In Vodafone, uno su due lavora in modalità “smart”. In pratica, un giorno alla settimana può lavorare senza andare in ufficio grazie al supporto delle tecnologie digitali. Si tratta di 3.500 dipendenti su 7.000 e per questo Vodafone è considerata l’esperienza italiana con il maggior numero di dipendenti coinvolti nello Smart Working, secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Lavorare in modo flessibile, dando maggiore autonomia su tempi e luoghi di svolgimento dei propri compiti, presuppone la responsabilizzazione delle persone e una collaborazione basata su fiducia, trasparenza e misurazione dei risultati, come dimostrano le esperienze di Barilla e BNL.
Abbiamo intervistato Sara Trabucchi, Responsabile Soluzioni per le aziende di Vodafone Italia, sull’esperienza italiana.
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Flessibilità e Smart Working sono la stessa cosa o lo Smart Working è un sottoinsieme della flessibilità?
“Lavoro flessibile” è un’etichetta più ampia che comprende anche altre modalità di lavoro come il part-time e l’orario flessibile e, app
unto, lo Smart Working. In generale, al lavoro flessibile sono riconosciuti universalmente tre benefici: aumento della produttività, influenza positiva sulla reputazione aziendale e morale dei lavoratori. Emerge chiaramente, quindi, che lavorare in modalità smart non è solo un modo per conciliare meglio l’equilibrio vita privata-professionale ma anche e soprattutto un driver di innovazione sociale e aziendale. Non a caso, alla base di questa rivoluzione del luogo di lavoro, c’è la tecnologia, intesa come infrastrutture, apparati e programmi a disposizione dei dipendenti, che emerge come uno, se non il principale, abilitatore del lavoro flessibile.
Uno su due i vostri dipendenti in Italia usa lo Smart Working. Ci sono differenze di genere e modalità, o ruoli particolarmente interessati?
In Vodafone lo Smart Working è scelto in pari misura da uomini e donne, per un totale di oltre 5.000 giornate al mese. Possono lavorare in modalità smart tutti i dipendenti che non devono garantire un presidio operativo in sede o nei negozi. Da settembre 2015 questa possibilità è stata estesa a quattro giorni al mese (al massimo un giorno alla settimana, non cumulabili) rispetto ai due giorni al mese precedenti, che escludevano il lunedì e il venerdì. Ora sono stati ammessi anche il lunedì e il venerdì, sottolineando un rapporto capo-collaboratore improntato alla fiducia e alla trasparenza. Inoltre, raddoppiando il numero di giorni si rafforza la cultura aziendale di Vodafone, già caratterizzata da una focalizzazione sui risultati e non sulla presenza fisica; dalla collaborazione determinata dai progetti e non dagli spazi; da una maggiore agilità operativa e velocità di execution e da un più significativo spazio di libertà, dove ognuno può esprimere al meglio se stesso. Uno dei punti di forza del nostro progetto risiede nel fatto che il dipendente può aderire volontariamente e spontaneamente allo Smart Working, previo accordo con il proprio responsabile.
Si potrebbe estendere a numeri maggiori e ad altre funzioni, o non ci sono ancora le condizioni culturali?
Il progetto è stato accolto molto positivamente dai dipendenti a ogni livello, e continua a essere scelto sempre in maggior misura, dimostrando che l’azienda è culturalmente pronta a questa trasformazione. Di fatto, poi, a oggi abbiamo esteso lo Smart Working a tutte le funzioni compatibili con questa modalità di lavoro.
L’Italia è un esempio anche per altri Paesi, o altrove la flessibilità in Vodafone è ancora più spinta?
Sulla base della mia personale esperienza di collaborazione di diversi anni con colleghi che lavorano in altri Paesi, posso dire che oggi in Italia abbiamo raggiunto un livello di adozione del lavoro flessibile del tutto analogo. La differenza è che altrove è la norma da molti anni. Mi è capitato spesso di trovarmi in una riunione con persone inglesi collegate in videocomunicazione dal salotto di casa, alle cui spalle apparivano quadri appesi o un cane scodinzolante. Noi ci stiamo abituando ora.
In Italia solo il 31% della popolazione ha già utilizzato forme di lavoro flessibile secondo la vostra ricerca “Flexible Work: Friend or Foe?”. Quanto aiuta avere in casa la tecnologia abilitante? Quali costi aggiuntivi dovrebbero considerare aziende non tlc nell’adottare lo Smart Working?
Le tecnologie sono il principale abilitatore di questa nuova modalità di lavoro e, in estrema sintesi, si possono raggruppare in tre categorie: connettività a banda larga (4G e fibra ottica), strumenti di collaboration (ad esempio telepresence, audio/videocomunicazione, tool di document sharing) e applicazioni fruibili anche in mobilità su tablet e smartphone. I costi vanno valutati in base alle esigenze specifiche delle aziende, ma quello che posso dire è che tutte le soluzioni sono disponibili in modalità as a service, cioè pagando un canone per fruire di un servizio chiavi in mano, senza necessità di investimenti significativi upfront. E i benefici quantitativi in termini di ore uomo, spese di carburante e di viaggio risparmiati sono tali da garantire un ritorno economico in tempi molto ridotti. Senza considerare quelli più difficilmente quantificabili legati all’incremento della soddisfazione e della motivazione dei dipendenti. Da noi ogni dipendente Vodafone ha a disposizione laptop, smartphone, Internet Key, oltre a strumenti di condivisione e collaborazione come videoconference e chat, che permettono la massima efficacia azzerando le distanza fisica.