L’emergenza Covid ha infranto in poche settimane barriere culturali, pregiudizi e consuetudini rispetto al lavoro, portando alla ribalta il remote work. Se ne è parlato a Think Digital Summit Italy 2020 di IBM (qui è possibile rivedere tutte le sessioni), andato in scena il 18 giugno in versione totalmente digitale, affrontando il tema sia da un punto di vista delle persone e delle nuove esigenze che nascono con l’uso estensivo del lavoro a distanza, sia delle tecnologie e delle infrastrutture che abilitano il nuovo scenario, per capire come progettare nuove modalità di lavoro in chiave digitale, raccontando le esperienze di questi mesi. Il focus, secondo IBM è su 4 principali acceleratori: competenze, produttività, engagement e infrastruttura a supporto.
Indice degli argomenti
La vision di Brunello Cucinelli sullo Smart working
Al di là di ogni scetticismo a volte legato ad un modello di leadership di controllo, i risultati positivi hanno di fatto dimostrato come sia possibile trovare un equilibrio più soddisfacente in termini umani tra lavoro e vita privata. Dello stesso avviso Brunello Cucinelli, l’imprenditore illuminato che dal palco del teatro della sua Solomeo ripercorre i giorni dell’emergenza coronavirus e traccia una linea per il futuro. Tra aneddoti famigliari, citazioni di santi e filosofi, in un monologo fortemente ispirante, Cucinelli dice «Credo che avremo un grande riequilibrio tra tecnologia e umanesimo. […] In questo periodo abbiamo dovuto imparare a lavorare da casa, anche se io credo che la parte creativa perda moltissimo in questo perché la creatività viene dall’incontro. Ad ogni modo dobbiamo trovare un equilibrio tra lo Smart Working e il lavoro dal vivo».
Nuove priorità: business continuity e persone
«Con il lockdown – dice Laura Nalon Talent & Engagement Practice Leader IBM Italia.- la business continuity e le persone sono diventate la priorità delle aziende. Ecco quindi che la progettualità e le risposte attuate sino ad oggi hanno richiesto, e continueranno a farlo, un’ulteriore evoluzione, un’adeguata gestione dell’impatto del cambiamento anche culturale e non solo tecnologico. Nuove formule e approcci si sono resi necessari per potenziare tutte quelle sfumature di coordinamento e collaborazione da remoto. Da qui nasce l’esigenza di intraprendere percorsi strutturati per continuare a innovare e ingaggiare i propri dipendenti». E Laura Nalon prosegue descrivendo l’approccio IBM per riorganizzare il sistema lavoro da remoto: «Noi ci siamo concentrati su 3 elementi: accelerare cultura e modalità di lavoro collaborativa che migliorano ingegno e produttività; diffondere le competenze del futuro promuovendo coaching on-line pratiche agile e remote leadership per educare a lavorare da remoto; elaborare sistemi di assistenza virtuale continua e personalizzata all’intera popolazione aziendale distribuita per fornire risposte immediate certificate».
Tecnologie e strumenti a supporto dello Smart Working
Nuove situazioni di lavoro richiedono nuovi strumenti. Di questo tema parla Giorgio Anselmi – Technical Sales Manager IBM Italia. «Utilizzare una workforce remota presenta nuove necessità operative e richiede l’introduzione di strumenti per l’abilitazione, il potenziamento e il monitoraggio delle attività svolte, ovvero: la forza lavoro deve essere resa maggiormente flessibile ma soprattutto adattabile ad un rapido cambiamento; l’attività deve essere ripensata in modo digitale ma servono strumenti collaborativi a supporto: contenuti, workstreams, assistenti virtuali e digitali, supporto dell’Intelligenza Artificiale nelle decisioni, per poter scalare e rispondere velocemente alle variazioni del workload; si rendono necessari gli strumenti per il controllo in tempo reale delle operazioni svolta (KPIs monitoring)». Giorgio Anselmi conclude ricordando come «La collaborazione uomo-macchina per essere proficua deve essere realizzata in modo tale che l’attività della macchina deve essere un potenziamento, un ausilio, al lavoro dell’uomo».
L’importanza delle infrastrutture digitali nello Smart Working
Martino Bedani – Associate Partner IBM Italia approfondisce il tema delle infrastrutture digitali, elemento chiave per abilitare il remote work. «Quando parliamo di Smart Working – dice Martino Bedani – le infrastrutture tecnologiche svolgono un ruolo importante, un ruolo di abilitatore alla trasformazione. Gli elementi fondamentali di questa trasformazione sono sicuramente, in primis, la flessibilità di luogo e la flessibilità di orario, insieme al ripensamento degli spazi e nuovi servizi per gli utenti». Per capire il livello di soddisfazione delle infrastrutture tecnologiche e su cosa dover intervenire affinché queste rispondano perfettamente alle esigenze dei dipendenti, IBM adotta una nuova soluzione metodologica nominata Persona Assessment, dove per “persona” si intende un profilo utente che abbia esigenze specifiche di informatica per svolgere il proprio lavoro. Attraverso una serie di questionari viene scattata una sorta di fotografia dell’utilizzo della tecnologia in azienda e da qui si parte per la costruzione di una road map di implementazioni con al centro l’utente. Così alla domanda «Da dove un’azienda deve cominciare?», la risposta di Martino Bedani non può essere che una sola «Il parere dell’utente finale può essere sicuramente d’aiuto per scegliere su cosa indirizzarsi e fare un passaggio ulteriore».