Le persone non voglio dire addio ai vantaggi del lavoro ibrido, e le aziende non possono non considerarlo in un contesto in cui Great Resignation, Skill Gap e difficoltà nell’attrarre i talenti mettono a rischio il loro futuro. Uno studio condotto dalla Saïd Business School dell’Università di Oxford ha dimostrato come la felicità sul lavoro non è solo a vantaggio del dipendente che ne trae beneficio personale, ma anche dell’azienda: i lavoratori sono il 13% più produttivi quando sono felici, e non perché lavorano più ore dei loro colleghi scontenti, ma semplicemente perché lavorano meglio. Se a questo dato affianchiamo quello rilevato dall’ultima ricerca Cisco secondo cui il 78% dei 28mila dipendenti a livello globale (anche italiani) intervistati tra gennaio e marzo 2022 afferma che la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo li ha resi più felici, e oltre la metà riferisce che il lavoro ibrido (in parte in presenza, in parte da remoto) ha contribuito a ridurre il loro livello di stress, appare chiaro come i CEO dovrebbero tenere ben a mente queste informazioni oggi che hanno la possibilità di riprogettare i modelli di lavoro.
A seguito di questi due ultimi anni nei quali le misure adottate per contrastare la pandemia hanno reso consapevoli che lavorare da remoto era possibile, i lavoratori non hanno più intenzione di tornare alle vecchie abitudini svolgendo l’attività totalmente in presenza, ma desiderano poter trovare un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata anche attraverso la flessibilità dei luoghi e degli orari di lavoro. Rinunciare ai vantaggi del lavoro ibrido non è più pensabile per la metà di essi.
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Italiani e lavoro ibrido: un rapporto destinato a durare
“I dipendenti sono pronti per il lavoro ibrido, e tu?”: questo è il titolo dello studio Cisco che ha per obiettivo analizzare l’impatto che la nuova modalità di lavoro ibrido genera sullo stato emotivo, finanziario, mentale, fisico e sociale delle persone. Stando ai dati specifici sul nostro Paese pare evidente che qualcosa è destinato a cambiare: il 54% degli italiani è sicuro che la qualità della propria vita sia migliorata grazie al lavoro ibrido, e addirittura il 55% afferma di essere più produttivo. Non solo: il 71,8% pensa che il proprio lavoro possa essere svolto con successo sia da casa che in ufficio, anche se purtroppo solo 1 persona su 4 ritiene che la propria azienda sia organizzata per poter lavorare efficacemente in maniera ibrida.
I maggiori vantaggi del lavoro ibrido per i dipendenti
La ricerca ha rivelato cinque aree in cui i vantaggi che scaturiscono dall’adozione di una politica di lavoro ibrido diffusa sono particolarmente evidenti per i dipendenti.
Impatto sulla qualità del lavoro e sul benessere personale
Orari di lavoro più flessibili e tempi di pendolarismo ridotti o completamente eliminati sono le principali motivazioni cha hanno indotto il 73,1% degli intervistati italiani a ritenere che il lavoro ibrido e da remoto abbia migliorato la loro vita e che il tempo trascorso fuori dall’ufficio garantisca l’equilibrio tra lavoro e rapporti privati (71,6% italiani, 75% area EMEAR – Europa, Middle East, Africa e Russia). Il 55% degli italiani sostiene di aver risparmiato almeno quattro ore a settimana lavorando da casa, mentre il 19% otto o più ore, dedicando il tempo risparmiato nel traffico “alla famiglia, agli amici e agli animali domestici” (48% degli italiani, 39% EMEAR). Secondo il 66% ciò indica che il lavoro a distanza ha migliorato le relazioni familiari mentre il 43% riferisce di aver consolidato le relazioni con gli amici.
Risparmio economico
Per tutti gli intervistati il lavoro a distanza ha prodotto un risparmio significativo dal punto di vista economico. La percentuale è pressoché la stessa (66% Italia contro 69% EMEAR), con un risparmio medio di circa 125 euro a settimana, che equivale a 6.000 euro all’anno. Secondo il 90% degli intervistati (87% EMEAR) il risparmio maggiore si è visto sul carburante e/o sugli spostamenti, seguiti da una diminuzione delle spese per il cibo e l’intrattenimento (71%). Nove su 10 sono, inoltre, convinti di poter continuare a risparmiare anche nel lungo periodo, con il 59% (67% EMEAR) che ne terrebbe conto nel momento in cui dovesse cambiare lavoro.
Salute
Anche in quest’ambito si registra un sostanziale allineamento di dati tra Italia ed EMEAR. Il 55% degli italiani (59% EMEAR) sostiene di aver migliorato la propria forma fisica con il lavoro a distanza, mentre per il 65% (60% EMEAR) le abitudini alimentari hanno avuto un miglioramento in virtù del lavoro da remoto.
Potenziare la forza lavoro
Considerati gli evidenti benefici del lavoro ibrido, lo studio mostra che l’85% degli intervistati desidera quindi per il futuro una modalità di lavoro ibrido, un mix di lavoro a distanza e in ufficio. Il 10% delle persone vuole lavorare solo da remoto mentre solo il 5% vuole andare in ufficio a tempo pieno. Tuttavia c’è ancora strada da percorrere: secondo il 72% (70% EMEAR) degli intervistati la loro azienda deve cambiare mentalità per sostenere adeguatamente una forza lavoro ibrida, a partire da una maggiore flessibilità nella definizione degli orari di lavoro (51%) e una maggiore attenzione al benessere dei dipendenti e al bilanciamento tra lavoro e vita privata.
In questo contesto la tecnologia continuerà ad essere fondamentale per favorire una forza lavoro sempre più diversificata e distribuita. In Italia il 68 per cento dichiara che avere regolarmente problemi di connettività costituisce un forte limite al proprio lavoro a distanza, ed è la stessa percezione che si ha nell’area EMEAR anche se in percentuale decisamente inferiore, 57%. I dati tornano ad allinearsi quando si parla invece di infrastrutture di rete, essenziale per l’84 per cento degli intervistati se si vuole avere un’esperienza di lavoro da casa senza problemi, anche se solo il 59% riferisce di ricevere tale infrastruttura in dotazione dalla propria azienda
Cybersicurezza
Per il 78% degli intervistati la sicurezza informatica rappresenta un requisito fondamentale per lavorare in modalità ibrida, mentre il 65% (62% EMEAR) afferma che la propria azienda dispone attualmente delle funzionalità e dei protocolli necessari. Solo il 63% (57% EMEAR) ritiene invece che i dipendenti della loro azienda comprendano i rischi informatici legati al lavoro ibrido, e il 68% che i leader aziendali siano consapevoli dei pericoli.