Negli ultimi anni una serie di innovazioni dirompenti ha trasformato il nostro modo di vedere interi settori. Spotify per la musica, Uber per i trasporti, Netflix per le serie TV e i film: la tecnologia ha cambiato il nostro modo di fruire prodotti che prima davamo per scontati. Una rivoluzione simile sta ora investendo anche il modo in cui pensiamo ai nostri uffici, alle scrivanie e alle modalità di lavoro. Una rivoluzione chiamata Smart Working.
Secondo i recenti dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, in Italia sono 480.000 i lavoratori che usufruiscono di modalità di lavoro flessibile. I numeri assoluti sono ancora piccoli, ma non dobbiamo pensare che il nostro Paese non sia all’avanguardia sul tema: c’è molta fiducia nel lavoro flessibile. Abbiamo intervistato 200 manager italiani, e le loro risposte non si sono discostate molto dalla media internazionale. L’88% di loro ci ha detto che il lavoro flessibile aiuta l’azienda a crescere; una pari percentuale ritiene che aiuti l’azienda a restare competitiva. Il 78% ci dice che permettere ai dipendenti di lavorare da qualsiasi angolo del mondo è stato utile per assumere e conservare i migliori talenti.
Quando si pensa a lavorare “smart”, in Italia si pensa automaticamente al lavorare da casa; ma in realtà le possibilità offerte dal lavoro flessibile sono tantissime. Business center come i nostri sono spazi che agevolano il networking, creando delle vere e proprie community. Diventano luoghi di incontro dove convivono professionalità diverse, accomunate dalla voglia di collaborare e di aprirsi a nuove opportunità. Non solo uffici temporanei per freelance e professionisti, ma luoghi in cui incontrare anche dipendenti di PMI e multinazionali. Siamo presenti in Italia dal 1997. Nel 2014 gestivamo in Italia circa 10 spazi, ora contiamo di arrivare a 50 unità entro la fine dell’anno.
Lo stimolo principale, comunque, rimane la produttività personale e la possibilità di coniugare più facilmente la vita personale e quella professionale. Il beneficio di poter tagliare i costi e i tempi di spostamento da e per il luogo di lavoro. Non solo scegliendo di lavorare da casa. Grazie alla presenza di spazi di co-working in un numero sempre più elevato di località, può diventare strategico lavorare nei pressi della scuola del figlio o dell’asilo nido, oppure vicino alla sede di un cliente che si visita spesso. Con la comodità di poter cambiare location ogni giorno, se ce n’è l’esigenza.
È indubbio, comunque, che il lavoro flessibile rappresenti un beneficio per l’individuo, per le aziende, ma anche per tutto il Sistema-Paese. Abbiamo recentemente commissionato a economisti indipendenti una ricerca specifica, da cui emerge che entro il 2030 il lavoro flessibile potrebbe dare un valore aggiunto all’economia globale pari a ben 10 trilioni di dollari. Abbiamo inoltre calcolato in 3,53 miliardi le ore spese per recarsi sul posto di lavoro che verrebbero risparmiate nel mondo entro quella data, che equivalgono al tempo passato al lavoro ogni anno da 2,01 miliardi di persone.
Stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione del concetto stesso di lavoro. Chiamiamolo pure Smart Working, lavoro agile, flessibile, da remoto tra non molto si chiamerà solo “lavoro” e sarà la normalità. Assistiamo in questo momento a una fase di transizione, in cui l’importanza di questo nuovo lavoro liquido è sempre crescente ed è oggetto di profonde discussioni da parte di molteplici funzioni aziendali, tra cui il risk management, lo sviluppo del business, le risorse umane e le funzioni di marketing e strategia. È inevitabile che tutto ciò si rifletta in un’evoluzione del concetto di “sede” e anche dei portafogli immobiliari delle nostre aziende.
Solo un decennio fa non si poteva scegliere, la musica si doveva acquistare in un formato fisico, come un cd. Poi è arrivato Spotify. La rivoluzione degli spazi di lavoro è proprio dietro l’angolo e le aziende intelligenti stanno iniziando a pianificare questa trasformazione totale già da ora.