Lo scorso 28 gennaio il Parlamento ha approvato il disegno di legge sul “lavoro agile”. «Rispetto alle bozze il testo approvato introduce un aspetto a nostro parere positivo e significativo: il riferimento esplicito alla possibilità di applicazione ai dipendenti delle Amministrazioni Pubbliche» hanno commentato in un articolo pubblicato sul sito Agenda Digitale, Mariano Corso e Fiorella Crespi, rispettivamente Responsabile Scientifico e Direttore dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.
«A dispetto della scarsissima diffusione attuale nel settore pubblico, dunque, lo Smart Working nella PA da oggi non solo è possibile, ma diventa un obiettivo da raggiungere. Niente più vincoli né alibi normativi, ma anzi da parte del legislatore una chiara volontà a spingere l’adozione di un’organizzazione del lavoro che coniughi anche nel pubblico impiego stabilità e tutela nei contratti, con una maggiore flessibilità e responsabilizzazione nella gestione rapporto di lavoro», dando continuità alle scelte fatte con il Jobs act che ha scommesso sulla possibilità di ampliare il contratto standard verso una gestione più modulabile.
Di fatto, l’obiettivo rimane comunque quello ribadito dal Consigliere Giuridico di Palazzo Chigi che ha predisposto il decreto, Maurizio Del Conte, ovvero creare le premesse per una organizzazione del lavoro più moderna che offre più libertà nella gestione dei tempi di vita e di lavoro. Inoltre è coerente con quanto indicato nell’articolo 14 della riforma “Madia” della Pubblica Amministrazione in cui, nel quadro della “promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche”, si chiede di adottare misure organizzative per “l’attuazione del telelavoro e per la sperimentazione … di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa che permettano, entro tre anni, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi di tali modalità, garantendo che i dipendenti che se ne avvalgono non subiscano penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera”.