Collaboration, gestione da remoto dei task e frammentazione dei workspace sono fenomeni che stanno interessando tutte le organizzazioni, pubbliche e private. Soprattutto sul fronte aziendale, si tratta di una trasformazione tanto rapida quanto irreversibile, che pur portando innegabili vantaggi al business e agli utenti finali genera anche diverse criticità, specialmente a livello di IT e device management.
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Agilità, flessibilità e attenzione alla work-life balance: i nuovi pilastri dell’innovazione
Secondo la “Hr Trends & Salary Survey 2021” di Randstad, nel 2022 la formula del lavoro da remoto verrà utilizzata dal 66% delle aziende della Penisola, un livello ancora piuttosto elevato se lo si rapporta al picco dell’86%, registrato qualche mese fa nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria, e al 72% d’inizio 2020, durante la prima fase della pandemia. Lo studio “Manageritalia Restart: il lavoro dopo il Covid 19“, realizzato dalla federazione dei dirigenti italiani, sottolinea d’altra parte come sia ripresa nel mondo aziendale la ricerca di personale: il 65% dei decisori è intenzionato ad assumere, e pensa di incrementare le risorse umane nella propria azienda con lavoratori giovani e con nuove competenze (61,8%). Questo significa, ancora più esplicitamente, che agilità, flessibilità e attenzione alla work-life balance dovranno diventare – se non lo sono già – i punti cardine della crescita delle imprese che per crescere puntano sull’innovazione.
Sia chi pianifica i processi organizzativi, sia chi si occupa dell’erogazione dei servizi informatici, dovrà dunque tenere conto di questa discontinuità per continuare a garantire, anche nell’era dell’hybrid work, le migliori performance possibili all’interno di ciascun team, ovunque siano dislocati i suoi membri.
L’approccio tradizionale al device management
Man mano che i processi di digitalizzazione verranno perfezionati, i benefici generati dall’approccio agile supereranno di gran lunga gli sforzi necessari alla creazione, all’aggiornamento e alla manutenzione del parco dispositivi. Ma nel frattempo, in molti casi, gli amministratori di sistema che effettuano queste operazioni manualmente non solo saranno costretti a scendere a diversi compromessi per trovare di volta in volta il giusto equilibrio tra performance, usability e security, ma dovranno anche devolvere molto del loro (sempre più prezioso) tempo in attività a basso valore.
L’approccio tradizionale al device management prevede, come tutti gli addetti ai lavori sanno, una serie di passaggi obbligati. Dopo l’acquisto dei dispositivi, recapitati di solito nell’headquarter, è necessario liberarli dagli imballi e installare su ciascuna unità le suite di produttività, aggiungendo applicazioni custom, layer di sicurezza e impostando i privilegi di utilizzo per il destinatario. Per ogni device, bisogna quindi creare un’etichetta e una scheda che permettano all’utente di riconoscere il proprio strumento e accedere alle istruzioni per eseguire lo startup. Naturalmente, una volta messo a punto e verificato, il dispositivo va infine reimballato e consegnato – sempre più spesso spedito – a ogni collaboratore.
Si tratta, in altre parole, di una procedura che di agile ha ben poco, e che risulterà sempre più inadeguata per lo scenario che le imprese stanno per affrontare. L’alternativa, però, c’è, e si chiama cloud.
Così il cloud rivoluziona il deployment dei dispositivi
Con una gestione in cloud, ovvero centralizzata, remotizzata e dematerializzata, il deployment di ciascun dispositivo – laptop o smartphone che sia – può infatti avvenire in maniera semplice, economica e soprattutto rapida. La parola d’ordine è automazione: i device vengono distribuiti agli utenti a cui sono destinati, a prescindere da dove si trovino fisicamente, con una serie di configurazioni e credenziali personalizzate predefinite. L’end-user non deve far altro che ricevere il proprio terminale e scaricare da un ambiente cloud protetto e garantito i software che occorrono alla macchina per supportare l’operatività quotidiana, con tutte le customizzazioni e gli aggiornamenti del caso. Gli IT e i device manager, di fatto, non hanno bisogno di mettere mano ai dispositivi, che non dovranno nemmeno essere disimballati, se non una volta giunti alla loro destinazione finale. Non si tratta solo di snellire una serie di operazioni estremamente laboriose e time-consuming, ma anche di ottimizzare un processo che, eseguito manualmente, può comportare errori metodologici. Con una serie di effetti a cascata che andranno a detrimento dell’efficienza complessiva dell’organizzazione.
Unified Workspace di Dell: l’integrazione di fabbrica e cloud che sprigiona nuovo valore
È facendo leva sul cloud che Dell ha dato vita a Unified Workspace, un portafoglio di soluzioni di device management incentrate sulla semplificazione del ciclo di vita dei dispositivi. Un ambiente che offre a qualsiasi tipo di impresa servizi fluidi e moderni per il deployment di PC e smartphone, con a corredo una suite di strumenti per la sicurezza, la gestione e il supporto sviluppata insieme ai partner VMware e SecureWorks.
Dopo aver operato una profonda integrazione tra fabbrica e tecnologie cloud, Dell ha maturato, primo tra gli original equipment manufacturer, la capacità di eseguire il provisioning di applicazioni (tramite VMware Workspace One) all’interno dello stabilimento di produzione. Una volta messi a punto, i sistemi vengono spediti direttamente ai dipendenti, ovunque essi siano, già pronti all’uso, lasciando all’IT il tempo di concentrarsi su attività a maggior valore.
Secondo il report di Principled Technologies, “Deliver pre-configured systems to end users faster with Dell Provisioning for VMware Workspace One”, in cui si confrontano il deployment tramite Dell Provisioning for Workspace ONE e quello svolto in maniera tradizionale, il cloud consente di risparmiare fino a una settimana per l’implementazione di mille dispositivi. Stando alle rilevazioni di Forrester, invece, sfruttando le soluzioni di Unified Workspace, il tempo necessario alla distribuzione delle applicazioni core ai dipendenti può passare da due ore a poco più di 12 minuti.
È sufficiente rapportare questi dati alle dimensioni e alle ambizioni di crescita che ha la propria azienda per capire il valore che un approccio del genere può apportare all’intera organizzazione e in particolare ai professionisti dell’IT.