Prendersi cura dei dipendenti e salvaguardare il loro benessere: è questa una delle sfide su cui la Direzione HR oggi deve lavorare con convinzione. I motivi sono evidenti (e forieri che non si tratta solo di una tendenza passeggera): complice la pandemia, è cambiato il modo di lavorare che se da un lato ha dato spazio a una gestione più “agile” del proprio tempo, con una rivisitazione del work-life balance, dall’altro ha esposto le persone a “nuovi rischi”, burnout e tecnostress ad esempio, solo per citarne un paio.
Quando si parla di questi temi, c’è comunque un elemento importante da mettere a fuoco e l’ha fatto Pietro Iurato, Head of Human Resources EMEA South di SAP, quando l’ho intervistato in occasione della giornata mondiale che SAP organizza sulla salute mentale: «Il concetto di benessere non è nuovo per le aziende e per la funzione HR, c’è sempre stata un’attenzione su questo aspetto. Tuttavia, prima il benessere era considerato più un benessere fisico, legato al mondo della sanità, poi si è passati al concetto più ampio di wellbeing, che un po’ si può ricondurre anche a quell’accezione del “mens sana in corpore sano”, da cui la nascita delle palestre aziendali, la possibilità di avere il supporto di personal trainer, fino ad arrivare alla corretta nutrizione: in SAP, per esempio, abbiamo organizzato incontri periodici con nutrizionisti in azienda. Ma è con la pandemia che è avvenuto il vero cambiamento: il concetto di wellbeing si è “esteso” dal corpo alla mente. Ci siamo resi conto che in chi lavora molto da remoto e isolato, il livello di stress mentale aumenta».
Non si tratta quindi più, semplicemente, di garantire alle persone un work-life balance, le si deve accompagnare nel definire in modo corretto gli spazi, i tempi e le modalità di lavoro, ricordandosi di dedicare la giusta attenzione alla salute e al benessere fisico e mentale.
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Serve un’attenzione costante al benessere, soprattutto quando si tratta di salute mentale
E SAP ha colto da subito i primi segnali: «Durante il periodo del lockdown abbiamo introdotto le survey istantanee che permettevano di monitorare in tempo reale la condizione dei dipendenti e raccogliere i loro feedback. Abbiamo capito, infatti, che le survey tradizionali, effettuate magari a distanza di mesi, non davano la possibilità di conoscere appieno le sensazioni delle persone né di capire come muoversi in maniera preventiva per andare incontro e gestire eventuali situazioni di stress o malcontento. Questo tipo di informazioni possono essere ricavate solo attraverso survey qualitative effettuate nel momento in cui un particolare fenomeno si sta verificando: abbiamo quindi deciso di usare un tool proprietario – Qualtrics – che in quella situazione ci ha confermato che il livello di stress si stava alzando».
Ed è stato allora che sono state prese in considerazione diverse azioni da mettere in campo per ridurre il livello di stress: «Oltre a sessioni di mindfulness dedicate a tutti i dipendenti, abbiamo dato vita a una piattaforma, l’Employee Assistance Program, che consente di formulare e avere risposta a qualsiasi tipo di domanda, e anche di richiedere, qualora fosse necessario, dei consigli per aiutare i colleghi in difficoltà».
Ma prendersi cura di sé stessi e individuare in anticipo quando si stanno per raggiungere livelli di stress e burnout insostenibili è tutt’altro che semplice. Questa evidenza ha portato SAP a istituire a livello globale il SAP Mental Health Day, una giornata in cui l’azienda si “spegne” e ognuno è libero di trascorrere il tempo come meglio crede con un messaggio di fondo: “Prendetevi cura di voi stessi”.
«I dipendenti sono incoraggiati a sfruttare questa giornata per porsi delle domande: “Come sto in questo momento?” “Cosa mi preoccupa?”. L’obiettivo è far comprendere che l’equilibrio psicofisico è fondamentale – ha raccontato Iurato -. E il fatto che tutti i 110mila dipendenti SAP si prendano in contemporanea lo stesso giorno di riposo rende più facile “staccare la spina” collettivamente. È un’opportunità per ricaricarsi, riflettere e dedicarsi del tempo per prendersi cura di sé stessi. Ma il valore dell’iniziativa è ancora più ampio: si tratta di un patto forte con le persone, che fa capire quali sono i valori aziendali e quanto i dipendenti e il loro benessere siano importanti per l’azienda. Considerando che la nostra mission è “to help the world run better and improve people’s lives”, non saremmo coerenti se non partissimo in primis dalle nostre persone, e poi sarebbe anche un traguardo inarrivabile se non cercassimo di garantire una vita migliore ai dipendenti».
I programmi di Sap che mettono al centro la persona
Iurato mi ha raccontato che in azienda l’attenzione alla persona si declina in svariati modi.
«Quello che stiamo facendo da qualche anno a questa parte è lavorare sulla leadership: abbiamo capito infatti che è doppiamente vincente avere dei leader in grado di ispirare e supportare la crescita professionale. È tempo di abbandonare il concetto di leadership calata dall’alto e basata sulle istruzioni. Ecco perché abbiamo introdotto due strumenti, il “Leadership Trust” e il “People Engagement” che ci fanno capire costantemente come sono percepiti i leader e quanto è efficace il lavoro che fanno con le loro persone. Abbiamo anche dei programmi – chiamati “Inspiring Leaders” – che coinvolgono le persone prima che diventino manager con un percorso di assessment delle skill manageriali, e a seguire prevedono degli step tarandoli sullo specifico stadio di carriera in cui si trovano: quindi si parte dai percorsi focalizzati più sulla persona, fino ad arrivare a quelli che aiutano a capire come ispirare i valori e costruire un ambiente che sia il più possibile inclusivo e aperto al confronto. Inoltre, da qualche tempo abbiamo abbandonato il Performance Management e ci focalizziamo piuttosto sul Talent Development: il focus si è dunque spostato sulla crescita del singolo e sull’impatto che ha nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi aziendali».
Il nuovo approccio di SAP è anche frutto di quello che sta accadendo a livello globale: il mercato è volatile e in continua trasformazione, è quindi necessario avere costantemente un occhio rivolto al futuro, e questo vuol dire anche puntare sulla formazione continua in ottica di crescita e anche di reskilling.
Una crescita che però può passare anche da iniziative di più ampio respiro come il programma Sap Social Sabbatical: «I dipendenti SAP hanno la possibilità di prendersi dei periodi sabbatici più o meno lunghi per dedicare il loro tempo, le loro capacità e competenze professionali alle organizzazioni no profit che operano in ambito sociale in diverse parti del mondo, dal Brasile all’India, dal Sud Africa al Ghana. In questo modo, rafforzano le loro competenze di leadership, e acquisiscono consapevolezza culturale e sociale».