’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale per riportare la cultura aziendale e le relazioni umane al centro potranno competere nel sempre più delicato processo di recruitment del talento migliore per la propria azienda, contribuendo a migliorare le performance aziendali, ma anche la qualità di lavoro e vita delle persone.

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