Un’azienda su quattro ha un progetto di Smart Working a regime, esteso a tutti gli eleggibili in azienda, il 35% sta sperimentando un pilota e il 40% sta estendendo l’iniziativa a una più ampia fetta di popolazione. Si stima che in Italia ci siano 250 mila ‘smart worker’, ma la maggioranza utilizza una o due delle leve a disposizione per far funzionare al meglio il modello, non tutte quelle messe a disposizione dalle nuove tecnologie e, soprattutto, da un cambio di cultura che passi dal controllo dell’orario di lavoro alla prestazione svolta. Sulle difficoltà, ma anche sulle grandi opportunità che si aprono nelle organizzazioni, si sono confrontati alcuni tra i principali provider di servizi di tecnologia integrata, in occasione della presentazione dei risultati dell’Osservatorio Smart Working 2016 del Politecnico di Milano «(Smart) Work in progress!».
Andrea Carboni, Head of Country & Sales Director Italy di Arkadin, provider di servizi di collaborazione in Cloud, vede nella sinergia tra IT e HR l’equazione vincente per uno Smart Working efficace. «Finora sono prevalsi due approcci – ha spiegato il manager – quello tattico-reattivo all’offerta di tecnologie che si sono accavallate nel tempo, creando solo confusione nell’utente; o quello più strategico ma senza accompagnare l’uso delle tecnologie con un cambiamento organizzativo, aspettandosi invece un autoapprendimento automatico. Noi cerchiamo di risolvere proprio questi gap. Partire da un progetto pilota è fondamentale e la divisione HR potrebbe essere la prima a sperimentare e a fare training sullo strumento, per acquisire maggiore consapevolezza».
Filippo De Vita, Head of Digital Services Enterprise Corporate Marketing di Vodafone ha evidenziato come
nella sua realtà l’offerta di servizi di Smart Working al mercato sia passata attraverso l’esperienza interna, con una veloce e diffusa implementazione di tecnologie negli ultimi anni, con la prontezza a trasformare velocemente. Il risultato è un work-life balance superiore a quello di altre realtà aziendali, uno smart building a Corsico e l’estensione dello Smart Working alla metà dei dipendenti (3.500 su 7.000). «Siamo partiti nel 2011 su 200 dipendenti – racconta De Vita – negli anni sono cambiati alcuni parametri e siamo passati dall’esclusione del lunedì e del venerdì come giorni per lavorare in remoto, all’inclusione nel 2015 anche di queste due giornate critiche, perché se vogliamo cambiare davvero bisogna dare fiducia ai collaboratori. Purtroppo in Italia c’è ancora il pregiudizio che ce ne si possa approfittare, ma in questo modo noi per primi ostacoliamo la diffusione di una cultura smart».
Benjamin Jolivet, Country Manager Italia, Southern & Eastern Europe di Citrix ha invece portato l’attenzione sui temi della sicurezza: «Mettere tutto in sicurezza è la vera sfida per l’IT. Noi facciamo convergenza, distribuiamo dati ovunque per continuare l’esperienza dal pc allo smartphone al tablet in un continuum. Con il Cloud questo è possibile perchè centralizza e distribuisce: è importante avere infrastrutture con punti di sicurezza forti, ancora meglio se pochi».
E proprio in un’ottica di sicurezza, Wind Business ha messo a punto la soluzi
one “Work&Life”, che separa sullo stesso device i due ambienti, quello personale e quello lavorativo, assicurando il rispetto delle policy aziendali e la flessibilità di utilizzo per lo smart worker. Così Fabiano Pinto, Head of Business Market Development di Wind: «Per garantire la sicurezza dei dati aziendali sono necessarie policy stringenti che potrebbero però limitare per i dipendenti l’uso delle applicazioni personali preferite. Per questo, Wind Business ha creato un servizio ad hoc per le aziende che soddisfa il work&life balance».
Infine Enrico Miolo, Collaboration Sales Specialist & Smart Working iniziative leader di Cisco, ha mostrato un video su come le tecnologie semplifichino la vita in sala riunioni con la regia automatica (telecamera con riconoscimento vocale che si orienta in direzione di chi parla) e un facile collegamento, ad alta definizione, per chi è altrove. «Noi applichiamo anche all’interno lo smart working: abbiamo 20mila persone in telepresenza ad alta definizione. Uniamo la parte fisica a quella virtuale con una user experience sempre più facile, sicura e affidabile», racconta Miolo.