Sempre più oggi il “lavoro distribuito” – in inglese “distributed work” sta assumendo i tratti di una una vera e propria filosofia che punta a creare un mondo del lavoro più inclusivo e sostenibile, trasformando il modo in cui le aziende operano e ridefinendo i concetti di produttività e collaborazione.
Avani Prabhakar, Chief People Officer di Atlassian, un’azienda australiana specializzata nello sviluppo di software per la collaborazione e la gestione dei progetti, ha affrontato il tema in un recente TED Talk, attraverso il racconto della sua esperienza personale e professionale e dei benefici di un ambiente di lavoro in cui i dipendenti hanno la libertà di scegliere dove e come lavorare.
Indice degli argomenti
Definizione di lavoro distribuito
Il lavoro distribuito è un modello organizzativo in cui i dipendenti e i collaboratori di un’azienda operano da diverse località geografiche, utilizzando strumenti digitali e tecnologie di comunicazione avanzate per mantenere la produttività e la collaborazione. Questo modello si distingue dal tradizionale lavoro remoto in quanto non implica necessariamente una sede centrale fisica: l’azienda stessa può essere “distribuita” e operare in modo decentralizzato.
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A differenza dello Smart Working – che è un modello più ibrido e flessibile, spesso legato a un’organizzazione che ha ancora una sede fisica centrale – il lavoro distribuito presuppone un’organizzazione che nasce per essere operativa da diverse sedi, senza una presenza fisica predominante.
Distributed work: il cambiamento imposto dalla pandemia
Il 2020 ha rappresentato un punto di svolta per il mondo del lavoro. La pandemia ha costretto milioni di persone a lavorare da remoto, accelerando una trasformazione già in atto. Prabhakar sottolinea come questa transizione abbia portato Atlassian a scegliere un modello di lavoro distribuito piuttosto che un semplice lavoro da remoto. Oggi, con oltre 12mila dipendenti diffusi in 3mila città di 14 Paesi, l’azienda offre la massima flessibilità senza imporre obblighi di presenza in ufficio.
«Non siamo un’azienda remota, siamo distribuiti. La realtà mantiene 12 uffici fisici, ma senza alcuna imposizione di giornate in presenza, lasciando ai lavoratori la scelta su dove svolgere le proprie mansioni».
I vantaggi della forza lavoro distribuita
Maggiore equità e inclusione
Uno degli aspetti più innovativi di questo modello è la sua capacità di livellare il campo da gioco per tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica o dalle loro caratteristiche personali. Prabhakar, che si definisce un’introversa, racconta come il lavoro distribuito abbia migliorato la sua esperienza lavorativa, permettendole di emergere senza la necessità di adeguarsi alle dinamiche aziendali tradizionali, spesso dominate da chi ha una maggiore predisposizione alla comunicazione verbale immediata.
«Abbiamo sempre pensato che le persone intelligenti debbano essere in grado di rispondere rapidamente, ma ci sono tantissimi introversi di talento che esprimono la loro intelligenza in modi diversi. Il lavoro distribuito consente a tutti di contribuire secondo i propri tempi e le proprie modalità, favorendo una maggiore valorizzazione del capitale umano».
Una produttività basata su flessibilità e autonomia
Uno dei principali timori legati al lavoro distribuito è il calo della produttività. Tuttavia, i dati raccolti da Atlassian dimostrano il contrario: il 92% dei dipendenti dichiara di svolgere il miglior lavoro della propria vita, mentre un terzo di loro ha registrato un incremento nella capacità di concentrazione.
Per ottenere questi risultati, l’azienda ha implementato nuove strategie di gestione del tempo, adottando un approccio asincrono che riduce la dipendenza dalle riunioni in tempo reale. «Abbiamo eliminato circa mezzo milione di riunioni inutili», afferma Prabhakar.
Una nuova organizzazione della giornata lavorativa
Per massimizzare l’efficienza e il benessere dei dipendenti, Atlassian ha introdotto una suddivisione strutturata della giornata lavorativa in tre momenti distinti:
- Tempo dedicato alle riunioni, ridotto al minimo indispensabile;
- Tempo per il lavoro individuale e concentrato, in cui le persone possono approfondire le proprie attività senza interruzioni;
- Tempo per la collaborazione su progetti, destinato al lavoro di squadra su obiettivi specifici.
Questa suddivisione ha permesso di affrontare una delle principali criticità del lavoro distribuito: la gestione del tempo e delle priorità.
Collaborazione efficace tra fusi orari diversi
«Lavorare in un contesto globale presenta sfide logistiche, specialmente per quanto riguarda le differenze di fuso orario. Per evitare frizioni operative, Atlassian limita la collaborazione diretta tra team a un massimo di due fusi orari, così da garantire almeno quattro ore di sovrapposizione tra i gruppi.
Costruire connessioni autentiche nel lavoro distribuito
Uno dei miti più diffusi sul lavoro distribuito è che riduca le opportunità di connessione tra i colleghi. «In realtà, la vera coesione si crea attraverso incontri mirati e strategici, piuttosto che con la semplice condivisione di uno spazio fisico. Non si costruisce una connessione autentica semplicemente sedendo accanto a un collega mentre entrambi guardano lo schermo del proprio pc».
Secondo Atlassian, la soluzione sta nell’organizzazione di momenti di incontro in presenza con uno scopo ben definito, come sessioni di brainstorming, workshop strategici o eventi aziendali dedicati all’innovazione, per promuove una “intenzionalità nella collaborazione”, rendendo i momenti in presenza più significativi e produttivi.
Il futuro del lavoro: oltre la dicotomia “ufficio vs. casa”
È chiaro, quindi, che il dibattito tra lavoro in ufficio e lavoro da remoto è ormai superato. «Quando riduciamo il futuro del lavoro a una discussione tra ufficio e casa, stiamo pensando troppo in piccolo. Piuttosto, il vero focus dovrebbe essere sul “come” lavoriamo, e non sul “dove”», ha concluso Prabhakar.