La pandemia ha rivoluzionato le dinamiche organizzative e operative del lavoro, tracciando la rotta dello Smart Working anche per i prossimi anni.
Stando alle stime governative, in Italia oltre un dipendente su quattro continuerà ad accedere alle funzioni aziendali in modalità ibrida, anche nella condizione di Next Normal. Secondo l’ultimo Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il lavoro da remoto rimane una pratica ricorrente anche al netto delle restrizioni anti-contagio (nel 2021, l’89% delle grandi aziende, il 35% delle Pmi e il 62% delle Pubbliche Amministrazioni erano intenzionate a mantenere o adottare le pratiche dello Smart Working al termine dell’emergenza).
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Pro e contro dello Smart Working per il benessere aziendale
I nuovi modelli di organizzazione lavorativa infatti stanno dimostrando la loro efficacia perché permettono di operare con maggiore flessibilità, contribuendo ad elevare il benessere e la produttività dei dipendenti. I sondaggi, infatti, rilevano che lo Smart Working ha permesso di migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata nella maggioranza delle organizzazioni, indipendentemente dalla natura (pubblica o privata) e dalla dimensione (piccola, media e grande). Avendo maggiore libertà nell’organizzare l’attività professionale, i dipendenti possono giostrare meglio gli impegni familiari.
Tuttavia, esiste il rovescio della medaglia: il lavoro a distanza, infatti, può avere impatti anche negativi sul wellbeing aziendale. Le indagini del Politecnico di Milano hanno evidenziato che tecnostress e overworking sono le tipiche ripercussioni del lavoro agile, con un’incidenza rispettivamente del 28% e 17% sul totale degli smart worker nel 2021. Inoltre, secondo le rilevazioni dell’Istat, il lavoro da remoto è accusato di generare isolamento (64% dei rispondenti) e danneggiare i rapporti con i colleghi (60%).
Come cogliere, quindi, le opportunità di benessere e produttività derivanti dalle nuove modalità lavorative, che tendono a coniugare presenza e distanza? Come uscire dalla fase emergenziale dello Smart Working e strutturare un’organizzazione del lavoro ibrida, quale strumento per traguardare ulteriori obiettivi di innovazione e modernizzazione?
Cinque buone pratiche di wellbeing per il lavoro ibrido
La felicità e la soddisfazione personali si traducono in maggiore engagement all’interno dell’azienda. Conseguentemente, un’organizzazione attenta al wellbeing e al coinvolgimento dei dipendenti, ottiene una crescita del rendimento a livello individuale e collettivo.
Come centrare l’obiettivo? 4wardPRO, consulente IT con esperienza trentennale, suggerisce un elenco di 5 mosse per rendere vincente il binomio benessere e produttività, evitando gli errori più comuni.
Il corretto disegno del modern workspace, ovvero un ambiente digitale collaborativo in grado di restituire un’esperienza unica e funzionale alle logiche lavorative ibride, è la base per concretizzare qualsiasi strategia di wellbeing aziendale.
1.Controllare in modo efficace i workload
La prima regola per dipendenti soddisfatti è evitare l’overworking: una persona che trascura riposo e vita privata per gestire una mole eccessiva di lavoro è certamente più incline a stress e malcontento. Ecco perché è importante ottimizzare la distribuzione dei carichi lavorativi all’interno dei team, con strumenti analitici che diano visibilità sui progressi delle attività assegnate e permettano la condivisione delle priorità strategiche.
2.Orientare la formazione dei team
Promuovere la crescita professionale, attraverso un arricchimento delle competenze, è la seconda mossa per una workforce ingaggiata e produttiva. Al contrario, senza gli stimoli della formazione e prospettive di carriera, un dipendente difficilmente svilupperà attaccamento all’azienda. Pertanto diventa fondamentale gestire i processi di cambiamento e affinare gli skill interni, attraverso piattaforme di e-learning, corsi in aula e certificazioni professionali.
3.Creare un knowledge base condiviso
La terza buona pratica riguarda la condivisione della conoscenza aziendale, che risulta essere un importantissimo acceleratore della produttività. Semplificando l’accesso alle informazioni di interesse, il lavoratore può aumentare il livello di competenza e mettersi in gioco su mansioni diverse, svolgendo più attività in autonomia. Si semplifica così l’onboarding di nuove risorse.
4.Ottenere KPI e dati strategici
Il quarto consiglio è attivare strumenti digitali che garantiscano la piena visibilità sui processi aziendali, così da estrapolare informazioni utili e indicatori di performance per valutare, orientare e affinare le attività. I software analitici e le soluzioni di intelligenza artificiale possono, infatti, evidenziare eventuali colli di bottiglia e suggerire azioni di miglioramento, nell’ottica di aumentare efficienza operativa, wellbeing e produttività.
5.Engagement sugli obiettivi
Come quinto suggerimento, le aziende dovrebbero impegnarsi nel promuovere la cultura aziendale verso le dinamiche dell’hybrid work, favorendo un approccio orientato agli obiettivi e ai risultati, anche attraverso comunicazioni personalizzate ai dipendenti. Cambiare l’approccio organizzativo al lavoro significa, infatti, instillare un salto di mentalità, coinvolgendo tutte le persone. Gli strumenti digitali possono favorire il processo di change management.
L’importanza di un partner per aumentare benessere e produttività
Promuovere il benessere aziendale nell’era dell’hybrid work è un percorso non banale, che presuppone conoscenze specifiche e un’esperienza pregressa maturata in contesti analoghi. Quindi, secondo 4wardPRO, un’ulteriore raccomandazione potrebbe essere la scelta di un partner in grado di guidare l’azienda verso l’evoluzione delle dinamiche lavorative, mettendo a disposizione competenze tecnologiche, di processo e di progetto.
4wardPRO, ad esempio, promuove l’adozione di piattaforme digitali con l’obiettivo di costruire un’esperienza utente omogenea indipendentemente dai dispositivi e dai luoghi di accesso, unificando i canali di comunicazione e garantendo l’interconnessione delle persone. La disponibilità di strumenti semplici e intuitivi, infatti, riduce i rischi di tecnostress e accelera l’operatività, con ricadute positive sul wellbeing e il rendimento dei dipendenti.
In particolare, il consulente IT realizza progetti di wellbeing aziendale attraverso l’implementazione della piattaforma modulare Microsoft Viva, che permette di soddisfare le 5 best practice suggerite sfruttando le tecnologie Microsoft 365 e Teams. Inoltre, segue l’azienda in tutto il percorso di adozione, compresa la fase di change management, con piani di up-skilling e formazione ad hoc.